È possibile un’altra politica!

I tira e molla di questi giorni in Parlamento e nelle commissioni parlamentari non hanno cambiato la sostanza della manovra economica. Si tratta di una stangata durissima. Le sue conseguenze sociali possono solo essere immaginate, ma diverranno tanto più insostenibili quanto più la crisi si aggraverà. A pagare saranno, tanto per cambiare, i lavoratori e i ceti più poveri in generale.

Il governo Monti si conferma come il governo del grande capitale.

Sul fatto che i prossimi mesi segneranno un peggioramento di tutti gli indicatori economici sono ormai tutti d’accordo. L’ultimo bollettino della Confindustria, ad esempio, prevede un 2012 in piena recessione. Il che significa più licenziamenti e, nel complesso, una perdita di 220 mila posti di lavoro. Aggiunti a quelli persi dal 2008 fanno 800 mila!

La televisione ci ha mostrato le sceneggiate della Lega alla Camera e al Senato. Bossi, Maroni e i loro scagnozzi, dismesso l’abito dei governanti da qualche settimana, credono di recuperare credibilità fingendosi sulle barricate. La cosa triste è che hanno ottenuto di apparire l’unica forza politica che si oppone al governo Monti e, in particolare, che si oppone all’attacco al sistema pensionistico.

Il precipitare della situazione economica porterà con sé, inevitabilmente, nuove tensioni sociali. Il pericolo più grande è che queste tensioni vengano cavalcate da forze organizzate o da correnti ideologiche reazionarie. Non si tratta solo della Lega. L’assalto al campo Rom di Torino, dopo la notizia, rivelatasi falsa dello stupro di una sedicenne, il più recente episodio di Firenze, con due immigrati senegalesi uccisi e tre feriti per mano di un folle nutritosi di cultura nazista, sono segnali d’allarme da prendere sul serio. Non si tratta di una qualche orchestrata cospirazione. Si tratta della chiara indicazione delle vie su cui potrebbe essere indirizzato domani il malessere sociale.

Mettere insieme rivendicazioni sociali con miti nazionalisti e razzisti non è una ricetta nuova. Non scordiamoci che il partito di Hitler si chiamava partito nazionale socialista dei lavoratori tedeschi. Non scordiamoci che divenne non solo il peggiore persecutore degli ebrei e delle altre minoranze etniche, ma anche il peggior nemico dei lavoratori tedeschi e il più feroce esecutore degli interessi dei grandi industriali e dei grandi finanzieri.

L’urgenza, la complessità, le difficoltà del momento, richiedono il formarsi e l’affermarsi di una forza politica che rappresenti gli interessi dei lavoratori di tutte le nazionalità, basandosi sulla consapevolezza che è lo stesso nemico, il capitalismo, che ha prodotto centinaia di migliaia di disoccupati in Italia e decine e decine di milioni nel mondo. Solo una forza del genere potrà sostenere una politica alternativa a quella dei grandi gruppi capitalistici e del loro governo.

18 dicembre 2011