Non passa giorno in cui non sembri palese che si stia vivendo in una società distonica, incapace di governare i propri equilibri e di gestire in modo cosciente le sue componenti. Non che si possa chiedere equilibrio a una società capitalistica matura come quella in cui viviamo. Ma diventa sempre più difficile distinguere il dramma dalla farsa
Nel giorno stesso in cui abbiamo appreso della dipartita dell'ottantaseienne ex pluripresidente del Consiglio Silvio Berlusconi, hanno perso la vita nei cantieri e nei posti di lavoro cinque esseri umani. In provincia di Catania un operaio edile precipitato da un solaio di una casa in costruzione; a Brescia un ragazzo di 23 anni, caduto dai 50 metri di altezza di un traliccio dell'alta tensione; nel veronese un operaio travolto mentre lavorava su un cantiere dell'autostrada A4; in provincia di Bari padre e figlio morti per le esalazioni mentre pulivano una cisterna; nello stesso giorno è morto un operaio di 38 anni caduto qualche giorno prima dal tetto di un capannone sul quale stava installando pannelli fotovoltaici. Nel giro di un paio di settimane si sono registrate due giornate nere per gli infortuni mortali sul lavoro, perché anche il 25 maggio scorso si sono avuti in un solo giorno cinque morti: tre in Lombardia, tra i quali uno al suo primo giorno di lavoro in un'impresa tessile e un muratore di 60 anni caduto da un' impalcatura, uno in Sardegna e un altro in Calabria.
Non siamo ancora a metà anno, e i dati degli infortuni mortali sul lavoro nel primo quadrimestre ammontano a 264, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022. Ogni giorno, senza sapere dove né come, possiamo essere matematicamente certi che due, tre o più persone non torneranno mai a casa dal lavoro. Possiamo essere quasi altrettanto matematicamente certi che per queste vittime difficilmente saranno individuati dei colpevoli, e anche qualora lo fossero, sconterebbero pene molto lievi. Esistono gli omicidi stradali, per chi ammazza qualcuno guidando l'auto; non esiste in nessun caso l'omicidio sul lavoro, e anzi spesso in questi casi si adombra l'esclusiva responsabilità della vittima, per imprudenza, imperizia etc.
Queste persone, questi morti, in una società che non fosse affetta da una morbosa alterazione delle percezioni, farebbero notizia, susciterebbero rabbia, indignazione, bisogno di reagire con forza. Invece, pur non lasciando indifferenti, vengono accettate come un tributo ineluttabile, eventi inevitabili che stanno nella normalità delle cose. Può sembrare un parallelo incongruo, ma la contemporanea scomparsa di un improbabile eroe come il Berlusconi, accolta con il codazzo di lamentazioni, onori, osanna e prefiche piangenti per giorni e giorni, il rimpianto a reti unificate, il lutto nazionale, i funerali di stato solenni nel duomo di Milano, il coro unanime e stucchevole di adulatori e lacchè vari lascia decisamente allibiti.
Non che resti molto da dire del personaggio, son cose che tutti sanno, e malgrado ciò hanno occupato ore e ore di dibattiti televisivi, deduzioni e controdeduzioni, tiepide critiche e difese appassionate, un coro di encomi interrotto da rare voci discordi. Trattasi infine di un tizio che ha fatto soldi, tanti soldi, e questo da solo ne fa un indiscutibile eroe di buona parte della nostra società. Trattasi altresì di un pregiudicato, condannato per frode fiscale, e questo ne fa a maggior ragione oggetto di solidarietà per molti della sua risma, essendo gli evasori una moltitudine in genere subita, se non accettata e anzi apprezzata; molte altre condanne le ha evitate per prescrizione o ha inventato leggi che hanno impedito che venisse processato, motivo anche questo di apprezzamento per la furbizia e l'abilità che lo distinguevano; era stato iscritto alla loggia massonica P2, quella per capirsi di uomini come Licio Gelli, accusato di stragi e tentativi di golpe, e d'altra parte non arrivi dove è arrivato lui se non disponi di un aiutino; quanto ai suoi rapporti con personaggi coinvolti con mafia e mafiosi, fa specie l'omaggio perfino di un presidente della Repubblica con un fratello assassinato dalla mafia.
Tutto sommato ancora più dell'uomo fanno riflettere i miti che incarna e la società che lo ha espresso. Senza una società pronta a identificarsi con personaggi di questo tipo, questo tipo di personaggi non assumerebbero una rilevanza tale da influenzare un trentennio. Questo vale tanto sul piano politico quanto su quello più ampio della mentalità e degli stili di vita; di modelli da lui rappresentati come la ricerca esclusiva dell'interesse personale; del consenso come unico metro per la valutazione dell'agire politico; della mercificazione di tutto, che siano i voti favorevoli dei deputati come il corpo delle donne, preferibilmente di bell'aspetto, che sia in Parlamento, in TV, nelle "cene eleganti", o più semplicemente nell'agire quotidiano. Tutti aspetti che hanno marcato un'epoca per i suoi molti seguaci, e di cui ancora si vedono gli effetti.
Pensare che la superficialità, la volgarità, il degrado dei rapporti sociali siano soltanto un portato del berlusconismo non rende giustizia all'insieme dei rapporti di forza nella nostra società, che hanno cause e origini molto più profonde. Ma i funerali solenni a spese dallo Stato, un'eccezione non prevista dalla legge, e il lutto nazionale imposto a tutti, fanno dell'evento una caricatura in assoluto grottesca e decisamente imbarazzante. Chiosa finale, quella impagabile dell'Arcivescovo di Milano nella sua orazione funebre: "Uomo di vita, amore e gioia". Con buona pace di noialtri peccatori...
Aemme