Non appena è stato pubblicato l'ultimo progetto di Trump sull'Ucraina, la “coalizione dei volenterosi” – ovvero gran parte dei dirigenti – è scesa in campo. La coalizione ha gridato che un tale piano favoriva troppo Mosca, che nessuna pace poteva essere conclusa in Ucraina alle spalle del suo governo e dell'Unione europea.
Per Macron, l'obiettivo deve essere "la pace, non la capitolazione". L'ex presidente francese Hollande ha detto che "il piano di Trump per l'Ucraina riduce l'Europa al ruolo di spettatore assediato". Per ammettere crudamente che, in questa vicenda, l'UE non conta nulla, bisogna trovarsi, come lui, in una semi-pensione forzata. Ma per i dirigenti europei che sono ancora in carica, la difficoltà sta nel riconoscere, davanti alla loro opinione pubblica, che non decidono granché. Inoltre, dovrebbero ammettere che, volenti o nolenti, dovranno allinearsi a ciò che vuole Washington. In altre parole, dovranno ingoiare un accordo nel quale il regime ucraino ha perso gran parte del suo peso da quando i suoi padrini americani hanno trovato il modo di farne a meno per difendere i loro propri interessi.
A questo si aggiunge il fatto che il potere ucraino, che i dirigenti europei hanno tanto osannato, dicendo che doveva essere sostenuto a tutti i costi, è così indebolito dagli scandali di corruzione su larga scala che Zelensky potrebbe dover cedere il posto da un giorno all'altro. Potrebbe essere, ad esempio, il suo predecessore, il miliardario Poroshenko, che in piena guerra si permette di chiedere le dimissioni del governo Zelensky.
In realtà, i dirigenti europei sono soprattutto mortificati nel vedere che si prepara un accordo in cui loro saranno i parenti poveri e in cui i trust americani – e russi – si aggiudicheranno una grossa fetta della torta. Ma la diplomazia e i diplomatici possono servire a mascherare la brutalità dei rapporti di forza e della loro espressione. Per far passare il rospo e consentire alle potenze imperialiste di secondo piano di non perdere troppo la faccia, Trump ha lasciato ai suoi alleati il diritto di discutere il suo piano e persino, per non ferire troppo il loro amor proprio, la possibilità di "migliorarlo".
I dirigenti europei e Zelensky non smettono quindi di elogiare i "progressi" e gli "avanzamenti" ottenuti: il testo, diventato "migliore", potrebbe essere ancora "migliorato", almeno finché Trump non fischierà la fine della partita. A meno che non veda l'occasione, soffiando il caldo e il freddo, di ottenere alcune concessioni da Putin, di cui potrebbe vantarsi a gran voce.
Se, dopo tutto questo, Trump non si troverà in buona posizione per il premio Nobel per la pace 2026, allora non ci si capisce più nulla... Quanto a Macron, Merz, Starmer o Meloni, potranno sempre affermare di aver lavorato anche loro per la "pace".
Per i mercanti di cannoni e i dirigenti imperialisti, che sono i loro commessi, la pace preferita è spesso quella dei cimiteri.
P. L.