Ancora una volta, alla ribalta la più grande produttrice al mondo di componenti elettrici ed elettronici per computer ed altre attrezzature (tablet, cellulari, smartphone, etc.) utilizzate dai produttori originali, la cinese Foxconn. Tra le tante prodezze di questa multinazionale del crimine, spiccano un paio di innovazioni…
Non c’è bisogno di tante parole per descrivere l’attività di un’azienda-monstre come Foxconn, della quale ci siamo occupati più di una volta. I numeri bastano e avanzano: 330.000 operai nella sua fabbrica più grande di Shenzhen in Cina, oltre un milione – pare – gli occupati in totale dei suoi stabilimenti sparsi in vari Paesi del mondo, compresa l’Europa (fabbriche in Slovacchia e Repubblica Ceca); e centri di sviluppo perfino negli Stati Uniti e in Giappone; 4.706 migliaia di miliardi di dollari taiwanesi (il dollaro taiwanese vale una trentina di centesimi di euro) di fatturato: fate il calcolo, e la cifra è talmente astronomica da essere quasi inimmaginabile; 21 suicidi fra i suoi dipendenti (tra il 2010 e il 2016), 2 tentativi falliti e 16 suicidi sventati. Tutti dovuti agli altissimi livelli di stress da ritmi di lavoro e mancanza di riposo, con stipendi bassissimi, giornate lavorative che toccano le 12-14 ore, e fabbriche prigione comprensive anche di alloggio, per non uscirne mai.
L’azienda è stata protagonista di uno sviluppo impetuoso e praticamente senza rivali, se si pensa che fornisce i nomi più importanti fra i produttori di apparecchiature elettroniche al mondo, marchi come Apple, Nintendo, LCD, Sony, Amazon, Ericsson, Intel, Nokia, e prodotti come iPod, iPhone, iPad, PlayStation, lettori di libri elettronici Amazon, televisori, e via elencando. Chi si serve di Foxconn sa di poter contare su prodotti di altissima qualità, rispetto dei tempi e puntualità assoluta nelle consegne, a prezzi assolutamente concorrenziali; con queste premesse, i clienti eccellenti non possono mancare, e difatti Foxconn gestisce il meglio della produzione elettronica mondiale, per quanto si sia guadagnata ormai da anni l’appellativo di “fabbrica dei suicidi”. Per contenere i quali, lungi dal concedere condizioni di lavoro più umane, l’azienda si è limitata a mettere una serie di reti alle finestre dei piani più alti, visto che la maggior parte dei suicidi si è verificata con questa modalità, ossia gettandosi dall’alto.
D’altra parte, la produzione a prezzi bassissimi per Foxconn è vitale, visto che in caso di crisi delle vendite – com’è accaduto di recente per l’ultimo modello iPhone - Apple potrebbe tentare di ovviare aumentando i prezzi, ma Foxconn può mantenere i profitti solo aumentando le quantità o diminuendo i costi per unità di prodotto. A quest’ultimo scopo sono dedicati gran parte dei suoi sforzi, a quanto pare coronati quasi sempre da successo, e diretti a uno sfruttamento sempre più spinto della forza lavoro.
Una delle soluzioni adottate ultimamente è il ricorso sempre più massiccio al lavoro interinale, che permette di risparmiare enormemente sugli straordinari. Infatti, i dipendenti diretti di Foxconn percepiscono una maggiorazione per gli straordinari, volontari o non che siano; i lavoratori interinali non hanno nessuna maggiorazione. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, la China Labor Watch, un'organizzazione non governativa di New York fondata dall'attivista cinese Li Qiang per la difesa dei diritti dei lavoratori in Cina, ha svolto un’inchiesta durata nove mesi, e ha citato turni insostenibili, salari bassissimi, assenza di adeguata formazione, e appunto ricorso sistematico ai lavoratori interinali. Questi ultimi costituirebbero ormai circa il 40% della forza lavoro Foxconn, in spregio alle pur larghe maglie della legge cinese, che concederebbe il 10% di lavoro temporaneo sul totale. In più, per ogni dipendente diretto si sarebbe fatto ricorso a 100 ore di straordinario al mese nei picchi di produzione, mentre la legge consentirebbe un massimo di 36 ore nel periodo: in questo caso, il picco sarebbe dovuto alla produzione dei libri elettronici Kindle, commercializzati da Amazon, l’azienda dell’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos. (CorCom NetworkDigital 360, giu. 2018)
Ma evidentemente per la sete di profitti tutto ciò è insufficiente: un’ulteriore prodezza Foxconn l’ha realizzata mettendo alla catena di montaggio di notte un migliaio di studenti minorenni, tra i 16 e i 18 anni, per la produzione di altoparlanti a comandi vocali Echo eEchoDot, per conto della stessa Amazon. La China Labor Watch ha documentato ragazzini reclutati negli istituti tecnici, al lavoro per dieci ore, sei notti a settimana, minacciati di sospensioni o bocciatura qualora si fossero rifiutati: “Rifinivo 3000 EcoDots al giorno. Ho detto che non avrei fatto straordinari, ma la mia insegnante ha minacciato di sospendermi”, ha dichiarato una studentessa (Corriere della Sera, 10.8.19)
Un esempio per le nostre scuole: che sia la nuova frontiera per i crediti formativi?
Non è la prima volta. Già nel 2017 erano stati utilizzati dei ragazzini, per la produzione della prima serie di iPhone X. Naturalmente sia Amazon oggi che Apple all’epoca ne hanno deplorato e ne deplorano l’impiego. Ma – come chiosa opportunamente il Corriere della Sera – continuano a servirsi di Foxconn. Piangendo lacrime di coccodrillo sull’umanità sfruttata, non vedono l’ora di continuare a farlo, pur di continuare a ingrassare incassando profitti. Alla fin fine, valutano accettabile qualsiasi costo: anche i morti, anche le centinaia di migliaia di esistenze svuotate di energie.
Aemme