Sembrerebbe una farsa, se per i lavoratori non fosse un dramma. Mentre perfino i sindacati confederali preferiscono affidarsi a un’istanza di risarcimento danni contro Aferpi-Cevital, piuttosto che mobilitare i lavoratori, la maggior parte di questi assiste attonita al progressivo sfascio dell’acciaieria che – secondo il suo acquirente Issad Rebrab – doveva diventare “il centro mondiale dell’acciaio di qualità”…
Finisce in una grottesca rassegna di accuse e controaccuse, con tanto di contenziosi legali, praticamente di tutti contro tutti. Nell’ordine: dell’Amministrazione straordinaria contro Aferpi-Cevital per inadempienza contrattuale; del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi contro il Segretario PD Matteo Renzi, per avere quest’ultimo affermato che era stato Rossi a volere Rebrab alla guida dell’Acciaieria; dei Sindacati Confederali contro Aferpi per il recupero delle somme dei contratti integrativi, a cui i lavoratori avevano rinunciato con la promessa di un progetto industriale che avrebbe rilanciato la fabbrica.
Sullo sfondo, altri pescecani che si muovono intorno alla preda ormai fragile, in attesa di ottimizzare i profitti con un acquisto a prezzi di sbaracco. Tra di loro il colosso indiano dell’acciaio Jindal, che già tre anni fa – sembra passato un secolo – aveva presentato la sua offerta. Ma oggi, a quanto pare, Rebrab vorrebbe quasi il doppio della cifra con la quale, nel dicembre del 2014, aveva vinto la gara per l’acquisto del gruppo siderurgico di Piombino. E che diamine: dopo tre anni di promesse (produrre almeno 2 milioni di tonnellate di acciaio, fare del porto una piattaforma logistica per tutto il Mediterraneo, mettere su dal nulla un complesso agroalimentare), non intende certo andarsene con le buone e un bel niente in mano. Di fronte al possibile pignoramento dei conti bancari, ha già pronta l’arma di riserva: blocco dei pagamenti di stipendi e fornitori.
Governo, Regione, Comune, che a Rebrab avevano costruito i classici ponti d’oro, oggi fanno a gara a rimpallarsi lo sgradevole onere del danno. Tutti si scappellavano davanti all’imprenditore algerino, oggi non sanno più su chi addossare la responsabilità. Matteo Renzi, accolto alla fermata del suo treno elettorale alla stazione di Donoratico da un gruppo di operai Aferpi che intonavano “Buffone, buffone”, non ha trovato niente di meglio che scaricare l’onere sul governatore Rossi – ormai transfuga dal suo partito - e giacchè c’era sul segretario FIOM Maurizio Landini, accusati entrambi di aver scelto Rebrab a guida dell’acciaieria. E dire che all’epoca salutò la vendita a Rebrab come un accordo strategico e un grande successo del suo governo … Rossi, dal canto suo, che si era fatto più volte garante di Rebrab, anche quando era ormai evidente quanto fosse inaffidabile, dopo una precipitosa retromarcia ha querelato Renzi, affermando di non aver mai scelto nessuno, Rebrab risultando infatti vincitore di una regolare procedura di gara. Sia come sia, pagano i lavoratori: costretti a firmare un accordo al ribasso, ormai alla scadenza degli ammortizzatori sociali, senza prospettive per il futuro; e con i sindacati che non trovano niente di più efficace da fare che…intentare una causa al padrone.
Nel frattempo, la guardia costiera di Livorno ha sequestrato prima di Natale ben 400.000 metri cubi di rifiuti speciali, stoccati in aree di proprietà di Aferpi e di due ditte collegate, nell’ambito di un’operazione contro il traffico e la gestione illecita di rifiuti tossici: tra i rifiuti sequestrati “scaglie di laminazione ed altri scarti di acciaieria mescolati insieme ad altri prodotti contaminanti (…) nonchè altri materiali che riportavano la dicitura “da classificare”” (La Repubblica Firenze, 20.12.17).
L’orgia delle privatizzazioni, cominciate nei primi anni ’90, precedute da una martellante campagna mediatica sull’efficienza del privato e sull’incapacità della gestione pubblica, si sono risolte come era prevedibile: il disfacimento del patrimonio pubblico e l’affermazione degli interessi privati, sulle spalle dei lavoratori e della salute dei territori.
Corrispondenza Piombino