Lunedì 4 gennaio, gli azionisti dei gruppi PSA e Fiat-Chrysler hanno approvato una delle piì grandi fusioni nella storia dell'industria automobilistica, che darà vita ad un nuovo gruppo chiamato Stellantis. La fusione avrà conseguenze non solo per i 400.000 lavoratori del nuovo gruppo, ma anche per milioni di persone in tutto il mondo, dove questi due giganti dell'automobile si sono radicati.
Il dirigente del nuovo gruppo Carlos Tavares ha presentato in pompa magna questa fusione come una necessità e persino un'opportunità da cogliere. Per gli azionisti di Stellantis lo è senza alcun dubbio. Per loro il matrimonio è cominciato bene, dato che l'8 marzo decideranno di spartirsi più di 2,2 miliardi di euro in azioni della filiale Faurecia e un bonus di 308 milioni di euro per sigillare la loro unione. Prova che la crisi non c'è per tutti.
I problemi dell'industria automobilistica non risalgono al coronavirus. Nel contesto della crisi, tutti i gruppi hanno capacità produttive che superano di gran lunga le possibilità di assorbimento dei mercati mondiali. L'anno 2020 e le conseguenze della pandemia si sono aggiunti a questo. Un calo delle vendite come quello accaduto in Francia, ad esempio, non si era visto dalla crisi petrolifera del 1975. Accelerando una fusione avviata due anni fa, i due gruppi cercano di rafforzarsi per affrontare la concorrenza e la minaccia di perdere i loro mercati. La PSA può sperare di accedere alle quote di mercato della Fiat-Chrysler in Nord e Sud America. La Fiat prevede di beneficiare dei progressi tecnologici della PSA, in particolare nel campo dei veicoli elettrici. Ma qualunque siano i loro vari motivi, ad essere decisivi saranno gli interessi finanziari dei principali azionisti, quelli della famiglia Peugeot e della famiglia Agnelli.
Infatti questa fusione preannuncia la distruzione di posti di lavoro e la messa in discussione dei diritti collettivi nel prossimo periodo. L'annuncio dell'obiettivo di realizzare un risparmio di 5 miliardi di euro all'anno è di per sé un'ammissione di ciò che è all'orizzonte per i dipendenti dei vari siti del nuovo gruppo, e oltre a questo per i lavoratori temporanei, in subappaltato, e per i lavoratori delle ditte dell'indotto. Questi 5 miliardi di euro saranno ottenuti a loro spese. Carlos Tavares cercherà di mettere i lavoratori dei vari Paesi gli uni contro gli altri.
Saranno i dipendenti del gruppo, i lavoratori a tempo determinato e quelli delle aziende appaltatrici a pagare il prezzo . Così come i piccoli produttori e i piccoli commercianti, perché alcuni siti saranno sotto minaccia di chiusura, e molte piccole imprese ne subiranno le conseguenze. La sovracapacità produttiva del nuovo gruppo è notevole. Se gli stabilimenti PSA e Fiat-Chrysler funzionassero a pieno regime, potrebbero produrre, oltre alla loro attuale produzione, l'equivalente di quella di un intero gruppo come la Ford! E' proprio tagliando questa sovracapacità che i manager del gruppo nato dalla fusione intendono realizzare risparmi.
Quali fabbriche e centri tecnici saranno presi di mira? Quali città, quali regioni dell'America e dell'Europa rischiano di essere colpite? Ovviamente, i leader sono attenti a non annunciare nulla. Carlos Tavares ha esperienza in questo campo. Da quando è stato alla testa della PSA, ha tagliato 30.000 posti di lavoro permanenti e ha chiuso diverse fabbriche, e dopo l'acquisizione del gruppo Opel da parte della PSA, ha tagliato altri 10.000 posti di lavoro.
Ma questo accordo tra ladri può essere un'opportunità per i lavoratori di rendersi conto della loro forza. Da un sito all'altro, sono più di 400.000 lavoratori che hanno gli stessi interessi. Di fronte a questi sfruttatori che cercheranno di dividerli, dovranno dimostrare la loro capacità di unirsi, anche al di là dei confini. Il loro numero e la loro concentrazione in enormi fabbriche che sostengono intere città è una forza considerevole che si rivelerà non appena ne prenderanno coscienza.
Corrispondenza Torino