Trump, che vuole far votare il bilancio 2026 dello Stato federale, l'ha chiamato "grande e bella legge", cosa che è effettivamente per i ricchi. La legge prevede di estendere i tagli fiscali approvati nel suo primo mandato. Oltre a questi sgravi, di cui beneficeranno soprattutto i più ricchi, sono un aumento delle spese per le forze armate e per la “gestione” delle frontiere.
Questo bilancio contiene anche attacchi contro il sistema Medicaid, che permette ai più poveri di beneficiare di alcune cure gratuite. Il provvedimento esclude da questo aiuto dieci milioni di persone, secondo l'ufficio del bilancio del Congresso. Anche un senatore repubblicano si oppone perché, dice, è attaccare "i lavoratori e i loro figli", e precisa: "Più del 20% degli abitanti del Missuri [dove è eletto] ha Medicaid, non perché lo vogliono, ma perché sono troppo poveri per permettersi un'assicurazione medica privata."
Quando si tratta di sprecare 150 miliardi di dollari per un'ipotetica "cupola dorata" antimissile, aggiungendosi ai 1.000 miliardi dei finanziamenti militari, non si parla più del debito federale troppo alto, e neanche quando si vota sui tagli alle tasse che rallegrano i miliardari.
Trump, invece, impone una tassa aggiuntiva del 3,5% sulle rimesse dei lavoratori immigrati alle loro famiglie. Ogni anno, 65 miliardi di dollari sono trasferiti in paesi poveri, principalmente dell'America Latina o dell'Africa. Questi importi rappresentano fino al 20% del PIL del Guatemala o di Haiti. Ma i lavoratori interessati, che già pagano le tasse, vedranno dunque la parte del loro salario di cui si privano per far vivere la loro famiglia, tassata una seconda volta.
Sempre in prima linea sulla demagogia anti-immigrati, Trump è riuscito a far approvare dalla Corte suprema la sospensione dello status protettivo di cui 350.000 immigrati venezuelani beneficiavano fino ad allora. Possono essere arrestati e deportati fuori dagli Stati Uniti. Gli immigrati cubani, haitiani e nicaraguensi temono di essere i prossimi sulla lista e milioni di altri hanno anche di che preoccuparsi. Trump attacca così un'intera parte della classe operaia. A questa parte degli operai bianchi che votano per lui e che subiscono quanto gli altri lavoratori l'erosione dei salari dovuta all'inflazione, offre solo una vetrina di pregiudizi razzisti destinata a soddisfarli.
Questo presidente si definisce anche il rappresentante degli "americani medi" contro l'élite accademica. Da quando le proteste contro il sostegno degli Stati Uniti alla terribile guerra di Israele contro i palestinesi si sono svolte l'anno scorso nelle università, Trump accusa queste ultime di antisemitismo e vuole metterle in riga. Quindi ha tolto all'università di Harvard i finanziamenti federali e le chiede di comunicare all'FBI l'identità dei manifestanti, di licenziare gli insegnanti che non si sono opposti a queste manifestazioni e ultimamente di non accogliere più studenti stranieri.
Trump vorrebbe poter imporre qualunque cosa, anche se la legge non gliene dà il diritto. Alcune istituzioni resistono per difendere le loro prerogative, ma è una barriera molto fragile. Prima o poi, sarà la stessa classe operaia degli Stati Uniti che dovrà alzarsi contro le iniziative di Trump e dei capitalisti.
L D