Gli schermi televisivi mandano in onda di continuo immagini di città distrutte, di bombardamenti, di missili. Ucraina, Gaza, Iran… la scia di morti e distruzioni continua.
La guerra è rientrata ufficialmente a fare parte della politica. Anche da questa parte del mondo, anche in Italia, dove a ogni ricorrenza nazionale si ricordava, citando la costituzione, che “l’Italia ripudia la guerra”.
Ma ripudiare la guerra quando la guerra non è alle porte è fin troppo facile. Ora, invece, le voci del governo e quelle di quasi tutta l’opposizione ci spiegano che bisogna prepararsi a difendere ciò che abbiamo: la nostra libertà, i nostri valori, il nostro stile di vita.
Nessuno sa di preciso, in realtà, da chi dovremmo difenderci. Quello che dall’inizio della guerra con l’Ucraina era diventato il nemico numero uno, Putin, ora è in buoni rapporti col presidente della più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti sono, per tutti i partiti rappresentati in parlamento il “faro” della democrazia per tutto il mondo.
Con Trump, abbiamo scoperto che questo baluardo dei “nostri valori” ha iniziato a bombardare un paese col quale stava portando avanti un negoziato, affiancando il suo fedele alleato in Medio Oriente, Israele, che da più di un anno massacra allegramente decine di migliaia di civili palestinesi.
Ma Trump non si limita a questo: vuole essere ripagato dall’Ucraina per gli aiuti militari che la precedente amministrazione le ha fornito e vuole impadronirsi, in un modo o nell’altro, della Groenlandia, senza dimenticarsi che considera il Canada la futura cinquantunesima stella della bandiera americana. È l’imperialismo che si mostra senza veli.
Tutto il tranquillizzante orizzonte entro il quale i paesi europei erano abituati a muoversi si è dissolto. Ora i capi di governo in Francia, in Germania, in Italia e anche in Gran Bretagna, annaspano alla ricerca di una sicurezza che è sparita e di una stabilità economica che la politica protezionista americana ha sbriciolato.
Intanto le spese militari continuano ad aumentare e nel 2024 hanno raggiunto, a livello internazionale, 2718 miliardi di dollari.
Per quanto siano state enfatizzate iniziative come quella del riarmo europeo, patrocinato dalla Von der Leyen, per i popoli d’Europa non c’è nemmeno la certezza che le guerre resteranno fuori dai confini del loro continente. L’accelerazione del riarmo tedesco ha sollevato timori in tutti gli altri paesi, mentre alcuni governi europei si dichiarano apertamente ostili alle sanzioni economiche contro la Russia e mantengono i loro rapporti economici con Mosca.
Il genocidio dei palestinesi e il disprezzo di tutti i capisaldi del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti, di Israele e della Russia, ci mostrano chiaramente che la divisione manichea di un mondo in cui si contrappongono Stati democratici a Stati autocratici, secondo quanto era stato raccontato dalla diplomazia americana ai tempi di Biden e prontamente spappagallato dagli alleati europei, è una favoletta per bambini.
Tutti i governi stanno incrementando i propri arsenali perché tutte le classi dirigenti, tutte le congreghe di miliardari che detengono il potere in ogni singolo paese temono di perdere i propri profitti e, contemporaneamente, non vogliono lasciarsi sfuggire l’occasione di accumularne altri, magari sulle macerie di città distrutte e sui cadaveri delle vittime delle guerre.
Tutte le classi dirigenti hanno bisogno dei “propri” popoli per combattere le guerre e, per questo, devono iniettare nella società massicce dosi di patriottismo.
Sottrarsi all’influenza dei gruppi dirigenti e della loro retorica nazionalista diventa un compito vitale per i lavoratori e per i giovani che non dovranno, ancora una volta, essere spinti verso nuovi macelli. L’internazionalismo è all’ordine del giorno.
24 giugno 2025
Leggi anche:
“l’Internazionale” n°201 – Giugno 2025
Il capitalismo dei salari da fame – Che cosa vuole l’imperialismo americano – Assolti i mandanti – Una rivolta piccola piccola – Contratto dei ferrovieri – Le “radiose giornate” dell’imperialismo italiano – Le idee rancide dei bottegai vaticani – La vertenza Beko – Haiti, la popolazione contro la legge delle gang – Stati Uniti, Trump contro i lavoratori – Gaza: silenzio, si stermina un popolo – Romania: tra due demagoghi
Lotta di classe n°46 – Giugno 2025
Guerra commerciale, economia di guerra, un inasprimento delle rivalità imperialiste
Da Stalin a Putin, una complicità di lunga data con l’imperialismo
Stati Uniti: la situazione politica dopo il ritorno di Trump al potere
Stati Uniti: piano navale e preparativi di guerra
La Cina nella nuova divisione dell’Africa
e gli opuscoli:
Nuovi…
La corsa agli armamenti in Europa e in Italia
Dopo la Brexit, dove va la Gran Bretagna?
Il movimento operaio di fronte alle due guerre mondiali
Il fascismo dalle origini fino all’instaurazione del regime, il braccio armato della borghesia contro la classe operaia
Israeliani e palestinesi nella trappola sanguinosa creata dall’imperialismo
…e altri
Ucraina: un campo di battaglia tra imperialismo e Russia
Lev Trotsky: la questione ucraina
Settembre 1920, l’Occupazione delle fabbriche
150 anni fa la Comune di Parigi
Iran: una dittatura oscurantista, parte dell’ordine imperialista