L'ex-Segretariato Unificato della Quarta Internazionale dal trotskismo all'“ecosocialismo„

Da “Lutte de classe” n° 195 – Novembre 2018

L'organizzazione che ha preso pochi anni fa il nome di Ufficio esecutivo della Quarta Internazionale, e fu a lungo conosciuta come Segretariato unificato (SU), si rivendica oggi anticapitalista e “ecosocialista„. È da notare che in nessuno dei testi discussi al suo ultimo congresso tenutosi nel febbraio scorso, si fa mai riferimento al trotskismo. Nondimeno, fosse solo per il suo nome, questa organizzazione continua a presentarsi come l'erede dell'organizzazione fondata da Trotsky nel 1938.

Ed è prendendo in considerazione questa sua pretesa di incarnare una tale continuità che, in quanto militanti rifacendoci anche noi alla battaglia di Trotsky ed al suo programma, intendiamo discutere la politica di questa corrente. Come definiscono questi compagni la loro "comprensione del ruolo e dei compiti della Quarta Internazionale", per usare i termini di uno dei loro testi congressuali?

In questo testo spiegano che il loro “obiettivo è quello di costruire partiti utili alla lotta di classe. (…) Lo scopo ultimo di questi partiti è quello di liberarsi dal sistema (capitalista) esistente, anche se questo scopo è espresso in termini molto generali„. Si tratta, per loro, di invitare i militanti “ad essere parte integrante e leale della costruzione e della direzione di questi partiti, non al solo scopo di reclutamento o nell’attesa di poterne denunciare possibili tradimenti„.

Tutto questo viene espresso in termini molto generali che consentono di includere in questa categoria molti partiti riformisti. Questi compagni non si prefiggono più solo l'obiettivo di entrare in questi partiti presentando ciò come una tappa della costruzione di un partito rivoluzionario, come può essere stato il caso in diversi periodi della loro storia. Oggi hanno abbandonato ogni prospettiva di creare un'organizzazione rivoluzionaria indipendente.

Per illustrare ciò che poteva significare tale politica, la posizione assunta in Brasile nei confronti del Partito dei Lavoratori (PT) fu a lungo indicata, dalla direzione del Segretariato Unificato, come modello ai suoi militanti. Vale quindi la pena soffermarcisi.

Quando il Segretariato Unificato costruiva

onestamente il Partito dei lavoratori in Brasile

Il partito dei lavoratori (PT), ufficialmente fondato nel 1981, non si è mai definito socialista o marxista, ancora meno comunista. La sua grande forza non risiedeva nelle sue idee o principi, che variavano a seconda dei militanti e dei momenti, ma nella sua influenza sulla classe operaia, tramite migliaia di militanti sindacali che, come il suo dirigente Lula, avevano organizzato le lotte, la resistenza alla borghesia ed alla dittatura militare in atto fino al 1984. La direzione del PT, composta da dirigenti sindacali, militanti cristiani ed intellettuali socialdemocratici, mirava sin dall'inizio al potere governativo. Tollerava la presenza di militanti rivoluzionari, trotskisti o maoisti, nella misura in cui potevano esserle utili.

La corrente legata al Segretariato Unificato, Democrazia Socialista (DS), ha partecipato sin dall'inizio alla costruzione del PT. Nel 1986, DS è stata riconosciuta come una delle tendenze del PT. Quando Lula diventò presidente nel 2003, DS raccoglieva il 10% dei voti alle elezioni interne del PT e contava circa 400 militanti, di cui alcuni occupavano posti di responsabilità come sindaci, deputati, senatori, consiglieri, amministratori vari. Il governatore dello Stato di Rio Grande do Sul e il sindaco della sua capitale, Porto Alegre, appartenevano a questa tendenza. Un membro di DS, Miguel Rossetto, diventò ministro dello sviluppo rurale nel primo governo di Lula e fu come tale incaricato della riforma agraria.

Non ritorneremo qui su quella che è stata la politica del PT alla testa dello Stato; basti dire che è stato un fedele gestore degli affari della borghesia. L'arrivo di Lula al potere ha coinciso con un periodo di crescita dell'economia brasiliana, cosa che gli dette alcune possibilità per finanziare programmi sociali destinati ai più poveri senza intaccare gli interessi della borghesia. Ed è stata principalmente quest'ultima a beneficiare di questo periodo di crescita, e la politica del PT l'ha aiutata a farlo. Invece quando, dopo qualche anno, la congiuntura economica cambiò, il PT fece sì che le classi popolari fossero le più colpite dalla crisi. I tredici anni di presenza di questo partito alla presidenza del Brasile hanno permesso ai suoi dirigenti, ai suoi ministri ed ai suoi funzionari eletti di farsi un posto nelle istituzioni della borghesia, accanto ai partiti tradizionali delle classi privilegiate con cui hanno governato.

La politica di Lula e del PT era prevedibile. Il ruolo dei rivoluzionari è quello di combattere le illusioni suscitate da questo tipo di riformisti che, per farsi eleggere, fanno promesse ai lavoratori e finiscono per tradirli, una volta al potere, dove difendono gli interessi della borghesia. Col partecipare onestamente alla costruzione del PT per vent'anni, i militanti legati al Segretariato Unificato hanno invece contribuito, nella misura delle loro forze, a diffondere queste illusioni, anche nell'ambito del loro stesso movimento.

Fin dal primo anno del mandato di Lula, numerosi rappresentanti eletti di DS criticarono la politica adottata dal governo, in particolare la riforma che innalzava l'età pensionabile dei dipendenti pubblici federali e riduceva le loro pensioni. Dopo essere stati esclusi dal PT, fondarono nel 2004 il Partito del Socialismo e della Libertà (Psol), un'organizzazione che riprende il discorso del PT dei suoi primi tempi e non è meno riformista.

Una lunga discussione cominciò allora nel Segretariato Unificato. Alcuni davano ragione ai militanti di DS rimasti nel PT, compreso nel governo, ed altri a quelli che aderivano al Psol. Dopo aver esitato, la direzione del Segretariato Unificato scelse il Psol. Ma solo una piccola minoranza dei suoi militanti decise di lasciare DS, la maggior parte preferì infatti rimanere fedele a Lula, conservando così le proprie posizioni e i propri posti.

Quali lezioni ne traggono oggi i dirigenti dell’ex-Segretariato Unificato? Nessuna! “L'evoluzione del PT brasiliano non ha condotto alla fine da nessuna parte„, notano, accontentandosi di aggiungere: “Ciò non significa che abbiamo sbagliato a parteciparvi„. E concludono: “I compagni brasiliani, in seguito al tradimento del PT, partecipano alla costruzione del Psol„;

L'entrismo “sui generis„ nei PC

Un simile atteggiamento non è una novità. In passato, questi compagni ed i loro antenati politici hanno sempre dato prova dello stesso opportunismo. La loro politica è sempre stata quella di cercare di mettersi sulla scia di altre correnti in ascesa.

Il loro accodarsi alle organizzazioni staliniste e socialdemocratiche li ha portati per un intero periodo, dal 1953 al 1968, a raccomandare una politica definita dai suoi inventori come “entrismo sui generis„, che consisteva nel fare entrare i loro militanti nei partiti comunisti e socialisti1.

Durante quegli anni, la maggior parte delle sezioni del Segretariato Unificato furono ridotte ad un ufficio che pubblicava una rivista trotskista, mentre i loro militanti scomparivano all'interno dei PC e dei PS. Fu solo nel 1970 che il Segretariato unificato pose ufficialmente fine a questa politica, senza peraltro criticarla davvero.

L’accodarsi alle direzioni nazionaliste del Terzo Mondo

Mentre negli anni ‘50 e ‘60 numerosi paesi attraversavano grandi lotte che a volte coinvolgevano vasti strati della popolazione, le prese di posizione e le analisi del Segretariato Unificato gli servirono solo a giustificare la sua rinuncia a definire una politica indipendente da proporre ai lavoratori.

I suoi dirigenti si trasformarono in consiglieri del dirigente iugoslavo Tito o del nazionalista algerino Ben Bella. Oltre ad essere perfettamente ridicola, tale politica induceva i militanti di questi paesi a mettersi completamente a rimorchio di direzioni politiche nazionaliste piccolo-borghesi. Così, durante la guerra d'Algeria, non solo il Segretariato Unificato non pose mai la questione della costruzione di un'organizzazione proletaria indipendente, ma presentò il FLN come l'unica direzione rivoluzionaria possibile. E tale orientamento durò ancora anni dopo la fine della guerra d'Algeria.

In quegli anni, per opportunismo nei confronti dei movimenti di guerriglia che si sviluppavano in America latina, il Segretariato Unificato indusse le sue varie sezioni sudamericane a dichiararsi favorevoli a questo metodo di lotta armata, piuttosto che a cercare di stabilirsi nella classe operaia. Alla fine degli anni ‘70, il Segretariato Unificato ha riconosciuto che questa politica era stata un errore, ma ancora una volta senza cercare di trarne le conclusioni. In seguito diede prova dello stesso atteggiamento, nell’accodarsi ai sandinisti in Nicaragua e a Chavez in Venezuela.

La svolta verso “l'ecosocialismo„

Oggi, è la stessa politica opportunista che viene proposta ma, visto il riflusso politico di questi ultimi vent'anni, gli ambienti a cui adattare il proprio discorso sono cambiati: per seguire i temi in voga negli ambienti della piccola borghesia di sinistra, questi compagni hanno operato nel 2010 “una svolta verso l'ecosocialismo„. Nei testi del loro ultimo congresso, si presta grande attenzione alla lotta contro il riscaldamento globale, alla lotta per la democrazia, per i diritti umani, per le donne, per gli studenti, ecc. I lavoratori sono solo una categoria fra le altre, con i loro problemi, senza che mai sia affermato che la classe operaia è l'unica classe rivoluzionaria, che deve guidare la lotta degli oppressi.

Per molto tempo, il Segretariato Unificato ha avuto la pretesa di funzionare come un'organizzazione internazionale secondo le regole del centralismo democratico. In realtà, ogni sezione nazionale faceva in genere ciò che voleva, a condizione che non lo dicesse. Ma, di fronte a divergenze politiche sempre più affermate, il Segretariato Unificato è stato portato a riconoscere un numero sempre crescente di organizzazioni come “simpatizzanti„. Nel 2003, ha abbandonato ufficialmente il centralismo democratico e si è trasformato in un ufficio esecutivo che serve a mantenere collegamenti tra le sezioni.

A forza di raccomandare alle loro sezioni l'autoscioglimento in movimenti presumibilmente più larghi, gli stessi dirigenti del Segretariato Unificato hanno contribuito essi stessi ad indebolire la loro organizzazione. Così, quella che era la sezione francese del Segretariato Unificato, la LCR (Lega comunista rivoluzionaria), ne fu a lungo una delle sue sezioni più importanti. Nel 2009 i suoi dirigenti hanno fatto la scelta di creare l'NPA (Nuovo partito anticapitalista) insieme a correnti che rifiutavano di appartenere al Segretariato Unificato. L'NPA come tale non ne fa quindi parte e coloro che vi aderiscono lo fanno individualmente. Per aggiungere confusione politica, si può notare che alcuni ex militanti della LCR che hanno lasciato l'NPA per raggiungere il Fronte di sinistra e poi il movimento Ensemble (Insieme), la cui deputata di “La France insoumise” (Francia ribelle), Clémentine Autain, è oggi la figura più conosciuta, sono rimasti membri della Quarta Internazionale.

Oggi, per giustificare la propria esistenza, il Segretariato Unificato sottolinea la necessità di mantenere un quadro internazionale per condurre dei dibattiti. Ma poiché tali dibattiti non servono alle varie sezioni per definire la loro politica, la loro utilità non è molto chiara. In ogni caso, anche se porta ancora il nome di Quarta Internazionale, questa organizzazione non ha più nulla a che fare con il partito mondiale della rivoluzione che Trotsky aveva voluto fondare, e ciò da molto tempo.

Mantenere una corrente che fa riferimento al trotskismo

Trotsky aveva voluto creare un'organizzazione in grado di garantire la trasmissione di un capitale politico, quello del bolscevismo e della rivoluzione russa, alle nuove generazioni militanti. Sapeva che l'organizzazione creata era debole, tagliata fuori dal movimento operaio a causa dello stalinismo e che subiva numerose deformazioni per via dei suoi legami con gli ambienti della piccola borghesia.

Ma, pur consapevole delle debolezze della sua organizzazione, cercava di educare dei militanti che si ponessero l'obiettivo di intervenire e guidare le lotte rivoluzionarie della classe operaia. Nel maggio 1940, mentre la guerra era cominciata in Europa, rivolgendosi ai militanti della Quarta Internazionale, Trotsky scriveva nel Manifesto d'allarme: “Ogni aderente di base della nostra organizzazione non solo è autorizzato, ma d’ora in poi deve considerarsi come un ufficiale dell'esercito rivoluzionario che sarà costituito nella foga degli eventi„. E concludeva: “La nuova generazione di operai che la guerra spingerà sulla strada della rivoluzione prenderà il suo posto sotto la nostra bandiera„.

Ciò non è avvenuto. Rimane intero il problema di costruire partiti rivoluzionari, capaci di ridare vita ad un'Internazionale rivoluzionaria, così come la questione della trasmissione del capitale d'esperienza accumulato dalla classe operaia attraverso le sue lotte per rovesciare il capitalismo.

Ecco perché, in particolare in questo periodo di regressione, è essenziale mantenere una corrente che continui a rivendicarsi apertamente trotskista e i cui militanti dedichino i loro sforzi a radicare queste idee nella classe operaia, l'unica classe la cui lotta sarà in grado di dare una soluzione ai problemi dell'umanità.

23 ottobre 2018