Deliveroo, società di food delivery, ha recentemente deciso di stipulare una nuova polizza assicurativa per i rider alle sue dipendenze. Il gigante londinese, che opera in 12 paesi, ha deciso di stipulare una nuova assicurazione gratuita per tutti i 35000 rider, compresi i 1300 in Italia, che lavorano per lui.
La polizza copre i ciclo-fattorini in caso di infortuni e di danni a terzi durante il lavoro e nell’ora successiva al log-off (il momento in cui il rider esce dall’applicazione e termina la sua attività), tutelando così anche il rientro a casa. Essa garantisce massimali più elevati e un rimborso per inattività temporanea causata da sinistro. Si riconosce al rider infortunato la copertura fino al 75% del mancato introito per un massimo di 30 giorni, vengono aumentati i massimali per le spese mediche. Coperti i danni a terzi fino a 5 milioni di euro, i danni permanenti e le spese dentistiche fino a 2000 euro.
È una prima apertura di Deliveroo, dopo la lunga ondata di lotte che i rider italiani e di altri paesi hanno dato vita da due anni a questa parte. È però un’apertura tutta da verificare nella sua attuazione concreta. I lavoratori di Deliveroo, giustamente, chiedono ora all’azienda un’informativa dettagliata su tale assicurazione, affinché ogni rider possa usufruirne nella piena conoscenza di ciò che gli spetta. Non si tratta comunque di un grosso sacrificio per un colosso che nell’ultimo anno ha totalizzato un miliardo di euro di ricavi e ha visto crescere il suo fatturato del 600%. Senza contare l’interesse di Deliveroo a mostrare ai consumatori un’immagine più sensibile ai problemi di sicurezza dei suoi lavoratori, tentando di cancellare quella di un’azienda che si è resa responsabile di un crescente peggioramento delle condizioni di lavoro, a partire dall’imposizione del cottimo.
È d’altra parte inoppugnabile il fatto che senza le lotte di questi lavoratori della gig economy, la cosiddetta “economia dei “lavoretti”, nulla si sarebbe mosso. Ed è altrettanto innegabile che essi dovranno lottare ancora a lungo per vedere migliorare le proprie condizioni lavorative. Salari risibili, precarietà, ritmi disumani sono tutti fattori che contribuiscono a rendere il loro lavoro insicuro anche sul piano dell’incolumità fisica. È di questi giorni la drammatica notizia dell’incidente avvenuto a Milano, che ha causato l’amputazione di una gamba ad un rider di Just Eat. La conseguente attenzione mediatica ha indotto la Cgil ad indire per il 25 maggio il suo primo sciopero di 24 ore dei ciclo-fattorini. L’iniziativa è stata criticata da Deliverance, l’organizzazione dei rider milanesi che si autodefinisce “sindacato sociale dei fattorini”, ritenendola un’azione tardiva e di marketing.
È indubbio che, finora, le proteste sono state sempre il frutto di spontanee mobilitazioni dei rider, spesso appoggiate da sindacati di base, ora con presidi e scioperi come quelli di Foodora, ora con manifestazioni che, a volte, hanno assunto forme inedite come la Deliverance Strike Mass di Milano, uno sciopero-manifestazione attuato dai rider di Deliveroo con una biciclettata per le vie del centro della città. Sono state lotte combattive, condotte in una situazione di ricatto permanente da parte di padroni arroganti e sordi alle richieste legittime dei lavoratori. In alcuni casi, però, si sono riposte troppe aspettative nella possibilità di risolvere i problemi lavorativi affidandosi alle sentenze della magistratura. I rider di Foodora, ad esempio, hanno accusato un brutto colpo a causa della sentenza del Tribunale di Torino, che non ha riconosciuto la loro prestazione lavorativa come rapporto di lavoro dipendente. I giudici, come tutti i rappresentanti della borghesia, si muovono ovviamente a seconda dei rapporti di forza del momento. Costoro sono disposti a fare alcune concessioni solo quando questi ultimi sono favorevoli ai lavoratori. La lotta, solo la lotta è la strada più agevole da percorrere per chi deve contare esclusivamente sulle proprie forze. Una lotta che deve vedere il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i lavoratori del food delivery, indipendentemente da chi la promuove. La cosa importante è che i rider la facciano propria assumendo il controllo delle rivendicazioni e delle forme della lotta stessa.
M.I.