In Italia, le poche notizie che filtravano sull’insurrezione di Parigi e sulla sua brutale repressione accelerarono potentemente lo sviluppo del movimento socialista e, in particolare, dell’Internazionale. Fino ad allora, il partito di Mazzini e le correnti a lui vicine erano praticamente egemoni nelle associazioni operaie. Una sezione dell’Internazionale si era costituita a Napoli nel 1867 su iniziativa dell’esule russo Bakunin. Ma, in generale, l’azione dei mazziniani volta a tenere lontani gli operai italiani dall’Internazionale e dalle idee socialiste ebbe successo per diversi anni. La Comune cambiò tutto. La presa di posizione pubblica di Mazzini contro i comunardi parve a molti di quelli che lo avevano seguito fino ad allora come un incomprensibile passaggio nel campo della reazione. Sempre più numerose associazioni operaie chiesero di aderire all’Internazionale, mentre i migliori militanti repubblicani ne divenivano i promotori e gli organizzatori. A questa trasformazione contribuì fortemente anche la rottura di Garibaldi con Mazzini. Il generale, per quanto confuso dal punto di vista politico, ebbe parole di simpatia nei confronti degli insorti parigini e dell’Internazionale che vi giocò un ruolo non trascurabile. Fu sua la famosa frase che la definì “il sole dell’avvenire”. Nello Rosselli, nel suo “Mazzini e Bakunin”, scrisse: “Non si esagera dunque affermando che i due terzi del contingente internazionalista italiano del 1871- 72 provengono dal mazzinianismo”. Nel novembre del 1871, Mazzini promosse un Congresso nazionale delle associazioni operaie che avrebbe dovuto, secondo le sue intenzioni, sancire la completa estraneità del mondo operaio organizzato all’Internazionale, al socialismo, alla Comune. In realtà questa iniziativa, alla quale aderirono 135 società operaie, fornì un’insperata tribuna ai giovani internazionalisti italiani i quali vi fecero circolare un documento scritto da Bakunin e dall’italiano Tucci, capo della sezione napoletana. I mesi seguenti videro uno sviluppo eccezionale dell’Internazionale in Italia. L’impronta iniziale del socialismo internazionalista italiano fu indubbiamente bakuninista, cioè anarchica. Negli anni successivi, tuttavia, si rafforzarono le tendenze più o meno vicine al marxismo. L’esempio della Comune, però, era per tutti un patrimonio irrinunciabile del proletariato rivoluzionario e un esempio a cui riferirsi nelle battaglie che dovevano seguire. “Parigi operaia - scrisse Marx - con la sua Comune, sarà celebrata in eterno, come l’araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti”