Germania: i lavoratori di fronte alla crisi economica

È da mesi ormai che i padroni, i politici e i dirigenti sindacali tedeschi stanno evocando scenari apocalittici. A sentire loro, presto in Germania non ci sarà più alcuna industria e sarà troppo costoso produrre. Per questo motivo le aziende stanno chiudendo o si trasferiscono all'estero, e ciò sarebbe "molto meglio per l'economia". Allo stesso tempo, però, la Germania ha riconquistato la sua posizione di terza economia mondiale, il Paese che produce più ricchezza al mondo dopo Stati Uniti e Cina. Allora qual è la situazione reale?

L'economia tedesca è entrata in recessione nel 2023. Il PIL è sceso dello 0,1% e la produzione industriale dell'1,5%. E due settori, quello chimico e quello edilizio, stanno subendo cali importanti. Ma questi settori sono in crisi in tutto il mondo. Le cause di tale lieve recessione sono da ricercare non solo nella fine del gas russo a basso costo e in quella dell'energia nucleare, come sostengono i padroni e alcuni politici. L'economia tedesca, come quella del Giappone, dei Paesi Bassi e della Svezia, è specializzata nell'esportazione di beni industriali ed è quindi particolarmente colpita dall'aggravamento della crisi globale dopo la pandemia: la carenza di pezzi di ricambio, l'aumento dei prezzi in generale e delle materie prime e in particolare dell'energia, quello dei tassi di interesse e così via. Anche la crisi economica della Cina, in passato il principale partner commerciale della Germania, sta giocando un ruolo importante. A ciò si aggiungono le numerose misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti, rivolte in particolare ai concorrenti cinesi e tedeschi.

Mantenere i profitti a tutti i costi

Queste battute d'arresto non hanno impedito ai gruppi tedeschi di distribuire dividendi su una scala senza precedenti. Anche le quotazioni di borsa, in particolare l'indice DAX, stanno battendo tutti i record: gli azionisti sono ottimisti e credono che, nonostante la crisi, continueranno a ricevere importanti dividendi. Ma in una situazione di recessione, questo è possibile solo aumentando la pressione sui loro dipendenti e sulla società, ancora di più di quanto non facciano già. E per giustificare ciò, diffondono lo spettro del collasso dell'economia tedesca se non riduce massicciamente i suoi "costi".

Gli attacchi sono già iniziati. Molti gruppi hanno annunciato piani di licenziamenti e chiusure di siti. Con il pretesto di volerli evitare, il governo sta elargendo miliardi di aiuti ai grandi gruppi. È iniziata una vera e propria competizione, in particolare con gli Stati Uniti, per rendersi conto di chi può offrire più vantaggi alle grandi imprese. In soli tre anni, il governo tedesco ha già concesso loro diverse centinaia di miliardi di euro in più! E tutti i partiti, dall'estrema destra a Die Linke (sinistra "radicale"), così come i sindacati, sostengono questa politica di sovvenzioni.

La ThyssenKrupp ha recentemente dimostrato il "successo" di questa politica. L'azienda ha chiesto allo Stato sussidi per oltre due miliardi di euro, sostenendo che questo era l'unico modo per garantire il futuro dell'industria siderurgica in Germania – e quindi i posti di lavoro. Il sindacato IG Metall ha persino invitato migliaia di lavoratori a scendere in piazza con i dirigenti del gruppo per chiedere questi sussidi. Ma non appena ha ricevuto il denaro, la ThyssenKrupp ha annunciato la chiusura delle fabbriche e la perdita di diverse migliaia di posti di lavoro.Il sindacato IG Metall ha aiutato così i padroni contro i lavoratori della ThyssenKrupp... e in definitiva contro tutti i lavoratori. I giganteschi regali fatti ai grandi gruppi non sono gratuiti. In cambio, il governo ha già risparmiato quattro miliardi di euro sui sussidi per i disoccupati, l'assistenza medica e l'aiuto ai rifugiati, e sta considerando ulteriori risparmi per 20 miliardi nel bilancio federale – ovunque, tranne che, ovviamente, sugli armamenti e i sussidi ai padroni.

Attaccare i disoccupati per attaccare tutti i lavoratori

I capitalisti e lo Stato non solo stanno tagliando posti di lavoro, ma vogliono anche costringere i dipendenti a lavorare ancora di più, più a lungo e in modo più flessibile. Hanno solo un problema. Negli ultimi anni i lavoratori, soprattutto quelli giovani, cambiano sempre più spesso azienda, anche se hanno un contratto a tempo indeterminato, nella speranza, spesso vana, di trovare condizioni di lavoro e retribuzioni migliori. Questo infastidisce i capitalisti, perché calcolano ogni cosa nei minimi dettagli e hanno bisogno di tutti quelli che assumono. Vogliono poterli sfruttare fino a quando non decideranno loro stessi di licenziarli.

Per questo motivo stanno cercando modi per trattenere i lavoratori, ovviamente senza migliorare le condizioni di lavoro e i salari. A tal fine, stanno discutendo l'introduzione di sanzioni massicce contro i beneficiari del reddito di cittadinanza (Bürgergeld): chi rifiuta un'offerta di lavoro potrebbe non ricevere niente per diversi mesi, nemmeno per il cibo. Con questa minaccia i capitalisti sperano che i lavoratori non si dimettano più così rapidamente e preferiscano accettare ulteriori declassamenti. Da un anno le grandi imprese si preparano ideologicamente a questi attacchi. Hanno ripetuto in continuazione che le aziende sono in una disperata ricerca di personale, ma che con questo reddito di circa 500 euro si può vivere tanto bene che nessuno vuole più lavorare. Sono riusciti a fare dei disoccupati i capri espiatori dei lavoratori che soffrono ogni giorno per la mancanza di personale e che lavorano in condizioni pessime. Poi hanno dichiarato che costringere i disoccupati a lavorare era una questione di giustizia. Inoltre hanno accusato i giovani di non volere più lavorare come si deve e di avere l'ardire di chiedere il diritto al tempo libero. Infine hanno colpevolizzato anche gli anziani che, dopo 45 anni di lavoro, andrebbero sfacciatamente in pensione "già"... a 64 anni, quando le aziende sono crudelmente a corto di personale. E ora si comincia a dire che i tedeschi lavorano troppo poco, molto meno che nel resto d'Europa, e che la situazione deve cambiare.

È sempre lo stesso modo in cui prima l'attacco è diretto contro una delle fasce più deboli della classe operaia e poi contro tutti gli altri! Mentre il governo si appresta ad attaccare i pensionati e i disoccupati, i capitalisti cominciano a rendere l'orario di lavoro più flessibile e addirittura ad aumentarlo. Può sembrare contraddittorio, poiché negli ultimi mesi varie notizie tendevano a indicare che i sindacati avevano ottenuto riduzioni dell'orario di lavoro fino a 35 o addirittura 32 ore in alcuni settori. Ma purtroppo questo non è vero. Per vari motivi, le direzioni sindacali lo hanno chiesto in alcune categorie, a volte con scioperi di massa durati parecchi giorni. Spiegavano che la mancanza di manodopera qualificata avrebbe creato un rapporto di forze favorevole per imporre tali richieste. Ma oggi le aziende non sono disposte ad assumere altro personale e per raggiungere questo risultato si richiederebbero lotte molto più estese. Quando questo è diventato evidente, invece, i vertici sindacali hanno accettato una maggiore flessibilità degli orari di lavoro che ha avvantaggiato soprattutto i padroni. I lavoratori delle ferrovie che non riescono ad andare avanti con i loro bassi salari potranno in futuro lavorare "volontariamente" anche tre ore in più rispetto a prima. E nell'industria siderurgica, il padrone può ora decidere, a seconda degli ordini, di far lavorare i suoi operai fino a tre ore in meno alla settimana, con perdita di salario, o fino a tre ore in più rispetto all'orario precedente.

Un programma di difesa dei lavoratori

Come rivoluzionari, è importante spiegare quale è il rapporto di forze e quanto la lotta di classe è condotta dalle classi dominanti in modo particolarmente aggressivo, soprattutto in tempi di crisi. Quindi per difendersi, la classe operaia deve condurre lotte più generali e più decise. Per farlo è fondamentale superare le attuali divisioni: quella tra giovani e anziani, tra stranieri e tedeschi, lavoratori e disoccupati, e anche quella causata dall'attuale sistema di contrattazione collettiva. In base ad esso ogni categoria, se gode di un contratto, può scioperare solo ogni due anni in una data specifica, separatamente dalle altre categorie. I dirigenti sindacali non hanno interesse a cambiare questo sistema di contrattazione collettiva, che almeno per il momento garantisce la loro influenza. Si tratta, quindi, di dimostrare che la classe operaia deve superare questa divisione alla base, senza i dirigenti sindacali e se necessario anche contro di loro. In un momento di crescente difficoltà per le classi lavoratrici, si tratta anche di difendere diverse rivendicazioni transitorie, come l'indicizzazione dei salari ai prezzi, la spartizione del lavoro tra tutti e il controllo dei conti delle aziende e degli azionisti, proprio perché in tempi di crisi, sono prospettive di lotta che possono unire tutti, lavoratori di tutti i settori, disoccupati e pensionati.

Infine, bisogna rendersi conto che l'inten­sificazione della concorrenza tra le grandi imprese e la cosiddetta "lotta per la competitività dell'economia tedesca" non sono solo una minaccia per la situazione materiale e sociale dei lavoratori. Fanno parte della crescente compe­tizione internazionale per i mercati e le materie prime, che si avvia sempre più apertamente verso la guerra tra le grandi potenze. E tutta la propaganda sugli interessi comuni a lavoratori e capitalisti nella lotta contro la concorrenza straniera è anche una preparazione ideologica alla guerra.

Questo va di pari passo con la propaganda secondo cui Putin potrebbe presto arrivare a Berlino, con le discussioni sulla reintroduzione del servizio di leva obbligatorio, con esercitazioni come "Cosa fare in caso di guerra e di bombardamenti" organizzate nelle scuole, negli ospedali, ecc. Tutti coloro che, come i sindacati e Die Linke, sono coinvolti nella propaganda per la difesa dell'economia tedesca, di fatto stanno sostenendo questa preparazione ideologica alla guerra.

La crisi sta rafforzando la base elettorale dell'estrema destra e dei neonazisti

L'aggravarsi della crisi e le misure che il governo ha adottato a favore dei padroni ne hanno fatto, in tempi da record, il governo più impopolare da quello di Schröder (SPD) nei primi anni 2000. I tre partiti al potere, i socialdemocratici, i verdi e i liberali, sono crollati nei sondaggi. Quindi ognuno di loro sta facendo tutto il possibile per recuperare punti presso il proprio elettorato. Di conseguenza, i tre partiti di governo sono costantemente in lotta e si attaccano a vicenda.

Una buona parte della popolazione è disgustata da questo circo governativo, che si sta verificando mentre le sue condizioni di vita continuano a peggiorare. A trarre maggiore vantaggio da questa situazione sono il partito di destra CDU e più ancora il partito di estrema destra AfD, che si presentano come i salvatori del Paese di fronte a questo governo "incompetente". I loro progressi nell'opinione hanno ulteriormente peggiorato il clima politico. Non potendo ovviamente criticare il governo per le enormi sovvenzioni alle imprese, gli rimproverano di occuparsi ancora troppo (!) dei disoccupati "pigri", dei profughi o di "gruppi marginali" come i transessuali, piuttosto che della "laboriosa classe media".

Anche le manifestazioni degli agricoltori e dei piccoli commercianti che hanno avuto luogo all'inizio di quest'anno sono state segnate da questo clima. Per la prima volta è apparso chiaro che se, prima o poi, la crisi dovesse emarginare davvero agricoltori e piccoli imprenditori, i fascisti potrebbero rapidamente reclutare truppe tra di loro per attaccare politici, sindacalisti e, in generale, chiunque ritengano responsabile delle loro disgrazie.

Questo clima sta già incoraggiando i teppisti di estrema destra. Nelle ultime settimane, alcuni politici sono stati attaccati fisicamente in diverse occasioni; alle elezioni europee in Sassonia il capofila dell'SPD è stato picchiato. All'inizio di quest'anno è stato riferito che alcuni dirigenti neonazisti si sono incontrati con rappresentanti dell'AfD e dell'ala destra della CDU. Insieme hanno discusso un piano per espellere milioni di migranti, compresi quelli che hanno acquisito la nazionalità tedesca.

Per combattere l'estrema destra, bisogna combattere il capitalismo

Lo shock provocato ha favorito settimane di manifestazioni di massa spontanee contro l'AfD e per opporsi all'evoluzione a destra della società. Vi hanno partecipato diversi milioni di persone, soprattutto appartenenti alle generazioni medie e anziane della classe media. In un clima in cui l'agitazione di destra dominava tutto, queste manifestazioni hanno fatto bene a molti, che hanno potuto vedere che non erano soli. Ma mancava una prospettiva, essendo l'unica idea proposta quella di un divieto dell'AfD. Come se si potesse arrestare la pericolosa deriva a destra della società con una misura amministrativa!

In ogni caso, questi piani mostruosi e la sua aperta complicità con i neonazisti non hanno danneggiato l'AfD. Alle prossime elezioni regionali nei tre Stati della Germania dell'Est, Sassonia, Turingia e Brandeburgo, potrebbe addirittura diventare la prima forza elettorale. Alcuni dei suoi elettori hanno considerato questo scandalo solo come l'ennesimo tentativo dei partiti di governo di denigrare l'AfD.

In effetti, i partiti al governo si sono immedia­tamente messi alla testa delle manifestazioni di massa. Nella loro ipocrisia, il cancelliere Scholz e i ministri hanno votato in mattinata per leggi più severe contro i migranti e hanno vietato le manifestazioni contro la guerra a Gaza. E poi nel pomeriggio si sono presentati alle manifestazioni come un baluardo contro l'estrema destra, per l'apertura al mondo e alla democrazia, e hanno fatto campagna per la loro rielezione. Molti immigrati e lavoratori sorti dall'immigrazione, sconvolti dalla condizione del popolo palestinese, non potevano accettare di manifestare insieme a questi personaggi per una presunta difesa della democrazia.

Molto rapidamente, i dirigente politici hanno ribadito anche che la democrazia deve essere "rafforzata", in altre parole deve fare più uso della polizia e dei divieti, compresi quelli di "tutte le forme di estremismo", quindi anche "di sinistra", e di "tutte le forme di antisemitismo". È così che calunniano le manifestazioni contro la guerra a Gaza. Questi dirigenti si sono serviti dei timori legittimi nei confronti degli estremisti di destra per giustificare la repressione delle manifestazioni contro il bombardamento di Gaza e, in generale per fare accettare uno sviluppo più autoritario dello Stato.

Questi fatti offrono l'opportunità di spiegare le cause del rafforzamento dell'estrema destra, in particolare la crisi del capitalismo e la responsabilità dei partiti al potere. In un contesto in cui Die Linke, il Partito Comunista (DKP) e i maoisti (MLPD) chiedono la messa al bando dell'AfD, e in cui persino alcuni gruppi trotzkisti non sono chiari sulla questione, è importante precisare che l'apparato statale non è un aiutante ma un avversario nella lotta contro l'estrema destra.

Solo il ritorno di lotte e scioperi allargati in cui i lavoratori di diversa provenienza si trovino fianco a fianco e prendano coscienza della loro forza e dei loro interessi comuni, possono dissipare il senso di impotenza e frustrazione che è il terreno fertile per l'ascesa dell'estrema destra. Solo attraverso tali lotte su larga scala, la classe operaia può ritrovare fiducia in se stessa e nella sua capacità di svolgere un ruolo politico. Arrestare l'ascesa dell'estrema destra e la marcia alla guerra vuol dire anche lottare per rovesciare il capitalismo e per il controllo della società stessa. È fondamentale che il maggior numero possibile di militanti difenda queste prospettive all'interno della classe operaia.

18 giugno 2024  -  Da "Lutte de Classe" n°241Luglio-Agosto 2024