Francia: “La sinistra torna al 2002”

Questo è l’intervento di Jean - Pierre Mercier a Parigi, al Comizio di presentazione dei candidati di Lutte ouvrière per le elezioni politiche del 30 giugno (Hanno raccolto l’1,14% dei voti).

Cari amici e amiche, compagne e compagni, lavoratrici, lavoratori,

Decidendo di sciogliere l’Assemblea nazionale, Macron ha messo nelle nostre mani la sua futura composizione. Odiato com'è dalla classe operaia, potrebbe perdere la maggioranza a favore del Nuovo Fronte Popolare o del Rassemblement National (RN) e, se così fosse, ritrovarsi domani con Jordan Bardella come primo ministro.

Questa situazione non ha precedenti e divide il mondo del lavoro. Ci sono illusioni da tutte le parti. Parte dei lavoratori si rallegrano perché ripongono le loro speranze di cambiamento nel RN. Altri la ripongono nell'unione dei partiti di sinistra che hanno resuscitato il Fronte Popolare. Ebbene, anche se siamo soli, dobbiamo dire a tutti che, ancora una volta, tutti sbagliano. Che ancora una volta vengono ingannati da politici che non rappresentano i loro interessi e che non fermeranno l’evoluzione catastrofica della società, le enormi disuguaglianze, le ingiustizie, la crisi climatica, l’ascesa nazionalista e bellicosa.

I lavoratori che ripongono le loro speranze nel RN non sono “fascisti” come spesso sentiamo dire. Molti sono certamente nazionalisti e razzisti, ma in fondo lo sono come lo è sempre stata una parte significativa della popolazione, perché si tratta di pregiudizi costantemente prodotti e mantenuti dalla società capitalista.

Ma se oggi ripongono le loro speranze nel RN e non nel PCF o nella France Insoumise di Mélenchon, è innanzitutto perché non vogliono più sentir parlare di questi dirigenti che da anni li tradiscono e li abbandonano nella povertà. Il RN sembra essere un partito nuovo, che si preoccupa di loro, che parla dei loro problemi, e soprattutto un partito “che non abbiamo mai provato”, un partito capace di dare un calcio al formicaio e forse, pensano, di cambiare le cose.

Questo è un grave errore. Anche il RN governerà per i ricchi e per i grandi capitali, per Arnault, Bolloré, Bettencourt, Peugeot, Mulliez. Governerà per coloro che ci sfruttano e ampliano le disuguaglianze. Governerà per chi licenzia e getta nella povertà milioni di lavoratori. Per coloro che saccheggiano le casse pubbliche e si rendono responsabili dell'abbandono di ospedali e scuole, dei quartieri popolari e della loro gioventù. L'isolamento, la rabbia individualistica, l'inciviltà, la delinquenza sono il prodotto di tutto questo. Di fatto, il RN governerà per la classe capitalista che ha la responsabilità schiacciante di ciò che denuncia: precarietà, debito statale, insicurezza.

Ed è già visibile! Quanto più RN e Bardella si avvicinano al potere, tanto più mostrano apertamente la loro fedeltà al grande capitale. Sembra che il RN abbia affittato un appartamento a Parigi appositamente per poter incontrare i grandi capi “in tutta discrezione”. E tutte le dichiarazioni di Bardella, i toni responsabili che usa, i suoi accordi con notabili di destra come Ciotti lo confermano: Bardella farà quello che chiederà la grande borghesia. Inoltre, giovedì scorso ha voluto rassicurare i padroni quando è stato ricevuto dal Medef, la confederazione padronale.

Per preparare gli animi dei suoi elettori, non è stato molto originale e ha riparlato della protezione dei patrimoni e del controllo delle finanze pubbliche, una cosa che altri politici hanno fatto mille volte. Ma si può già anticipare quali saranno i risultati di queste grandi riflessioni: non ci sono più soldi in cassa, la Francia è indebitata, minacciata di bancarotta, ecc, ecc.... E da lì Bardella rimanderà indefinitamente a data da destinarsi tutto ciò che nel suo programma dispiace ai padroni: l'abrogazione della pensione a 64 anni, la riduzione dell'Iva sui prodotti alimentari essenziali, l'abolizione dell'imposta sul reddito per chi ha meno di 30 anni...

Il cosiddetto candidato popolare si trasformerà nell'ennesimo Primo Ministro dei ricchi! E organizzerà la repressione dei lavoratori che vorranno difendersi. Incoraggerà i padroni a reprimere i militanti e le organizzazioni sindacali, a tagliare teste, come molti stanno già facendo ora. E il suo governo potrà contare sui giudici che già oggi stanno reprimendo, che stanno già perseguendo i sindacalisti perché hanno mostrato solidarietà con i palestinesi, per esempio.

E non ci sarà motivo di stupirsi. Da quando esiste, il Fronte Nazionale, ora Rassemblement (Raggruppamento) Nazionale, è stato un partito fondamentalmente antioperaio e antisindacale, per non parlare del suo becero anticomunismo.

Da anni i suoi dirigenti ci bombardano con i loro insulti contro gli scioperi, contro i sindacati, contro i dipendenti pubblici trattati come fannulloni. Hanno denunciato le manifestazioni operaie e accolto con favore la repressione poliziesca in nome dell'ordine, hanno chiesto il divieto del diritto di sciopero nei servizi pubblici. E sono queste le persone che vogliono spacciarsi per "partito operaio"? Serviranno in ogni modo possibile la grande borghesia e ci chiederanno di ubbidire.

Già oggi, contrapponendo i lavoratori francesi ai lavoratori stranieri, la RN divide la classe operaia e la indebolisce a vantaggio dei nostri sfruttatori. Quindi nessun voto di lavoratore cosciente può andare in quella direzione!

Un lavoratore che cerca sinceramente un rappresentante dei suoi interessi deve smettere di cercare tra i politici borghesi un salvatore supremo. Deve votare per un operaio, per un rappresentante della sua classe sociale, che viva come lui, che abbia i suoi stessi problemi e che abbia dimostrato la sua dedizione alle lotte operaie! Deve mandare all'Assemblea un candidato che sarà i suoi occhi e le sue orecchie per sostenere tutto ciò che andrà nella direzione dei suoi interessi e per opporsi e denunciare i tradimenti e tutti gli sporchi trucchi contro i lavoratori. Per tutti questi motivi dobbiamo votare per i candidati di Lutte Ouvrière!

Quanto più Bardella-Le Pen rinnegheranno le loro promesse sociali, tanto più colpiranno i lavoratori immigrati e tanto più parleranno di preferenza nazionale. Anche di questo dobbiamo discutere intorno a noi, perché fa parte di ciò che piace a molti elettori del RN. Infatti la paura di perdere e in generale tutto ciò che ci manca, la mancanza di posti negli asili nido, nei servizi sociali, dal medico, al pronto soccorso, la mancanza di alloggi... hanno spinto molti poveri e molti lavoratori a rinchiudersi dentro una corazza per pensare solo a loro stessi. E lo possono fare col beneplacito della sinistra poiché lo stesso socialista Michel Rocard ha sostenuto questa forma di egoismo nazionale con la sua famosa formula per cui “la Francia non può accogliere tutta la miseria del mondo”.

È così che, sotto la pressione della crisi, queste idee si sono fatte strada nel mondo del lavoro. Ma credere che i risparmi realizzati a svantaggio degli stranieri, dei clandestini, delle “persone assistite” come dicono i politici, permetteranno agli altri lavoratori di vivere meglio è un grave errore. Il denaro sottratto ai lavoratori stranieri andrà ancora una volta nelle casse della grande borghesia. E se verrà abolita l'assistenza sanitaria statale, non è per questo che saremo curati meglio! E se il governo taglierà il bilancio di alcune associazioni che impartiscono lezioni di francese, non per questo le scuole disporranno di più risorse! E se un lavoratore immigrato non potrà più avere questo o quell’aiuto, non per questo i salari aumenteranno! Un governo di estrema destra forse imporrà la preferenza nazionale per le case popolari. Ma questo non risolverà il problema di sapere chi le costruisce e chi le ripara! Vedere che una parte dei lavoratori é più sfruttata e perseguitata di sè non ha mai favorito gli interessi dei lavoratori. È proprio il contrario. Meno i lavoratori stranieri avranno diritti e più andremo indietro tutti perché i padroni avranno nuovi mezzi di pressione.

Anche in materia di immigrazione il RN non potrà fare quello che vuole, perché anche lì gli interessi dei padroni verranno prima di tutto. E sappiamo bene che senza i lavoratori immigrati non funzionerebbe nulla! Questi politici razzisti e xenofobi possono dire qualsiasi cosa, anche se hanno bisogno dei lavoratori immigrati. Ne hanno bisogno per essere serviti nei ristoranti, per essere accompagnati nei taxi, per prendersi cura delle loro famiglie e per mantenere i loro appartamenti borghesi!

Guardiamo quello che è successo in Italia. Meloni, il cui partito di estrema destra è nato direttamente dal movimento fascista, è andato al potere promettendo una lotta incessante contro l’immigrazione. Ha anche promesso di chiudere i porti italiani e di istituire un blocco navale. Ma la Meloni è stata richiamata all’ordine dai grandi padroni italiani e ha accettato l’istituzione di un canale di immigrazione legale che fornirà non meno di 452.000 visti di lavoro tra il 2023 e il 2025.

Quindi, anche su questo terreno Bardella farà quello che Medef e padroni gli diranno di fare. Compreso i padroni, spesso razzisti, del settore agricolo che utilizzano manodopera straniera per effettuare vendemmie e altri lavori.

Ciò non significa che l’estrema destra non avrà modo per rovinare la vita dei lavoratori immigrati. Lo avrà! Non le resta che riprendere questo sporco lavoro laddove Macron lo ha interrotto, con le restrizioni imposte ai ricongiungimenti familiari, alle naturalizzazioni, al pagamento degli assegni familiari... E poi, l’avvento al potere del RN incoraggerà i più razzisti, i più xenofobi, nelle piazze, i quartieri, nei trasporti, nelle imprese, li incoraggerà a dare sfogo quotidianamente al loro odio e a rendere la vita degli immigrati e anche dei loro figli francesi sempre più complicata. Conforterà i poliziotti che si sentiranno ancora più liberi di rovinare la vita dei nostri compagni neri e arabi ancor più di quanto non facciano oggi. E vediamo che tutte le persone dal grilletto facile si sentono già in diritto di uccidere e scappare, scappano ogni volta che colpiscono. Come sarà con un governo Bardella?

Sì, l'arrivo del RN sarà un altro intoppo, un grave intoppo per i nostri compagni di lavoro immigrati e quindi per tutti noi. Nei prossimi otto giorni dovremo lottare ferocemente per strappare voti al RN! Dobbiamo dire a coloro che sono tentati dal voto del RN: “Vi sbagliate di grosso!” Votando Bardella voti per il tuo capo, voti per il tuo sfruttatore, voti per il tuo futuro licenziamento, voti contro i tuoi compagni di lavoro e quindi voti contro te stesso. Perché l’unico modo per farcela quando facciamo parte degli sfruttati è contare sul nostro numero, la nostra unità per condurre la lotta contro i nostri sfruttatori! ».

All'opposto dei lavoratori che votano RN, ci sono quelli che contano sul Nuovo Fronte Popolare per ostacolarlo. Per quanto riguarda i discorsi, i dirigenti di questo NPF hanno fatto di tutto: hanno ridato vita a “una sinistra che cambia la vita per ritrovare i giorni felici”, ha detto il socialista Olivier Faure, la ricchezza verrà ridistribuita, “l'armonia sarà ripristinata”, si riaccenderà la fiamma a sinistra, la speranza, il sole!!!

Due settimane prima erano al regolamento dei conti, si insultavano a vicenda fino ad accusarsi addirittura di antisemitismo. E ora, in una notte, hanno resuscitato il Fronte Popolare e cercano di far sognare di nuovo la gente. È incredibile vedere quanto la paura di perdere la poltrona può fare cambiare un politico!

E poiché non temono il ridicolo, osano affermare che la “rottura” che ci promettono avverrà grazie ai loro candidati... Hollande, o Aurélien Rousseau, ex assistente di Borne durante la riforma delle pensioni e ex ministro della sanità, cioè proprio quelli che ci hanno inferto colpi!

Non è perché questi politici cercano di unire nuovamente la sinistra che dobbiamo fidarci di loro: non c’è motivo che facciano altro di quello che hanno fatto per 40 anni: cioè sottomettersi alla volontà dei padroni e del loro apparato statale. Infatti anche se vorrebbero che lo dimenticassimo, i principali partiti che compongono il NFP, a cominciare dal Partito Socialista e dal Partito Comunista, hanno avuto più volte l'occasione di tradire la fiducia che gli elettori operai avevano riposto in loro.

I promotori del Nuovo Fronte Popolare continuano ad usare l'espressione “cambiare la vita”. “Cambiare la vita” era lo slogan di Mitterrand durante la sua campagna elettorale del 1981. I più anziani tra noi lo ricordano: il 10 maggio 1981, giorno dell'elezione di Mitterrand, fu una festa per milioni di lavoratori, che stapparono lo champagne e scesero a ballare per strada in balli popolari, per celebrare la “vittoria”, poiché il PS e il PCF erano riusciti a convincerli che, finalmente, tutto sarebbe cambiato.

Un anno dopo, il tono non era più celebrativo. Fu il punto di svolta nell’austerità, il congelamento dei salari. Fu il governo ad aiutare i padroni a chiudere le acciaierie e le ferriere e a licenziare migliaia di lavoratori del settore automobilistico. Ciò che Laurent Fabius chiamerà più tardi, pur assumendolo, “aver fatto il lavoro sporco”. Fu l'esplosione della disoccupazione e della povertà, al punto che una delle maggiori conseguenze del primo settennio di Mitterrand fu la creazione dei "Ristoranti del cuore" che distribuivano pasti ai poveri per cercare di sfamare milioni di "nuovi poveri", come allora venivano chiamati. Nel 1982, furono i socialisti e il PCF a riformare l'indennità di disoccupazione, ponendo fine all'indennità senza limiti di durata e creando il concetto di "disoccupati in fine di diritti", ai quali concederanno generosamente, qualche anno dopo, un miserabile assegno di sopravvivenza chiamato RMI.

Erano anche gli anni in cui il governo deregolamentava il sistema finanziario per permettere agli operatori di borsa di arricchirsi senza limiti e nominò ministro Bernard Tapie, volendo fare di questo miliardario, truffatore e “licenziatore” un modello per i giovani in cerca di successo individuale.

Nel 1997, il governo Jospin, chiamato “sinistra plurale” e di cui Mélenchon, vi ricordo, era ministro, contribuì così tanto a schifare i lavoratori che il suo mandato terminò per la prima volta con la presenza di Le Pen al secondo turno alle elezioni presidenziali del 2002 al posto del candidato di sinistra.

Ricordiamo la chiusura della fabbrica Renault di Vilvoorde e il licenziamento dei suoi 3.100 lavoratori, e la deplorevole ammissione di Jospin che giustificava questo fatto affermando: “Lo Stato non può fare tutto”. Ricordiamo la privatizzazione di France Telecom e Air France, sotto la guida del ministro dei Trasporti del PCF Jean-Claude Gayssot. Ricordiamo che il governo Jospin si vantava di aver privatizzato il doppio del suo predecessore, il governo di destra di Balladur. Ricordiamo l’attuazione dell’annualiz­zazione dell’orario di lavoro da parte di Martine Aubry, che ha permesso ai padroni di far esplodere l’orario di lavoro nelle aziende, eliminando, come loro chiedevano da tempo, la “camicia di forza” del calcolo settimanale dell’orario di lavoro.

E poi, più vicini a noi, ci sono Hollande e Valls. Hollande, prima di essere eletto dichiarava: "il mio nemico è la finanza", ma il suo governo fu lo zerbino del Medef (Confindustria francese, n.d.t.) per 5 anni, cominciando con la legge El-Khomri, la distruzione del Codice del lavoro, e collocando al ministero dell'Economia un giovane finanziere ambizioso uscito dalla Banca Rotschild, un certo Emmanuel Macron, che finirà per calpestarlo e prenderne il posto. Senza dimenticare, sempre a proposito di Hollande, lo stato di emergenza prorogato per due anni dopo gli attentati del 2015, i nuovi e significativi poteri conferiti alla polizia, le perquisizioni e le trappole generalizzate durante le manifestazioni contro la legge sul lavoro... Macron ha senza dubbio tutto le ragioni del mondo per essere odiato dai lavoratori, ma non bisogna mai dimenticare che egli non ha fatto altro che portare avanti la politica iniziata prima di lui, al servizio della borghesia, dalla sinistra.

Quindi, per tornare al periodo attuale, chi può crederli quando ci vendono il loro famoso “programma per la condivisione della ricchezza”? La realtà è che questo programma finirà dove sono sempre finiti quelli precedenti: nella spazzatura! Come le loro promesse di polizia locale e repubblicana, perché hanno sempre mollato di fronte ai poliziotti che si concedono il diritto di uccidere e ai magistrati che condannano al carcere i ragazzini per aver rubato un paio di scarpe da ginnastica e che riciclano i criminali dai colletti bianchi.

Se ovviamente, dobbiamo votare contro Bardella, non è per vedere tornare la legge lavoro di Hollande-El Khomri, non è per l'ennesima capitolazione sulle pensioni, non è per ritrovarci di nuovo con cinque milioni di disoccupati! Dobbiamo votare per affermare che i lavoratori non si sono mai nutriti con le promesse della sinistra. Tutto il progresso è venuto dal basso, dalle loro lotte, dalle loro battaglie, dalla loro rivolta!

Anche il salario minimo di 1.600 euro, promesso dal Fronte popolare eppure assolutamente insufficiente, lo avremo solo se lo imponiamo ai grandi padroni attraverso una lotta di massa. Perché i rapporti di forza tornino a essere favorevoli ai lavoratori non basterà sognarlo, occorrerà tutta la forza della classe operaia capace di lottare a tal punto che la borghesia tema di perdere tutto: i suoi dividendi, le sue fortune, le sue proprietà ela sua influenza sull’economia.

In realtà, il NFP non ha bisogno di resuscitare illusioni sul suo programma per attirare gli elettori. Il suo unico argomento elettorale è: “bloccare il RN”. Non dovremmo nemmeno più chiederci quale candidato voteremo, quale sia il suo progetto e quale politica rappresenti: dobbiamo bloccare il RN. è da quasi 25 anni che ci propongono questo argomento, da quando tutta la sinistra ha fatto votare i lavoratori per Chirac. Ce lo hanno venduto ad ogni elezione di medio termine. Ce lo hanno venduto per farci votare Macron nel 2017 e ancora nel 2022. E con quale risultato?

Nel 2002, Le Pen ha avuto al primo turno il 16,86%. Oggi il RN ha ottenuto il 31,4% alle elezioni europee ed è alle porte del potere. Bravi! In realtà non è una diga che hanno costruito, è un'autostrada a 4 corsie! Hanno aperto la strada al RN perché invece di combattere la pressione reazionaria, i politici l’hanno abbracciata e l’hanno alimentata seguendo le orme di Le Pen. Per 25 anni la destra non ha fatto altro che scimmiottare il Fronte Nazionale. Nel 2007 non c'era bisogno di erigere barriere, poiché Sarkozy aveva sottratto voti al FN facendo una campagna sull'identità nazionale e contro l'immigrazione. E cosa hanno fatto Macron e Darmanin per combattere il RN? Hanno approvato una legge contro gli immigrati, copiata dal programma di Le Pen. Il RN non era al governo, ma parte della sua politica vi era già.

Questa settimana Macron ha denunciato, cito, “la politica immigrazionista del NFP”. Usare esattamente lo stesso termine di Le Pen è un altro modo di fare campagna per il RN! Quanto al Nuovo Fronte Popolare, cede allo stesso modo davanti alla pressione del RN, poiché leggendo il programma della sinistra si vede che non ha nemmeno osato includere la rivendicazione elementare del diritto di voto degli immigrati. Che codardia!

Come forse saprete, i sindacati hanno deciso di indire ogni settimana manifestazioni contro quello che chiamano il rischio bruno. Abbiamo partecipato a quelle dello scorso fine settimana per affermare la nostra radicale opposizione al RN e in solidarietà con la legittima preoccupa­zione dei nostri compagni stranieri o di origine straniera. Ma non lo faremo più perché ormai queste manifestazioni fanno parte della campagna del NFP e non c’è alcun dubbio sulla nostra posizione.

Infatti, oggi la sinistra ci ripropone il 2002. Ci dice, come ha fatto questa settimana la segretaria generale della CGT, Sophie Binet, che manca “un minuto a mezzanotte”. Parla dell'avvento del fascismo al potere, esagera con la drammatiz­zazione, con l'unico scopo di convincere la gente di votare per la sinistra senza pensare al fatto che essa non ha mai saputo contrastare l'ascesa dell'estrema destra, anzi.

Quindi i lavoratori non devono cedere al panico che la sinistra vuole provocare, ma al contrario riflettere attentamente su chi sia questa sinistra che pretende di essere un baluardo contro l'estrema destra. Devono ricordarsi che dal momento in cui il Fronte Nazionale ha cominciato a crescere elettoralmente, nelle elezioni comunali del 1983 per essere precisi, la sinistra, invece di combattere le sue idee, ha fatto la scelta politica consapevole di riprenderne una parte per proprio conto.

E il PCF non aveva nemmeno aspettato questo momento: già nel 1981 aveva cominciato a diffondere una sordida propaganda, attraverso la voce di Georges Marchais, che martellava – e lo cito parola per parola – che “il livello di allerta è stato raggiunto" e aggiungeva "dobbiamo fermare l’immigrazione clandestina e ufficiale ”!

Ancora nel 1991, un volantino del PCF diceva: “L’immigrazione è diventata oggi un vero problema? La nostra risposta è SÌ. (…) Il rispetto della tranquillità delle persone, delle tradizioni e dello stile di vita francese - poiché siamo in Francia -, dei diritti e dei doveri della convivenza è un'esigenza che si impone a tutti e che non tollera alcuna eccezione".

Quanto ai socialisti, fu dopo aver introdotto il “rigore” e bloccato i salari nel 1982 che cominciarono a dare il loro contributo all’aumento della xenofobia. E non si trattava di piccole frasi dette per sbaglio: era una politica, intesa per cercare di sviare la delusione dei lavoratori. Riguardo alla serie di scioperi salariali scoppiati nel settore automobilistico da parte soprattutto di lavoratori nordafricani negli anni 1982-1983, il primo ministro socialista Pierre Mauroy ha dichiarò: "Le principali difficoltà sono poste dai lavoratori immigrati (...) che sono agitati da gruppi religiosi e politici che si determinano secondo criteri che poco hanno a che fare con le realtà sociali francesi”. Il ministro socialista degli Interni, Gaston Deferre, lo seguì parlando di scioperi controllati “dagli ayatollah”. E chi è che nel febbraio 1983 dichiarò: “C'è evidentemente un elemento religioso e fondamentalista nei conflitti che abbiamo incontrati. (…) Gli immigrati sono ospiti della Francia e come tali hanno un doppio dovere: fare il gioco dell’azienda e quello della nazione”? Ebbene, non era Jean-Marie Le Pen, bensì Jean Auroux, ministro socialista del Lavoro...

Durante i loro passaggi al potere, i socialisti hanno proseguito sulla stessa strada, con François Mitterrand che dichiarò nel 1989 che in materia di immigrazione “la soglia della tolleranza è stata raggiunta”. Édith Cresson, prima ministra socialista, osò scherzare, nel 1991, sull'uso in voga all'epoca del termine “charter” per descrivere gli aerei che riportavano con la forza nel loro paese gli immigrati privi di documenti: “I charter sono per le persone che vogliono andare in ferie a prezzi più bassi. In questo caso ciò sarà completamente gratuito e non sarà per una vacanza”.

Quindi, queste persone cosiddette “di sinistra” non dovrebbero venire a dare lezioni morali e a dirsi inorridite dall’attuale situazione politica. Ne sono responsabili, anzi doppiamente responsabili, in primo luogo perché è la loro politica che ha portato alla demoralizzazione e alla confusione della classe operaia, e in secondo luogo perché loro stessi hanno contribuito in prima persona a diffondere il veleno del razzismo e della xenofobia tra i lavoratori!

E per tornare alla questione dell'argine che bisogna porre, non è con le elezioni e demonizzando Le Pen che i partiti di sinistra ritroveranno presso gli elettori il credito che hanno perso. Al contrario, questi elettori hanno visto i politici della sinistra svendersi a chiunque, a Chirac, a Macron, e si è rafforzata la convinzione che non sono altro che intriganti e bugiardi senza principi.

Oggi Fabien Roussel del PCF e Mathilde Panot della LFI annunciano in anticipo che, in caso di ballottaggio tra RN e macronisti, voteranno per i macronisti. Stanno resuscitando il cosiddetto fronte repubblicano. Vogliono così convincere i lavoratori che odiano Macron di non votare RN? È il contrario, li spingono tra le braccia di Bardella!

Non combatteremo il RN fidandoci di politici squalificati. Sì, dobbiamo lottare passo dopo passo contro le idee di divisione del RN nella classe operaia e contro la loro influenza demoralizzante, dobbiamo condurre la lotta elettorale contro il RN, ma rimanendo fedeli agli interessi della nostra classe sociale nel suo insieme. Dobbiamo rimanere fedeli a tutti coloro che Hollande e Macron hanno attaccati, schiacciati e gettati nella miseria. Dobbiamo rimanere fedeli alla nostra convinzione fondamentale: non ce la caveremo mettendo il nostro destino nelle mani dei politici borghesi che ci mentono e ci dividono! I nostri interessi di lavoratori li dobbiamo difendere noi stessi!

Fino agli anni ’80, agli occhi dei lavoratori le speranze di cambiamento erano rappresentate dalla sinistra, dal PS e ancor più dal PCF. Per decenni il PC è riuscito a raggiungere il 60 o il 70% dei voti nelle vecchie regioni industriali come il Nord-Pas-de-Calais. Oggi in queste stesse città troviamo il PCF nella migliore delle ipotesi, a meno del 10% e il RN al 40% o addirittura al 60%!

E sappiamo che aderenti della CGT hanno votato per il RN, a volte in proporzioni significative nelle regioni rurali, perché ora è questo partito, apertamente filopadronale e antioperaio, fondato da fautori di Pétain e sostenitori dell’Algeria francese, che ai loro occhi rappresenta una speranza di cambiamento. Tutto ciò dimostra un grave regressione della coscienza di classe. La responsabilità è dei partiti di sinistra e delle organizzazioni sindacali che gli hanno voltato le spalle.

I partiti di sinistra e le confederazioni sindacali hanno sostituito alla lotta di classe la sola prospettiva elettorale, le combinazioni politiche, il cosiddetto "voto utile" e la ricerca di un “salvatore supremo”. Hanno metodicamente sostituito l’idea che la società è divisa in classi sociali con interessi opposti con parole vuote sui cittadini, sul popolo, sulla Nazione, sulla democrazia e sui valori repubblicani. Hanno sostituito la diffidenza istintiva degli sfruttati verso la polizia, i giudici e tutto ciò che viene dallo Stato con illusioni sulla legge, sul diritto del lavoro, sugli istituti di collaborazione di classe, sulla negoziazione e gli accordi che ne derivano.

Non incriminano più i grandi capitalisti ma l’Europa, il libero scambio, la globalizzazione, contribuendo ad alimentare il nazionalismo e l’idea che le disgrazie dei lavoratori francesi provengano dagli stranieri. Hanno sostituito l’internazionalismo con il nazionalismo, la bandiera rossa con la bandiera tricolore.

Abbandonare l'internazionalismo significa infrangere l'unità degli sfruttati che hanno gli stessi interessi su scala mondiale e che costituiscono un'unica classe sociale. Abban­donare l’internazionalismo significa abbandonare l’idea che i lavoratori non hanno patria. Significa abbandonare l’idea che lo Stato nazionale è un apparato interamente al servizio della borghesia. E, in definitiva, ciò significa incatenare i lavora­tori dietro i grandi capitalisti e l’imperialismo francese.

Certamente questa non è una novità, come ho detto. Marchais e Mitterrand – i modelli di Roussel e Mélenchon – furono anche loro fedeli servitori dell’imperialismo francese, sia a livello nazionale che in politica estera, dalla guerra d’Algeria al genocidio in Ruanda. Il RN doveva solo raccogliere i frutti di questa politica.

Al posto della coscienza di classe, oggi abbiamo il nazionalismo, il razzismo e la sua controparte, il comunitarismo. Abbiamo la difesa dei piccoli imprenditori, del carrierismo, dell'individualismo, del “ciascuno per sé”.

Ma tutto ciò non cancella l’esistenza delle classi sociali e il fatto che la lotta di classe infuria. E se i lavoratori si arrabbieranno, domani vedremo gli stessi lavoratori razzisti o individualisti combattere insieme con tutti gli altri sotto la bandiera dei loro interessi comuni. Li vedremo lottare per riorganizzarsi in numero sempre maggiore, perché la nostra principale forza contro i padroni sta nel nostro numero e nella nostra unità nella lotta. Tutti i compagni qui presenti che hanno vissuto scioperi hanno visto quanto la lotta comune può unire fortemente i lavoratori, tutti i lavoratori. Hanno visto che nella lotta le differenze di lingua e cultura non contano più. Hanno visto che nella lotta di classe gli unici ad essere considerati stranieri e nemici erano i capi, il padrone, gli ufficiali, i poliziotti, i rappresen­tanti dello Stato.

Quindi, come dice uno dei nostri slogan, l’estrema destra è il veleno, l’antidoto è la lotta di classe!

22 giugno 2024 - Da "Lutte ouvrière” 28 giugno 2024

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