Il capitalismo è un’economia decerebrata che non può regolare i suoi atti con la coscienza dei loro effetti. Ma il suo carattere devastatore non deriva da questo solo fatto. Nel corso dei secoli passati, gli esseri umani hanno sfruttato la natura in modo insensato senza pensare all’avvenire dell’umanità tutta intera. Ma il loro potere era minimo. La natura era così vasta e così possente che con i loro deboli mezzi tecnici, essi non potevano farle subire dei danni che eccezionalmente. Il capitalismo, invece, ha rimpiazzato il bisogno locale con il bisogno mondiale, ha creato dei mezzi tecnici per sfruttare la natura. Si tratta allora di enormi masse di materia che subiscono dei mezzi di distruzione colossali e sono movimentati da possenti mezzi di trasporto. La società sotto il capitalismo può essere comparata alla forza gigantesca di un corpo sprovvisto di ragione. Nel momento che il capitalismo sviluppa una potenza senza limite, devasta simultaneamente l’ambiente dove vive in modo insensato. Solo il socialismo, che può dare a questo corpo possente coscienza e azione riflessiva, rimpiazzerà contemporaneamente la devastazione della natura con un’economia razionale.
Anton Pannekoek, “La distruzione della natura”, 1909