Rischi inaccettabili

La morte per infarto di un nostro collega, il macchinista Leonardo Martino, di 57 anni, lo scorso 1 settembre, ripropone il tema della sicurezza in ferrovia. I fatti: Leonardo era alla guida del treno 35461, in quel momento vuoto. Aveva accanto un altro macchinista fuori servizio. In galleria Leonardo ha un malore e si accascia sul banco di manovra. Il secondo macchinista da allora l’allarme e riesce a portare il treno fuori galleria fermandosi alla stazione di Fossacesia (Chieti) dove, abbastanza velocemente, arriva l’ambulanza del Pronto soccorso. Purtroppo non c’è stato niente da fare e l’intervento col defibrillatore non ha dato risultati.

Se anche ammettiamo che nel caso specifico si è trattato di una morte inevitabile, la dinamica dei fatti mette in luce tutte le carenze del sistema ferroviario dal punto di vista della sicurezza di chi ci lavora. Infatti, il secondo macchinista non è una regola ma un’eccezione e un macchinista solo che si sente male in servizio deve solo augurarsi che il proprio treno si trovi in una località della linea facilmente raggiungibile dai mezzi di soccorso. Certo tra questi non figurano quasi mai le gallerie e, in ogni caso, sono moltissimi i tratti di linea inaccessibili con i mezzi stradali. A questo si aggiunge che il regime di guida ad “agente solo” comporta che l’unico altro ferroviere sul treno è il capotreno, il quale, per forza di cose, trovandosi nelle vetture, che nei regionali possono essere anche otto, impiegherà parecchi minuti prima di rendersi conto che il macchinista sta avendo un malore e altrettanti per raggiungerlo in cabina di guida e per dare l’allarme. Minuti che possono essere fatali.

Per quanto la Direzione aziendale abbia sempre cercato di trattare la questione della sicurezza in modo completamente distinto dalle condizioni concrete della prestazione del lavoro, qui è evidente che dimezzare il numero dei macchinisti necessari su scala nazionale ha contribuito a rimpinguare le casse del Gruppo Ferrovie dello Stato ma anche aumentato drammaticamente i rischi per i lavoratori.

Corrispondenza ferrovieri