Israele: una popolazione ostaggio dell'estrema destra

Il 3 novembre, la commissione per la sicurezza nazionale della Knesset, il Parlamento israeliano, ha votato su iniziativa di una deputata del partito di estrema destra, Forza Ebraica, una proposta di legge che introduce la pena di morte per “gli autori di attacchi terroristici”.

Questa proposta di legge sarebbe sostenuta da Netanyahu e il ministro Itamar Ben-Gvir, leader di questo partito di estrema destra, ha minacciato di ritirare il suo sostegno al primo ministro se la legge non fosse stata sottoposta a votazione prima del 9 novembre. Lo stesso Ben-Gvir aveva pubblicato poco prima un video in cui elogiava la pena di morte e si metteva in posa davanti a prigionieri palestinesi distesi a terra a faccia in giù e con le mani legate.

L'estrema destra alimenta anche una campagna mediatica che ha come obiettivo Yifat Tomer-Yerushalmi, generale di divisione ed ex capo avvocato dell'esercito israeliano, recentemente costretta a dimettersi. È accusata dai vertici dell'esercito di aver coperto, nell'agosto 2024, la fuga di video di soldati che picchiavano e torturavano un prigioniero palestinese nella famigerata prigione di Sde Teiman, nel sud di Israele. I medici avevano poi testimoniato le gravi lesioni riportate dal detenuto, tra cui costole rotte e lacerazioni al retto. Tuttavia, è stata proprio la generale Tomer-Yerushalmi a subire il diluvio di insulti da parte dell'opinione pubblica nazionalista, che forse l'ha spinta a considerare l'idea di togliersi la vita per non essere ricercata, interrogata e arrestata. Secondo coloro che tengono le redini del Paese, avrebbe "causato un danno considerevole alla reputazione di Israele". Cosa si deve dire allora dei due anni di massacri della popolazione di Gaza?

L'arresto dei militari riservisti coinvolti in queste violenze aveva allora dato luogo a manifestazioni di militanti ultranazionalisti di estrema destra, con in testa i ministri. Per quanto riguarda la situazione dei mille detenuti palestinesi a Sde Teiman, centro creato appositamente per rinchiudere i palestinesi di Gaza arrestati arbitrariamente dalle forze armate israeliane dopo il 7 ottobre 2023, le voci che la denunciano in Israele vengono rapidamente messe a tacere.

Tuttavia, il 1° novembre, migliaia di persone hanno manifestato, principalmente a Tel Aviv, ma anche ad Haifa e Gerusalemme, in omaggio al primo ministro Yitzhak Rabin, assassinato nel 1995 da un militante di estrema destra, nonostante fosse stato uno degli artefici degli accordi di Oslo del 1993.

Questi manifestanti hanno anche voluto mostrare la loro opposizione alla politica della coalizione al potere, guidata da Netanyahu e dai suoi complici di estrema destra Smotrich e Ben-Gvir. Ma le radici dell'attuale disastro affondano anche nella politica di tutti i governi che li hanno preceduti dal 1948, compreso quello di Rabin. Le prigioni a cielo aperto che da decenni sono Gaza e, sempre più, la Cisgiordania per i palestinesi, sono il risultato di una politica costante e violenta di negazione dei diritti dei palestinesi. È anche questa politica che ha portato in Israele stesso a un rafforzamento delle tendenze di estrema destra e ha prodotto governi sempre più reazionari, il cui peso si fa sentire su tutta la popolazione.

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