Dopo la strage di cinque operai nel cantiere di costruzione del supermercato Esselunga di Firenze, la sequenza delle morti sul lavoro non ha avuto interruzione. Suonano perfino stucchevoli i continui richiami, dal presidente della Repubblica in giù, al valore della vita umana e all'intollerabilità di perderla sul posto di lavoro
Attività Edilizie Pavesi (Aep), la società appaltatrice dei lavori di costruzione del supermercato di via Mariti a Firenze era recidiva. Poche notizie di stampa hanno rilevato che l'impresa di costruzione non era nuova a incidenti gravi nei propri cantieri, come quello avvenuto durante la costruzione di un altro supermercato, sempre della stessa catena, a Genova il 10 febbraio 2023. In quell'occasione tre operai erano rimasti feriti per il cedimento di una rampa del parcheggio che sarebbe servito per un nuovo negozio Esselunga, e anche per un profano sembra un incidente sorprendentemente simile a quello avvenuto a Firenze. Secondo una nota dell'ANSA, la Aep si dice "sopraffatta dallo stupore e dal cordoglio"...Lo stupore, alla luce dei fatti, sembrerebbe quanto meno poco credibile. Ci pare difficile infatti che ogni impresa non sappia come il lavoro è organizzato, chi sta sui cantieri, come ci sta, quali qualifiche sono richieste e quali invece sono in possesso di ogni lavoratore, che strumenti si usano e come. Ancora più che incompetenza e incuria, per le quali ovviamente dovranno pronunciarsi le perizie tecniche, sono il massimo ribasso, gli appalti, i sub appalti e i sub sub appalti, il lavoro precario e l'assenza di controlli, la fretta e l'obbligo di contrarre i tempi, le cause prime degli incidenti. Naturalmente sono anche le esigenze che più premono all'impresa, per cui la sicurezza è una necessità molto più che secondaria: certo, meglio sarebbe filasse tutto liscio, non foss'altro per evitare le grane collegate agli infortuni, i rallentamenti ai cantieri, le indagini, le scocciature che intralciano i profitti. Ma le vere priorità sono altre.
Tanto è vero che il rapporto INAIL uscito a febbraio, a ridosso dell'incidente mortale plurimo di Firenze (così vengono definiti tecnicamente), descrive una situazione molto lontana dai proclami provenienti da ogni direzione, che siano associazioni datoriali, cariche politiche o sindacati: "Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail nel primo mese del 2024 sono state 42.166 (+6,8% rispetto al gennaio 2023) [...] Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel mese di gennaio 2024 sono state 45, due in più di quelle registrate nel primo mese del 2023[...] Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo mese del 2024 sono state 6.218, in aumento di 1.462 casi rispetto allo stesso mese del 2023 (+30,7%). [...] L’incremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani, passate da 4.350 a 5.662 (+30,2%), sia quelle dei comunitari, da 115 a 180 (+56,5%), e degli extracomunitari, da 291 a 376 (+29,2%)" (Il Sole 24 Ore, 29.2.24). Basta considerare un giorno a caso, per avere la conferma. 22 marzo: un geometra di 51 anni morto schiacciato dalla caduta di 3 quintali di travi in legno dal cassone di un camion; un operaio di 45 anni morto cadendo da un'altezza di 3 metri (a quanto pare non era imbracato e non aveva casco di sicurezza); tre operai caduti da una piattaforma elevatrice alta 6 metri, 2 molto gravi.
A fronte di tutto questo, è perfino indecente sentire la totalità delle sigle sindacali proclamare: "ORA BASTA MORTI SUL LAVORO"! Perché ora? Prima no? C'è stato un tempo in cui si poteva tollerare? E se no, cosa fare in concreto? La risposta del sindacato è un'assemblea proprio il 22 marzo a Firenze di 1500 delegati e rappresentanti per la sicurezza di Cgil e Uil, durante la quale sono state proclamate per l'11 aprile 4 ore di sciopero - 8 per il settore edilizia - per la salute e sicurezza sul lavoro, e il 20 aprile una manifestazione nazionale a Roma sul diritto alla salute, la sicurezza sul lavoro, la riforma fiscale e i salari. Come al solito si mette tutto in un grande generico calderone, mancano richieste precise e un percorso serio che dia continuità alla protesta. Verrebbe da dire: ora basta dire solo basta...
E da parte governativa? Il Governo assicura che coordinerà le attività ispettive (il che non lascerebbe proprio ben sperare) e incrementerà le sanzioni, dove in caso di utilizzo illecito di lavoratori si avrà sanzione penale, anziché amministrativa. Sempre che gli abusi vengano alla luce: le ispezioni non impensieriscono di certo le imprese, dato che in Italia avvengono in media ogni 14 anni. Ma c'è la proposta di una patente a punti: manco a farlo apposta è una vecchia proposta della Cisl. Dal 1 ottobre 2024 ogni impresa verrà dotata di 30 crediti; chi ne avrà meno di 15 non potrà lavorare, ma se lo farà rischia solo una sanzione amministrativa. Oltre alle sanzioni minori da 5, 7 punti, spicca la perdita di 15 crediti per inabilità permanente al lavoro di un dipendente, e di 20 per infortunio mortale in azienda. Ma, come avviene con le tante condanne lievi, quando non del tutto assenti, alle imprese dove - anche per dolo - muore o resta disabile un lavoratore, a tutto c'è un rimedio: basta un corso di aggiornamento ed ecco recuperati 5 punti. E il giro ricomincia.
Aemme