80 anni fa: Trotsky assassinato, ma non le sue idee!

Da “Lutte ouvrière” – 19 agosto 2020

Ottant'anni fa, il 20 agosto 1940, Ramon Mercader, un killer inviato da Stalin, uccideva a colpi di piccozza Lev Trotsky, allora in esilio nel Messico.

Così scompariva l'ultima grande figura di una generazione rivoluzionaria, quella di Lenin, Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht e dei bolscevichi che avevano assicurato il successo della rivoluzione proletaria in Russia nel 1917.

Trotsky era un concentrato di esperienza rivoluzionaria. Già nel 1905, come presidente del soviet di Pietroburgo (successivamente, agli inizi della Prima guerra mondiale, le fu cambiato il nome in Pietrogrado), aveva ispirato l'azione del primo consiglio operaio della capitale. Dopo la rivoluzione del febbraio 1917, racconta un testimone, egli "correva dalla fabbrica di Obukhovskij alla fabbrica di Truboceny, dalla fabbrica di Putilov alla fabbrica del Baltico, dall'Armeria alla caserma; era come se intervenisse dappertutto contemporaneamente. Ogni soldato e operaio di Pietrogrado lo conosceva e lo ascoltava. La sua influenza sulle masse e persino sui dirigenti era irresistibile". Questa attività, in pieno accordo con Lenin, portò Stalin a scrivergli nel 1918: "Tutto il lavoro pratico di organizzazione dell'insurrezione fu svolto sotto la guida immediata del compagno Trotsky". Questo non impedì allo stesso Stalin di affermare, sei anni dopo: "Trotsky non ha avuto alcun ruolo nella Rivoluzione d'Ottobre”!

Nell'estate del 1918 le potenze imperialiste, con in testa la Francia di Clémenceau e l'Inghilterra di Lloyd George, intervennero militarmente in Russia nel tentativo di isolare il paese e condannarlo alla fame, sostenendo gli eserciti bianchi che volevano ristabilire lo zar. La guerra civile durò fino al 1921. Allo Stato operaio mancava tutto, ma Trotsky riuscì a costruire un esercito rivoluzionario di operai e contadini, che poi avrebbe vinto. Egli dette la chiave di questo successo: "Per il nostro esercito, il cemento più forte sono state le idee dell’ottobre". Come disse un contadino entusiasta: "I Rossi erano pronti a dare la vita per il mondo dei soviet, un mondo senza mendicanti né invalidi”.

Per la rivoluzione mondiale

Per Lenin e Trotsky, la rivoluzione poteva sopravvivere solo se avesse coinvolto paesi sviluppati come la Germania. Nel 1919 i bolscevichi gettarono le basi dell'Internazionale comunista, per riunire i militanti di diversi paesi che rigettavano i dirigenti socialisti o sindacalisti che avevano sostenuto la loro borghesia durante la Prima guerra mondiale. Nel periodo dei primi quattro congressi dell'Internazionale, Trotsky ebbe un ruolo importante.

Tuttavia, l'ondata rivoluzionaria dell'indomani della Prima guerra mondiale non portò a una vittoria del proletariato al di fuori della Russia. In un paese esausto, solo continuava a funzionare l'apparato del partito, crescendo e attirando coloro che, stanchi della lotta, lo vedevano come un modo per fare carriera. Stalin, il capo dell'apparato del partito, intrigava per allontanare coloro che rimanevano fedeli all'obiettivo della rivoluzione mondiale. Lenin e Trotsky videro questo pericolo e nel 1922 decisero di opporvisi. Ma la malattia e poi la morte avrebbero avuto la meglio su Lenin, nel 1924.

Nel 1923 Trotsky pubblicò Nuovo corso, che criticava il peso crescente della burocrazia all'interno dello Stato operaio, chiedeva il ritorno della democrazia nel partito, l'industrializzazione e l'attuazione e di un piano economico. Una dichiarazione firmata da altri 46 dirigenti andava nella stessa direzione. La lotta dell'opposizione di sinistra russa iniziava. Trotsky e i suoi compagni, nella ritirata generale del movimento operaio, nonostante la stanchezza e lo scoraggiamento dei lavoratori in Russia e altrove, difesero con le unghie e con i denti lo Stato operaio, il suo futuro e quello della rivoluzione mondiale. L'opposizione criticò in particolare le politiche economiche della dirigenza stalinista e l'orientamento dell'Internazionale che avrebbe portato alla sconfitta della rivoluzione operaia in Cina nel 1927. Molti oppositori furono poi allontanati da ogni responsabilità e deportati. Trotsky si ritrovò a 4.000 chilometri da Mosca e fu deportato in Turchia nel 1929. L'apparato stalinista effettuò numerose epurazioni, deportando le decine di migliaia di oppositori rimasti fedeli al comunismo.

La lotta allo stalinismo

Espulso, Trotsky iniziò un'ampia corrispondenza volta a riunire tutti i comunisti consapevoli che Stalin stava tradendo la rivoluzione e lanciò per l'URSS un Bollettino dell'opposizione. Testi come La rivoluzione permanente, La storia della Rivoluzione russa, La mia vita, la mia vita, La rivoluzione tradita e numerosi altri, rimangono come il concentrato dell'esperienza rivoluzionaria di un’intera epoca.

Fino al 1933, i trotskisti lottarono per cercare di “raddrizzare” i partiti comunisti e l'Internazionale. Ma in quel anno, la disfatta senza lotta del movimento operaio tedesco di fronte ai nazisti e l’assenza di reazione nell'Internazionale nei confronti dell’orientamento politico di Stalin, che aveva impedito ogni vera risposta operaia all'ascesa di Hitler, significavano che l’Internazionale comunista era morta e che bisognava costruirne una nuova.

Per Trotsky, la vittoria del nazismo annunciava anche una guerra mondiale. Il tempo stava per scadere. Il risveglio dei lavoratori negli anni '30 negli Stati Uniti, in Francia e in Spagna fu di breve durata. La Quarta Internazionale fu proclamata nel settembre 1938, in un periodo di riflusso. Il suo programma, il Programma di transizione, mirava ad armare i militanti operai per un nuovo periodo rivoluzionario. Alla fine della Seconda guerra mondiale, il fronte dell'imperialismo e della burocrazia stalinista riuscì ad impedire una nuova ondata rivoluzionaria della classe operaia. Nondimeno il programma rimane attuale.

Con i processi di Mosca, inscenati dal 1936 al 1938, Stalin liquidò la generazione d'Ottobre e riversò menzogne e calunnie contro Trotsky e suo figlio Lev Sedov, accusati di tutto ciò che andava storto in URSS e addirittura di essere alleati di Hitler e Mussolini! Una commissione, presieduta dall'accademico liberale americano Dewey, permise a Trotsky di confutare queste calunnie, ma il messaggio era chiaro: l'apparato stalinista voleva la testa di Trotsky e suoi amici. Prima di lui, Sedov e diversi collaboratori furono assassinati.

Innalzando la bandiera dell'internazionalismo, cioè la necessità per il proletariato di estendere la rivoluzione a tutto il mondo, unico modo per sconfiggere la dittatura del capitale sull'umanità, Trotsky ha assicurato la continuità della tradizione marxista. La burocrazia che governava l'URSS, per potere pretendere di parlare e agire a nome del proletariato mentre gli voltava le spalle nei fatti, doveva sopprimere coloro che denunciavano questa usurpazione. Stalin e la casta al potere nell’Unione sovietica temevano che, nonostante i loro sforzi per cancellare il ricordo dell’Ottobre, una voce si fosse ancora espressa per continuare e organizzare la lotta contro il capitalismo e la burocrazia.

Facendo assassinare Trotsky, Stalin inferì un duro colpo al movimento operaio rivoluzionario, privandolo del suo leader più esperto. Ma ottant'anni dopo la sua morte, la corrente trotskista esiste ancora. È certamente debole, divisa e priva di legami con la classe operaia, ma le idee trotskiste rappresentano ancora la speranza della rivoluzione proletaria, l'unico modo per mandare il capitalismo a raggiungere lo stalinismo nella pattumiera della Storia.