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Periodico comunista

Nella repubblica dei Berlusconi comanda la ricchezza

Tutto o quasi il mondo politico, insieme a quello giornalistico, hanno dato prova di un servilismo sconcertante in occasione della morte di Silvio Berlusconi.

Berlusconi era un delinquente? Facciamo rispondere ai fatti. Beneficiò di cinque tra amnistie e prescrizioni per reati accertati. Fu condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale. Alcuni suoi collaboratori e fiduciari sono stati condannati per fatti di mafia riconducibili a incarichi che partivano da lui. La sua passione per le minorenni lo portò a situazioni inverosimili come quella dei rapporti con Ruby, giovane di origine marocchina con la quale intratteneva rapporti e della quale raccontò che pensava seriamente fosse la figlia del capo di Stato egiziano Mubarak (e tutti i suoi cagnetti scodinzolanti avallarono questa versione oltraggiosa). Aveva il coraggio di fare battute di spirito, in pubblico, sul nazismo e sullo sterminio degli ebrei. Risulta tuttora indagato per fatti di mafia.

Per la morte di questo personaggio, i politici di destra e di sinistra, con l’aggiunta del Presidente della repubblica Mattarella, e le grandi firme del giornalismo, hanno sentito il dovere di esprimere il loro cordoglio e il loro apprezzamento per questo “grande innovatore della politica italiana”. È stato proclamato il lutto nazionale e ci saranno i funerali di Stato. I funerali di Stato per un pregiudicato!

Non si erano tutti spesi, nei mesi scorsi per portare, fin nelle nelle scuole elementari, la “cultura della legalità”?

Perché allora avviene tutto questo? La risposta, o meglio, le risposte sono molte e richiedono un esame storico del ruolo di Berlusconi come politico, a partire dal 1994. Ma c’è una risposta, la più importante, che ne contiene tante altre: quattrini. Una marea di quattrini. Berlusconi era uno degli uomini più ricchi d’Italia. Le stime pubblicate in questi giorni gli attribuiscono un patrimonio accertato di 3,6 miliardi di euro. A questo vanno aggiunte una serie di proprietà, come la famosa Villa Certosa in Costa Smeralda, intestate a varie società, da Fininvest a Mediaset a Banca Mediolanum.

La Repubblica italiana, che ora si toglie il cappello di fronte alle spoglie mortali di questo riccone, di questo grande capitalista, si rivela per quello che è. Talvolta si verificano fatti che abbreviano i tempi di comprensione di concetti difficili da spiegare o da argomentare in modo convincente. La morte di Berlusconi, con tutto quello che ne sta seguendo, è uno di questi.

Per noi marxisti, far capire che lo Stato, anche quello democratico-parlamentare è in realtà una dittatura della grande borghesia capitalistica è sempre difficile, ma in questi giorni le istituzioni dello Stato, cominciando da chi le presiede, ce ne stanno dando la più chiara dimostrazione.

Lenin scriveva: “L’onnipotenza della ricchezza è tanto più sicura sotto una repubblica democratica in quanto essa non dipende da particolari difetti del meccanismo politico, da un cattivo involucro politico del capitalismo. La repubblica democratica è l’involucro migliore del capitalismo e per questo il capitale, essendosi impadronito di questo involucro migliore, fonda il suo potere in modo così affidabile, in modo così sicuro, che nessun cambiamento né di persone, né di istituzioni, né di partiti, nella repubblica democratico-borghese, indebolisce questo potere”.

I piagnistei, e la “sincera commozione” di questi giorni renderanno più facile a tutti comprendere questi concetti, espressi più di cento anni fa nelle pagine di “Stato e rivoluzione”.

13 giugno 2023

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