Arroganza padronale al deposito locomotive di Pisa

Alla fine dello scorso ottobre, la multinazionale Dussmann si è aggiudicata, subentrando ad un’altra impresa, il lotto tirrenico degli appalti di pulizia dei treni in Toscana. In un accordo siglato con i sindacati, la Dussmann accettava di mantenere in forza tutti i lavoratori a condizione di utilizzare i contratti di solidarietà (cds) con una riduzione del 10,6% dell’orario di lavoro. Ma questo non era ancora abbastanza. Il 24 novembre l’azienda dichiarava che per le sue “necessità” il cds doveva prevedere una riduzione fino a punte del 36%. Come hanno scritto in un volantino i sindacati, “ancora una volta devono pagare i lavoratori e la collettività per aumentare i guadagni delle imprese”. Successivamente, la Dussmann ha inviato delle lettere individuali di trasferimento a una decina di lavoratori verso la sede di Firenze (distante 80 chilometri), per essere adibiti al servizio di “pulitori viaggianti”. Una richiesta irricevibile, dal momento che nell’accordo di fine ottobre si parlava di mantenimento di livelli occupazionali nel deposito di Pisa, senza parlare del disagio che rappresenta, per persone non più giovanissime, spostare la sede di lavoro a tanta distanza, con l’allungamento di fatto dell’orario di lavoro giornaliero. Per l’azienda, improvvisamente, ci sarebbe una eccedenza di personale a Pisa. Ma in base a cosa? In base alla differenza tra quanto pensava di guadagnare con l’appalto e gli introiti effettivi.

Alle lettere di trasferimento, che dovevano essere operative dal 6 marzo, i lavoratori hanno risposto con delle prime fermate spontanee. Ma il 5 marzo gli operai del deposito si sono visti arrivare un gruppo di lavoratori, anche loro dipendenti della Dussmann, ma distolti dal loro servizio, all’ospedale di Pontedera, e inviati a Pisa con l’”ordine” di sostituire tutti i lavoratori Dussmann del deposito. È evidente che i dirigenti della Dussmann hanno perso la testa. Non si può, infatti, inviare dei lavoratori in un impianto ferroviario senza un’adeguata e specifica formazione e senza gli indumenti di protezione previsti dalle leggi sugli infortuni sul lavoro. La misura a questo punto è colma. Gli operai dell’appalto ferroviario si riuniscono subito in assemblea, con la partecipazione e la solidarietà dei dipendenti Trenitalia. Inizia uno stato di agitazione che è ancora in corso.

In tutta questa vicenda Trenitalia ha fatto finta di non sapere e di non vedere. Voci di corridoio dicono che, attraverso le penali inflitte ad altre ditte assegnatarie di altri lotti di appalto in Toscana, voglia spianare la strada alla Dussmann. Ci sarebbe quindi una complicità tra l’impresa di servizi e la Direzione regionale di Trenitalia, o almeno con alcuni dirigenti. Naturalmente non c’è nessuna prova che questo sia vero, ma gli episodi di corruzione legati all’assegnazione degli appalti ferroviari non sarebbero certamente una novità.E certo, la Dussmann, per quanto si comporti con i propri dipendenti come il più pidocchioso dei padroni, ha i mezzi sufficienti per “ungere” adeguatamente tutte le ruote che vuole.

Vere o non vere che siano queste storie, l’importante è che i lavoratori degli appalti continuino a lottare per i propri diritti e che continuino nella strada dell’unità con i ferrovieri.

Corrispondenza ferrovieri Pisa