Gaza: silenzio, si stermina un popolo

Le immagini che giungono dalla striscia di Gaza sono spaventose. Cadaveri stesi dopo il bombardamento di un mercato o di una scuola. Pescatori freddamente uccisi mentre cercavano di procurarsi del pesce per sopravvivere. Bambini che non hanno altro che pelle e ossa. Folle che si contendono le distribuzioni di cibo. Sguardi di sofferenza e disperazione. Grida d'aiuto.

Da quando Netanyahu ha rotto la tregua, il 18 marzo, altre migliaia di abitanti sono stati uccisi e coloro che sfuggono alle bombe sono minacciati dalla carestia, perché il governo israeliano impedisce da oltre due mesi l'ingresso di cibo e beni di prima necessità a Gaza. L'esercito israeliano ha anche attaccato, in mare, navi umanitarie che tentavano di rifornire Gaza!

La guerra condotta da Netanyahu non è una guerra contro Hamas. È una guerra di pulizia etnica. Il suo obiettivo è quello di distruggere ogni possibilità di esistenza di uno Stato palestinese, a Gaza o in Cisgiordania. Il suo governo ha richiamato decine di migliaia di riservisti per la conquista di Gaza: dopo aver massacrato e terrorizzato la popolazione, vorrebbe deportarla, volente o nolente. Il progetto cinico di Trump, che consiste nel fare della striscia una Riviera su decine di migliaia di cadaveri, è in marcia!

Dopo mesi di massacro, una parte dei dirigenti europei ha finalmente cominciato a criticare Netanyahu. Ma è solo perché Trump, in viaggio in Medio Oriente, ha preso un po’ le distanze nei confronti della politica israeliana. Non l’ha fatto perché preoccupato della sorte della popolazione palestinese, ma perché non vuole compromettere i contratti miliardari che sta portando a termine con l’Arabia saudita e le monarchie del Golfo. Allora i dirigenti europei non vogliono essere in ritardo col rischio che questi soldi vadano solo a vantaggio delle ditte americane. Ma loro come Trump rimangono fondamentalmente solidali con i carnefici di Tel Aviv.

I dirigenti imperialisti sostengono Israele in nome del diritto degli ebrei ad avere il loro Stato. Ma questo li interessa solo perché i dirigenti israeliani difendono i loro interessi nella regione. E chi può credere che proteggano gli ebrei coprendo il massacro attuale? La politica di Netanyahu è criminale per i palestinesi e suicida per gli israeliani. I manifestanti israeliani cominciano a denunciarla e alcuni riservisti si rifiutano di presentarsi al richiamo delle autorità militari. Per ora, denunciano soprattutto una nuova operazione bellica che mette in pericolo la vita degli ostaggi, ma in realtà, tutti gli israeliani sono ostaggi di questa politica guerrafondaia che li condanna a vivere in un campo trincerato, in guerra contro tutti i loro vicini. Ogni nuovo bombardamento alimenta l'odio e il desiderio di vendetta. Nuove generazioni di palestinesi si uniranno alle file dei combattenti a Gaza, in Libano, nello Yemen, in Siria. Israele, che ha già esteso il conflitto a tutti questi paesi, non ha finito di fare la guerra!

Non è riempiendo i cimiteri e deportando centinaia di migliaia di persone che si costruisce la pace. L’unico modo sarebbe di cessare ogni oppressione, smantellare le colonie, porre fine alla politica di apartheid, riconoscere l'uguaglianza di diritti tra i popoli! E contrariamente a ciò che vogliono far credere le organizzazioni sioniste di estrema destra da un lato e le organizzazioni islamiste reazionarie dall'altro, la convivenza fraterna tra il popolo israeliano e quello palestinese, così come con i popoli arabi vicini, è possibile.

Gli stati imperialisti hanno tracciato confini artificiali tra il Libano, la Siria, l'Iraq e la Giordania. Hanno messo i popoli gli uni contro gli altri, israeliani contro palestinesi, arabi contro curdi, maggioranze sunnita o sciita contro minoranze cristiane, drusi, alawiti. Solo una federazione dei popoli del Medio Oriente in cui tutti siano uguali e abbiano gli stessi diritti permetterà di uscire dalla guerra permanente.

Questo può essere realizzato solo se gli oppressi di questa regione si alzano contro la volontà di dominazione e di sfruttamento dei loro rispettivi dirigenti. Tocca anche ai lavoratori dei paesi d’Europa e America portare avanti questa prospettiva contro i loro dirigenti complici di questo nuovo genocidio.

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