Possibile che le grandi banche multinazionali mettano in difficoltà proprio quei governi che con i loro interventi le hanno salvate dal crack nell’inverno 2008-2009? Sì, nello stesso modo in cui il mostro di Frankenstein sfugge al suo creatore. Perché i capitali che le animano ormai non sono più, per la gran parte, occidentali.
Le grandi crisi hanno sempre alla radice qualche grande ingiustizia. La rapida globalizzazione che ha esteso la produzione industriale alla gran parte del pianeta, trasformando in operai centinaia di milioni di contadini, ha prodotto, grazie al basso costo di questa forza lavoro, un eccesso di profitti rispetto alle concrete occasioni di investimento produttivo. I capitali superflui si riversano nella finanza, nella ricerca ansiosa di profitti che però possono essere ricavati solo da scommesse sempre più ardite. Ora la scommessa più attraente è sulla debolezza dei bilanci pubblici.
Stefano Lepri, “La Stampa”, 8 agosto 2011