Ci sono voluti solo pochi giorni perché il coronavirus, responsabile dell'epidemia di polmonite iniziata in Cina, dove ha già fatto molte vittime, venisse identificato e il suo materiale genetico decifrato.
Il 29 dicembre le autorità cinesi hanno notificato all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) i casi di polmonite atipica a Wuhan, nella parte occidentale del paese. Il 10 gennaio, il patrimonio genetico del virus è stato decifrato e messo a disposizione di tutti i team di ricerca del mondo. Da allora, reti di ricercatori e medici hanno fatto progredire le loro conoscenze su questo agente infettivo, la sua origine, la sua struttura, il modo in cui si sviluppa nell'uomo, il modo in cui muta, si trasforma... I risultati, i dati genetici, scambiati alla velocità di Internet, circolano ancora più velocemente dell'epidemia tra centinaia di laboratori in tutto il mondo. Un'ottima illustrazione delle possibilità scientifiche e tecniche odierne, quando tutte le conoscenze sono messe in comune.
L'agente responsabile di questa polmonite appartiene quindi alla famiglia dei coronavirus, così chiamati perché, osservati al microscopio elettronico, sembrano circondati da una corona. Negli esseri umani, i virus di questa famiglia sono solitamente responsabili di malattie comuni come il semplice raffreddore. Infettano anche altri animali, tra cui uccelli e alcuni mammiferi, pure se in modo più virulento.
Chiamato 2019-nCoV, per nuovo (n) coronavirus (CoV) scoperto nel 2019, si ritiene che abbia avuto origine da un mercato di Wuhan, dove si vendono animali vivi. Poi il virus è mutato, si è trasformato e ha acquisito la capacità di infettare gli esseri umani, causando la polmonite. In Cina, in meno di un mese, diverse migliaia di persone hanno contratto la malattia e, ai primi di febbraio già più di 360 erano morte. Altrove, in altri Paesi, dove il virus è arrivato trasportato da un uomo o una donna infetti, i sistemi sanitari, dove esistono, ne monitorano i progressi.
La conoscenza avanza man mano che vengono fatte le osservazioni. È stato sviluppato un test, ma il fatto che il virus sia nuovo significa che nessun trattamento o vaccino sarà pronto a breve termine. L'isolamento e la quarantena dei pazienti individuati rimangono le misure migliori per evitare la diffusione del virus, che si trasmette, come nella maggior parte delle infezioni respiratorie, attraverso tosse e starnuti.
Le misure igieniche rimangono quindi un fattore essenziale di prevenzione, mentre gli scienziati raccolgono informazioni sulla contagiosità del virus, sul periodo di incubazione della malattia, sulla sua mortalità, senza che sia ancora possibile prevedere quali saranno le conseguenze mediche di questo nuovo agente infettivo e quale potrebbe essere l'entità dell'epidemia.
Dunque, mentre gli scienziati fanno il loro lavoro, rimane la domanda sulla capacità della società di affrontare quella che potrebbe diventare una pandemia. Naturalmente, non avremo mai finito con i virus e tutti i germi. Sono parte della vita, hanno sempre coesistito con l'umanità, evolvendosi, adattandosi e trasformandosi, e fortunatamente le conoscenze procedono in parallelo. Ma per limitare gli effetti più dannosi di questi agenti infettivi, l'intera popolazione mondiale dovrebbe avere un accesso materiale e culturale alle cure sanitarie. Ovviamente non è così.
La società moderna e la molteplicità degli scambi su scala globale fanno sì che i microbi possano viaggiare molto rapidamente. I mezzi per prendersi cura delle persone in una società governata dal profitto non arrivano alla stessa velocità ... e tante volte non arrivano, in particolare alle popolazioni più povere.
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