Da "Class struggle" n°114 – Inverno 2023
Questo articolo, datato 28 gennaio, è stato pubblicato sulla rivista Class Struggle (n° 114 - inverno 2022-2023), edita dal gruppo trotskista americano The Spark. Le note sono a cura dei redattori di Class Struggle.
L'anno scorso, in vista delle elezioni di metà mandato, i sondaggi davano Biden tanto impopolare quanto Trump. Mentre le condizioni di vita peggioravano a causa dell'inflazione e di altri problemi economici, sembrava che il Partito Democratico, che deteneva tutte le leve del potere federale, avrebbe pagato un caro prezzo nelle urne.
I democratici hanno, però, evitato lo schiaffo elettorale previsto dai commentatori. Non solo hanno mantenuto il controllo del Senato, ma hanno guadagnato due seggi. Per quanto riguarda la Camera dei Rappresentanti, si è trattato di una sconfitta di poco conto, con una perdita di soli cinque seggi su 435. Inoltre, hanno vinto diverse elezioni cruciali per i governatori. Probabilmente hanno beneficiato della recente decisione della Corte Suprema di rovesciare la sentenza Roe v. Wade e quindi il diritto all'aborto. Inoltre i Repubblicani sono certamente stati ostacolati in alcuni Stati chiave, da candidati fuori controllo per il Senato e i posti di governatori.
Nel complesso, l'affluenza alle urne ha sfiorato il 48%, la seconda più alta in un'elezione di metà mandato da quasi un secolo, dopo quella del 2018. Allo stesso tempo, nelle principali città considerate roccaforti democratiche, l'affluenza è diminuita drasticamente. A Chicago, dove nel 2018 aveva raggiunto il 60,7% degli elettori registrati, è scesa al 46,1%. La stessa tendenza è stata riscontrata a Cleveland, dove è scesa dal 54,5% al 46,1%; a Philadelphia, dal 52% al 47%; nella contea di Los Angeles, dal 57% al 43,9%; e a New York e Detroit, dal 41% al 33% in entrambe le città.
Sebbene i repubblicani abbiano ottenuto una maggioranza risicata alla Camera dei Rappresentanti, il loro vantaggio sui democratici è stato di 3,5 milioni di voti, un'inversione della tradizionale distribuzione dei rispettivi elettorati. Inoltre, i guadagni repubblicani sono stati distribuiti in modo più o meno uniforme nei diversi distretti. Nei distretti già vinti dai repubblicani, questi ultimi hanno visto aumentare il loro punteggio, mentre in quelli considerati roccaforti dei democratici, questi ultimi hanno perso voti. Mentre i titoli dei giornali si sono concentrati sui buoni risultati dei democratici, gli analisti di entrambi i partiti si sono affrettati a sottolineare che le elezioni del 2022 hanno segnato un altro forte spostamento a destra.
Detto questo, parlare di "sinistra" e "destra" in relazione ai democratici e ai repubblicani non è appropriato. Questi due grandi partiti sono stati gli unici ad alternarsi al potere per gestire l'apparato statale della borghesia negli ultimi 166 anni, nell’ambito di un sistema elettorale statunitense che favorisce il bipartitismo. I termini "sinistra" e "destra" sono diventati etichette utilizzate per distinguere i discorsi e gli elettorati dei due partiti borghesi. Così, per gran parte del XX secolo, i lavoratori erano dalla parte dei democratici e gli strati più ricchi da quella dei repubblicani. Tuttavia, il sostegno della classe operaia ai democratici è in calo da anni e, con l'avvicinarsi delle elezioni, questa tendenza è stata confermata: il voto della classe operaia per i democratici è sceso di quasi il 15% nel 2022.
Lo spostamento dei lavoratori bianchi verso il campo repubblicano non è una novità. Risale almeno all’elezione di Reagan del 1980, se non oltre. Ma nel 2022 il divario a favore dei repubblicani era di 33 punti, 8 punti in più rispetto al 2020.
Il declino dei democratici nell'elettorato nero, latino e asiatico è stato molto più contenuto, ma per molti versi ancora più significativo. La stragrande maggioranza di questi elettori è costituita dalla classe operaia e ha rappresentato a lungo una base su cui i democratici facevano affidamento. Nel 2022, l'80% dell'elettorato nero ha votato democratico. - un numero ancora significativo - ma questo rappresenta un calo di sette punti rispetto alle ultime elezioni di metà mandato ed è nella continuità dell’erosione seguita al periodo 2008-2016, quando tra il 90 e il 97% dei neri votava democratico. Per quanto riguarda il voto degli ispanici, circa il 60% è andato ai democratici, con un calo di 10 punti in quattro anni. Infine, il 64% degli elettori asiatici ha votato democratico, con un calo di 7 punti. Sebbene queste classificazioni etniche ignorino la classe sociale, lo schema che emerge è coerente con i risultati dei distretti operai con importanti comunità nere, latine o asiatiche.
Quest'anno molti responsabili e analisti democratici hanno discusso apertamente sulla questione. Scriveva uno di loro in un articolo apparso su Politico il 26 ottobre,: "Se i democratici non riescono a vincere in Nevada, possiamo lamentarci dei lavoratori bianchi quanto vogliamo, ma la realtà è che abbiamo un problema fondamentale con l'intera classe operaia. La dobbiamo riconquistare, qualunque sia la razza". Nello Stato del Nevada, i lavoratori neri e latini costituiscono quasi la maggioranza dell'elettorato. La sconfitta avvenuta l'8 novembre del governatore in carica Steve Sisolak,, illustra perfettamente questa analisi.
Nella contea di Macomb, in Michigan, una volta roccaforte del sindacato dell'auto UAW e del Partito Democratico, i funzionari democratici locali non si sono limitati ad accennare al problema: hanno accusato i comitati elettorali del loro partito di aver tagliato fondi e risorse ai quartieri popolari come il loro. In Michigan ma anche in tre Stati quali l’Ohio, la Florida e il Texas, si è registrato un calo significativo del voto democratico nei quartieri operaia latinos. I democratici di Macomb hanno criticato la direzione nazionale per aver speso tempo e denaro nei sobborghi ricchi e piccolo-borghesi, che sono diventati il nuovo obiettivo elettorale del partito, voltando le spalle alla loro base tradizionale, i quartieri operai.
I democratici: un partito "progressista" che a lungo ha voluto rastrellare voti
Agli albori, il Partito Democratico era il partito degli schiavisti e, in una certa misura, è rimasto segnato da queste radici fino al XX secolo. A partire dagli anni '30, però, ha iniziato a ricostituirsi come partito favorevole alle riforme, incorporando vari movimenti sociali e rispondendo ad alcune delle loro richieste, pur integrandole nell’ambito dello Stato borghese. Fin dai primi giorni, il sindacato CIO fu posto sotto l'egida del Partito Democratico, così come i movimenti dei mezzadri del Sud e di alcuni contadini poveri del Nord. Durante la Seconda guerra mondiale, a questi movimenti si unì una popolazione nera che lottava non solo per i diritti civili, ma anche per l'accesso al lavoro e a un alloggio migliore. Questo movimento della popolazione nera per i diritti politici e sociali che la società borghese aveva a lungo negato loro, innescò altri movimenti simili tra le varie nazionalità oppresse che costituivano il mosaico della classe operaia degli Stati Uniti.
Il Partito Democratico si è preso il merito delle riforme e dei progressi che questi movimenti hanno strappato alla borghesia durante il lungo periodo in cui l'egemonia dell'imperialismo statunitense, generando un surplus di ricchezza, ha reso possibile questa redistribuzione. Qualunque fossero stati gli antagonismi e le tensioni - e ce n'erano molti - tra i diversi gruppi che componevano il mondo del lavoro, la loro unione nel Partito Democratico sembrava offrire un percorso in cui tutti potessero continuare la lotta per il "progresso". Dal 1932 al 1980, il Partito Democratico ha dominato la scena politica, mentre i repubblicani hanno giocato un ruolo significativo solo durante il periodo intermedio del maccartismo e della caccia alle streghe contro i comunisti, nei primi anni Cinquanta.
Con l'inizio della crisi economica nel 1971 e il suo peggioramento alla fine degli anni Settanta, la situazione dei lavoratori iniziò a deteriorarsi. Per lo Stato borghese non era più tempo di distribuire briciole per mantenere la pace sociale. Colpita dalla crisi, la classe capitalista si aspettava innanzitutto che lo Stato l'a aiutasse a mantenere i suoi profitti, e questo significava abbassare il tenore di vita dei lavoratori. Ciò significava smantellare i programmi sociali e i servizi pubblici creati durante la lunga espansione postbellica. Il Partito Democratico, in quanto fedele servitore della borghesia, fu in prima linea in questi attacchi. Uno dei primi grandi attacchi seguì la bancarotta della città di New York nel 1975, che colpì duramente i dipendenti, i programmi sociali e i servizi comunali. Questo attacco fu programmato da due successivi sindaci democratici. Nel 1978-79 e di nuovo negli anni '80, i lavoratori dell'auto furono messi sotto pressione affinché accettassero una serie di concessioni al momento del rinnovo dei contratti. Inizialmente presentate come temporanee, queste concessioni furono poi rese permanenti e rapidamente estese al resto della classe operaia. Anche in questo caso, l'attacco fu condotto dai politici democratici, che giustificavano i nuovi contratti in nome della salvaguardia dei posti di lavoro nell'industria automobilistica. Per scoraggiare i lavoratori dal far valere le loro richieste salariali tramite lo sciopero, i due principali partiti borghesi si alternarono. Nel 1981, i democratici lasciarono il posto ai repubblicani e Ronald Reagan usò tutto il peso dello Stato per interrompere lo sciopero dei controllori aerei. I responsabili del Partito Democratico e dei sindacati sostengono che Reagan fu all’origine del costante declino che si è prolungato fino ad oggi. In realtà, la porta era stata aperta già nel 1978, quando il presidente democratico Jimmy Carter cercò di usare la legge antisindacale Taft-Hartley dell'era McCarthy per interrompere uno sciopero nelle miniere di carbone durato 110 giorni. Il rigetto dei lavoratori nei confronti di Carter, dopo quello che appariva come un tradimento, fu un fattore determinante per la strepitosa vittoria di Reagan nel 1980.
Tra lavoratori e borghesia, un divario che sta diventando un abisso
La crisi in cui l'economia statunitense è immersa da mezzo secolo ha portato a un crollo del tenore di vita della classe operaia. Nel 2022, il salario minimo federale era di 7,25 dollari l'ora. Se avesse tenuto il passo con l'inflazione ufficiale dopo il picco raggiunto dal suo valore reale nel 1968, avrebbe dovuto essere di 12 dollari. E se avesse tenuto il passo con la crescita della produttività dal 1968, come tra il 1938 e il 1968, nel 2022 sarebbe stato di quasi 26 dollari.
L'evoluzione del salario minimo illustra il divario che si è creato tra la classe operaia e i ceti agiati nell'ultimo mezzo secolo. Quasi tutti i guadagni della crescita economica dall'inizio della crisi sono stati assorbiti dal plusvalore e dalla miriade di modi in cui questo plusvalore viene distribuito tra le classi ricche di questa società.
Questa evoluzione è andata avanti fino alle elezioni del 2022. Nel 2021, l'ultimo anno per cui ci sono dati disponibili, il margine di profitto netto delle imprese è stato del 9,5%, il valore più alto mai registrato. Nello stesso anno, la media netta delle retribuzioni degli amministratori delegati delle 350 maggiori aziende era 399 volte superiore a quella dei dipendenti. Nel 1965 era "solo" 20 volte superiore. La condizione dei lavoratori si sta deteriorando non solo rispetto a quella delle classi più abbienti, la cui situazione è in netto miglioramento, ma anche in termini assoluti. L'inflazione ha intaccato il valore reale dei salari. Secondo il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, il salario orario mediano reale è allo stesso livello del 1973. Laddove ci sono stati aumenti, questi sono andati quasi tutti ai 10% più ricchi sulla scala dei redditi. Chi si trova nei 40% più bassi ha visto diminuire il proprio salario. Inoltre, i dati sull'inflazione sono distorti e danno un'immagine distorta della situazione. E poi questi dati ignorano tutti gli altri fattori che hanno ridotto i redditi reali dei lavoratori, a cominciare dall'eliminazione delle pensioni e di altri benefici che un tempo erano considerati parte del salario, e deall'enorme aumento delle spese mediche, che sono un salasso per i redditi.
Le statistiche governative mascherano la realtà. Il tasso di disoccupazione ufficiale prima delle elezioni del 2022 era del 3,5% della forza lavoro. Tuttavia, il 37% della popolazione in età lavorativa è escluso da quella che il governo considera la forza lavoro. Molte persone sono escluse da questo conteggio: Coloro che si prendono cura dei bambini piccoli, in un Paese in cui non esistono strutture pubbliche di assistenza all'infanzia; coloro che non hanno competenze e qualifiche sufficienti per occupare i posti di lavoro disponibili, in un Paese in cui il sistema scolastico pubblico non è in grado di insegnare a leggere al 40% dei bambini nelle scuole delle grandi città; o coloro che sono disabili a causa di incidenti sul lavoro, malattie professionali o anche della Covid lunga che ha colpito milioni di persone, impedendo loro di lavorare, nel Paese con il peggior tasso di mortalità Covid di tutti i Paesi sviluppati.
Sono esclusi dalla forza lavoro anche coloro che sono troppo vecchi per essere assunti, ma che non hanno ancora raggiunto l'età per percepire i magri sussidi sociali erogati ai cittadini anziani. Le aziende ad alta tecnologia, in particolare il commercio online e i suoi magazzini, sono alla ricerca di lavoratori giovani, forti, agili e veloci, di cui una gran parte sono relegati a lavori temporanei o part-time, a contratti o a lavori tipo Uber.
Le difficoltà immediate dei lavoratori sono state aggravate dal degrado costante dei servizi pubblici e dall'eliminazione o la privatizzazione dei servizi sociali.
Alle elezioni del 2022, i lavoratori dei servizi pubblici erano quasi un milione in meno rispetto a prima della pandemia. La classe capitalista, volendo succhiare una quota crescente della ricchezza prodotta, sta cercando di appropriarsi di una parte crescente del denaro che il governo spendeva per infrastrutture, programmi sociali e servizi pubblici. Dietro la facciata di questa grande e ricca democrazia americana, esistono poche leggi che limitano l'orario di lavoro, ancora meno che prevedono un'indennità di malattia e nessuna che garantisca ferie pagate. In altre parole, tutto dipende dalla buona volontà di ciascun datore di lavoro.
Si è potuto vedere come ciò si è verificato nel 2020, nel momento peggiore della pandemia, quando la metà dei lavoratori delle cosiddette industrie essenziali non hanno ottenuto un solo giorno di ferie retribuite. Questo è un Paese in cui il sistema sanitario è sempre più controllato da aziende private, che possono negare l'assistenza medica a chi non può pagare.
Questa è la realtà con cui si confronta oggi il mondo del lavoro, con conseguenze drammatiche. L'aspettativa di vita media è diminuita di quasi due anni e mezzo dal 2019, dopo un calo di due anni nel 2015-2016. Se ne può dare la responsabilità alla Covid, ovviamente, ma solo in parte. Ci sono tutti gli altri decessi, di cui molti vengono chiamati dai mass media "morti per disperazione": suicidi, omicidi, overdose, abuso di alcol... In prima fila tra le vittime ci sono i veterani delle guerre - dichiarate o meno - condotte dall'imperialismo americano, e i loro parenti. Ma ci sono anche dei giovani uccisi per strada dopo essersi uniti a questa o quella banda di quartiere per mancanza di prospettive future. Ci sono le circa cinquemila persone uccise ogni anno negli infortuni sul lavoro e le altre migliaia che muoiono lentamente a causa di fumi, sostanze chimiche e tossiche in azienda. Ci sono le tragedie della violenza domestica, che sono la conseguenza e il segno delle indicibili pressioni che vengono esercitate quotidianamente sulla vita dei lavoratori.
Un incoraggiamento all'estrema destra
In mancanza di altri modi per esprimere il proprio malcontento, la popolazione si è accontentata per molto tempo di votare contro chiunque sembrasse gestire lo Stato. In un contesto in cui i democratici erano in prima linea nell’imporre il deterioramento delle condizioni di vita e in assenza di un partito che rappresentasse la classe operaia, la porta era aperta a un demagogo come Trump.
Donald Trump è stato in grado di giocare sul risentimento di molti per il fatto di essere sempre più poveri, emarginati e disprezzati da chi sta in alto. È stato in grado di farsi ascoltare da una popolazione allo sbando, immersa in una crescente crisi economica. Ha strumentalizzato la rabbia e la frustrazione dei lavoratori, deridendo le istituzioni presumibilmente civilizzate che gli fanno la morale e li guardano dall'alto: i dirigenti dei due principali partiti politici, i mass media, le università e i loro esperti, le agenzie governative e i loro alti funzionari, persino le star di Hollywood, e così via. Se l’è presa con tutti, tranne coloro il cui controllo sulla società ha portato alla crisi, cioè la classe capitalista. Trump ha servito i capitalisti esponendo tutte le idee violente e avvilenti contenute nell'ideologia di cui è intrisa la società: suprematismo bianco, ostilità ai nuovi immigrati, misoginia, intolleranza verso l'intimità delle persone, maschilismo e violenza. In altre parole, ha incitato implicitamente alla lotta di tutti contro tutti. E ha avvolto il tutto nella bandiera americana, col giuramento di fedeltà e la croce cristiana che decorava le sue riunioni pubbliche. Niente di tutto questo è iniziato con Trump. Basti pensare al rituale delle riunioni sindacali in sale addobbate con la bandiera americana. Queste riunioni iniziano con la preghiera di un sacerdote locale, spesso cristiano, e con il giuramento di fedeltà, la verbosità patriottica ideata durante l'era McCarthy per potenziare gli attacchi ai militanti comunisti e sindacali. Ogni riunione sindacale che inizia in questo modo mantiene i lavoratori nella sottomissione e la fedeltà ai dominanti e rafforza gli attacchi contro loro e tutta la loro classe. Trump ha trasformato il Partito Repubblicano in modo temporaneo o permanente? I repubblicani stessi non lo sanno. Ma la questione va ben oltre il Partito Repubblicano. Trump ha dato ai suoi sostenitori una sorta di agenda: difendersi attaccando tutti gli "altri". Così facendo, ha consapevolmente corteggiato l'estrema destra. Quando, dopo la serie di raduni di estrema destra a Charlottesville nel 2018, ha detto che c'erano "brave persone" in quella folla (cosa che ha ripetuto più volte in seguito), stava stendendo il tappeto rosso al Ku Klux Klan, ai nazisti e ai Proud Boys (1).
Il problema va oltre la personalità di Trump. In un numero crescente di Paesi, si vedono demagoghi della sua specie che svolgono un ruolo molto simile. Ciò significa che qualcosa nell'attuale situazione internazionale, politica ed economica, favorisce questo movimento a destra, rafforzando le formazioni di estrema destra esistenti.
Negli Stati Uniti, organizzazioni come il KKK, i nazisti, la Black Legion, il Know Nothing, le mafie e le gang fanno parte del panorama da molto tempo (2) . Il più spesso marginali ma sempre presenti, hanno periodicamente fatto da surrogati per rafforzare la violenza dello Stato: nel Sud, per imporre di nuovo la schiavitù nei decenni successivi alla Guerra Civile; nei quartieri degli immigrati, per mantenere l'ordine che la polizia non era in grado di imporre; a Chicago, dove la gang Black P. Stone Nation, di concerto con il sindaco democratico Richard J. Daley, espulse il gruppo SCLC di Martin Luther King dal ghetto del West Side; nelle regioni minerarie, dove i Pinkerton massacrarono i minatori come i Molly Maguires; o a Centralia, nello Stato di Washington, dove l'American Legion giustiziò militanti dell'IWW nel 1919, e a Minneapolis, dove assassinò gli scioperanti; o nel Michigan nel 1934, dove la Black Legion uccise i militanti del sindacato UAW (3). E poi ci sono tutti coloro che, da Jimmy Hoffa a Dow Wilson, furono uccisi dalla mafia. Queste forze marginali sono sempre esistite negli Stati Uniti, ma Trump ha permesso loro di acquisire credibilità agli occhi di alcuni lavoratori. Se il clima dovesse peggiorare di nuovo, questa credibilità potrebbe dare loro un peso permettendo di spingere una parte della classe operaia ad attaccare l'altra. L'assenza negli Stati Uniti di un partito operaio che rappresenti gli interessi immediati e a lungo termine della classe operaia, è stata un'opportunità per un demagogo come Trump, ma potrebbe anche incidere nello sviluppo dell'estrema destra all'interno della stessa classe operaia.
Una voce per i lavoratori
Dai tempi di Eugene Debs, più di un secolo fa, non esiste un'organizzazione politica in grado di rivolgersi a tutti i lavoratori sulla base dei loro interessi di classe a breve e lungo termine. Il Partito Socialista dell'epoca di Debs non lo faceva, ma ha fornito una piattaforma a Debs per rivolgersi alla classe operaia di tutto il Paese, e lo ha fatto con un discorso che corrispondeva ai problemi che doveva affrontare e alle possibilità di cui disponeva. Diceva di fidarsi delle capacità della classe operaia di "distruggere tutte le istituzioni capitalistiche schiavizzanti e svilenti e di ricostruire istituzioni libere e umane". Nel pieno della Prima guerra mondiale, durante il processo che lo portò in carcere per essersi opposto all'entrata in guerra degli Stati Uniti, dichiarò: "Non sono un soldato capitalista, sono un rivoluzionario proletario... Mi oppongo a tutte le guerre, con una sola eccezione... e in quella guerra mi impegnerò anima e corpo... Sto parlando della guerra mondiale della rivoluzione sociale. In questa guerra sono pronto a combattere in tutti i modi che la classe dominante renderà necessari, anche sulle barricate”.
Oggi ancora non esiste un partito della classe operaia. È ancora peggio che ai tempi di Debs. Ma l'obiettivo rimane lo stesso: chi vuole costruire una nuova società e si fida delle capacità della classe operaia di farlo, deve trovare il modo di rivolgersi ad essa, parlando dei problemi attuali dei lavoratori, ma nella prospettiva della lotta che la classe operaia dovrà condurre per costruire una società socialista.
È proprio ciò che dei militanti hanno cercato di fare utilizzando le elezioni del 2022 in Michigan, Maryland e Illinois per parlare a nome del Working Class Party (WCP). Questo manipolo di militanti non pretende di essere il partito rivoluzionario di cui c'è bisogno e che ancora non esiste. Di certo non possono pretendere di fare ciò che Debs è stato in grado di fare grazie alla propria esperienza di lotta operaia e all'attività di un'intera generazione di militanti.
Ma coloro che in questi tre Stati hanno fatto campagna per un partito della classe operaia si sono almeno dato la possibilità di dire ciò che andava detto sul peggioramento della condizione operaia, sulla crescita delle forze di destra e sulle potenzialità della classe operaia per il suo ruolo chiave al centro del sistema di produzione e tutto ciò che vi è collegato. Hanno detto la verità: non ci sarà soluzione alla crescente miseria finché la classe operaia non si preparerà alla battaglia. Hanno detto che la classe operaia ha bisogno di un proprio partito politico e che nulla lo può sostituire. Se questo partito non esiste ancora, può essere costruito, i lavoratori possono farlo.
I lavoratori non possono fidarsi dei politici dei due grandi partiti o del governo con il suo pesante apparato statale. Per risolvere i suoi problemi, quelli più immediati come i salari e quelli più lontani come il tipo di società che vuole per i suoi figli, la classe operaia deve organizzarsi autonomamente dalle altre classi e dai loro politici. Deve raggruppare le proprie forze. La classe capitalista sta cercando di dividere i lavoratori, di contaminarli con la propaganda razzista, nazionalista, sessista. Ma i lavoratori sono divisi anche da altri fattori: le loro lotte sono state troppo spesso ristrette a un settore, o addirittura a un'azienda o a un luogo se non a un sito. Più i lavoratori superano le loro divisioni, più diventano potenti. Questa è la prospettiva da cui è partita la campagna 2022 del WCP. I militanti attivi nella campagna hanno sempre detto che queste elezioni non avrebbero permesso di risolvere la crisi, e che questo sarebbe stato vero anche se il WCP fosse molto più grande e anche se avesse avuto molti più voti. Le crisi, i problemi, saranno superati solo attraverso le lotte della classe operaia unendo le proprie forze.
I risultati
Il WCP ha schierato 14 candidati: undici in Michigan, dove è in corsa dal 2016, due in Maryland, dove ha ottenuto il diritto di candidarsi nel 2020, e uno in Illinois, dove ha ottenuto tale diritto nel 2022. In Michigan, Mary Anne Hering, candidata del WCP per un mandato al livello dello Stato, ha ricevuto 135.789 voti. Nel Maryland, David Harding e Cathy White, candidati a governatore e vice-governatore, hanno ricevuto 17.154 voti. In Illinois, Ed Hershey, candidato al Congresso, ha ricevuto 4.605 voti. In altre parole, almeno 157.548 persone hanno votato per un candidato WCP.
Non c'è dubbio che il voto WCP sia molto poco se paragonato a quello andato ai due partiti principali che vivono grazie ai miliardi versati dalla classe capitalista. Ma votare per il WCP era per i lavoratori di questi tre Stati una possibilità di esprimere il loro accordo con la prospettiva di un partito dei lavoratori, per dire che vogliono un loro partito. Hanno colto questa opportunità votando per almeno un candidato del WCP. In un Paese in cui da oltre un secolo non esiste nemmeno una parvenza di partito operaio, questa è una speranza per il futuro.
Il WCP ha certamente beneficiato del fatto che gli elettori lo potessero votare come semplice strumento di protesta contro i due partiti principali. Ma in Michigan e in Maryland c'erano altri piccoli partiti. Nel Maryland c’erano i Libertariani di estrema destra e i Verdi. In Michigan, c’erano altri quattro partiti, tra cui i libertari e i verdi. Con una sola eccezione, il WCP ha superato gli altri piccoli partiti. E Mary Anne Hering, la candidata del nostro partito per il Consiglio d'istruzione dello Stato del Michigan, non solo ha preceduto gli altri quattro piccoli partiti, ma li ha superati in 80 delle 83 contee dello Stato. Quindi, in un certo senso, chi ha votato per il WCP non stava solo votando contro i due grandi partiti borghesi, ma stava scegliendo l’orientamento della propria protesta.
Queste campagne hanno piantato una bandiera, con i colori degli interessi comuni di tutta la classe operaia e denunciando il razzismo e la misoginia promossi dai due grandi partiti, sia apertamente da Trump, sia ipocritamente dagli altri. Queste campagne hanno chiarito che Trump non sarà l'unico a parlare ai lavoratori indignati e che i democratici non saranno lasciati liberi di attirare il voto della classe operaia "perché non c'è altra scelta". Hanno dimostrato che la classe operaia può avere una propria voce.
Coloro che hanno condotto queste campagne si fidano della capacità della classe operaia di costruire le proprie organizzazioni politiche. Attraverso queste campagne, ritengono che un passo, per quanto piccolo, sia stato fatto in questa direzione.
1 I Proud Boys: un'organizzazione di estrema destra di soli uomini fondata nel 2016 a New York. 2 La Black Legion: gruppo vicino al KKK, fondato in Ohio negli anni '30 e attivo soprattutto nei dintorni di Detroit, Michigan. Know Nothing: gruppo protestante anti-immigrazione attivo dal 1844 al 1860. 3 Black P. Stone Nation: gang afroamericana, fondata negli anni '50 a Chicago. Southern Christian Leadership Conference: organizzazione per i diritti civili fondata nel 1957 ad Atlanta. Pinkerton: agenzia investigativa fondata a Chicago nel 1850, che fungeva da milizia dei padroni e per la repressione degli scioperi. Molly Maguires: membri di un'organizzazione segreta di minatori (spesso di origine irlandese) fondata in Pennsylvania negli anni Settanta del XIX secolo. American Legion: associazione di veterani fondata nel 1919. L'Industrial Workers of the World (IWW), fondato nel 1905 a Chicago, si riferiva al sindacalismo rivoluzionario; a differenza dell'American Federation of Labor (AFL), accettava tutti i lavoratori nei suoi ranghi, senza esclusioni (qualificati e non qualificati, bianchi e neri, ecc.).
4 I risultati completi del WCP sono disponibili sul suo sito web: workingclassfight.com