Algeria: niente pausa estiva per il movimento popolare

In Algeria, durante l'estate, il movimento popolare per "spazzare via il sistema" è continuato, tra l'altro con le manifestazioni del venerdì nelle principali città del paese. Il 30 agosto era il 28° venerdì consecutivo di manifestazione da quando il movimento è cominciato nel mese di febbraio.

I manifestanti continuano a rifiutare che l'elezione presidenziale sia organizzata dai pilastri del regime, come Abdelkader Bensalah, il presidente ad interim, e Noureddine Bedoui, il primo ministro. Ahmed Gaïd Salah, capo di stato maggiore dell'esercito e nuovo uomo forte del potere, è particolarmente criticato, così come Karim Younès, capo del gruppo di personalità formato da Bensalah per avviare un dialogo in vista della presidenziale: "Niente elezioni con la banda", "basta con i generali!”, "uno stato civile e non militare!”, "Gaïd Salah, leader della banda!"... sono gli slogan più frequenti.

All'inizio d'agosto, Gaïd Salah ha dichiarato che l'esercito, che a suo avviso aveva accompagnato il movimento popolare fin dall'inizio, aveva soddisfatto le sue richieste fondamentali. Secondo lui, rimarrebbe solo la fase dell'elezione presidenziale. La sua operazione mani pulite, supposta combattere la corruzione, ha portato alla prigione di El Harrach grandi padroni, alti funzionari, ex ministri ed ex primi ministri. Poi è toccato ai fratelli Benhamadi, padroni del gruppo Condor (agroalimentare, elettrodomestici, farmacia), scoprire il fascino di questa prigione, ormai soprannominata umoristicamente "il nuovo Club dei Pini", in riferimento al luogo situato ad ovest di Algeri dove vivono tutti gli alti esponenti del regime. Gaïd Salah li accusa di "finanziamento segreto dei partiti politici e della campagna elettorale per il 5° mandato di Bouteflika", come se si potesse dimenticare che lui stesso è stato un sostenitore di questa candidatura dell'ex presidente, che ha fatto scoppiare la rabbia ed è stata all'origine del movimento.

Col riaprire una serie di casi di corruzione che erano stati chiusi senza ulteriori azioni, come la costruzione dell'autostrada Est-Ovest, Gaïd Salah vuole fare un'impressione forte e spera di fare rifluire il movimento. Ma se questi arresti, soprattutto frutto della mobilitazione senza precedenti che ha scosso il paese per più di cinque mesi, hanno certamente soddisfatto parte dell'opinione pubblica, non sono riusciti a fermarla. Non possono fare dimenticare altri arresti, come quelli di decine di persone per il solo fatto di avere sventolato la bandiera berbera.

Il 5 agosto, il procuratore di Annaba ha chiesto la condanna a 10 anni di carcere di Nadir Fetissi, arrestato per questo motivo. L'emozione suscitata da questa accusa è stata tanto più intensa in quanto questo procuratore ha dichiarato in marzo di esigere "un'Algeria libera e democratica" e uno Stato di diritto! Il verdetto che pronuncia il rilascio di Nadir è stato vissuto come una vittoria.

Il potere non si è ancora liberato di questo movimento. I lavoratori e le classi popolari si trovano ancora di fronte le difficoltà quotidiane, la disoccupazione, i bassi salari e l'inflazione. In molte aziende devono lottare per imporre diritti fondamentali come il diritto di scegliere i propri delegati sindacali. Il governo ha messo in carcere alcuni padroni, ma vuole fare tutto il possibile per aiutare la classe padronale a superare la crisi economica che sta colpendo il paese, naturalmente facendola pagare ai lavoratori. Questa sfida, il potere non l'ha ancora vinta.

L W