Un reddito vero per i lavoratori stagionali

Non sarà il reddito di cittadinanza a sconfiggere sfruttamento e lavoro nero. E chi si illuderebbe? Forse nemmeno i seguaci del credo grillino. Ma di certo non ci strapperemo le vesti per gli sfruttatori del lavoro stagionale, che temono di non poter disporre di una platea adeguata di precari a disposizione


Forme di protezione sociale più o meno alta sono presenti da decenni in tutto il continente europeo, come strumenti utili a mitigare le sperequazioni ineliminabili dal sistema capitalistico. I padroni del capitale sanno che fornire una tutela minima agli strati più bassi della società può servire a contenere il disagio e le frizioni con quella parte della collettività che il capitalismo spinge inevitabilmente ai margini. Il codazzo di economisti borghesi che elabora e teorizza i vari modelli sociali serve a dare un senso e una giustificazione - per quanto questo sia possibile - a un sistema che non conosce razionalità Il cosiddetto “Welfare state” europeo è tradizionalmente conosciuto come modello avanzato per fornire una serie di salvaguardie e di diritti, più larghe ed elevate negli stati nord europei, ma molto diffuse anche nell’Europa anglo-sassone e continentale; in aperta antitesi con il modello americano, dove le politiche sociali sono sinonimo di spesa parassitaria. Fra i Paesi europei, quelli con una protezione sociale più bassa sono proprio i Paesi Mediterranei, e fra questi Italia e Grecia sono gli unici a non possedere una forma di reddito garantito; l’Italia ha inaugurato quest’anno la creatura del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza, che non è un vero e proprio reddito garantito, è diciamo un “vorrei ma non posso”, ma insomma è qualcosa.

Fatto sta che a quanto pare anche questo modesto contributo, che mette un’infinità di paletti, che può variare da pochi euro a un massimo di 780 euro mensili, che esige dieci anni di permanenza in Italia per raggiungerne il diritto, che obbliga ad accettare qualsiasi lavoro, e non abolisce di certo la povertà (come a suo tempo trionfalmente sbandierato), è un provvedimento inviso a molti. Fior di economisti si sono alzati a proclamare in coro che il sussidio toglie alla gente la voglia di lavorare, ne fa un’accolita di amanti del divano, viziati, rammolliti e perdenti. La stampa “seria”, ha sposato praticamente in toto la tesi in questione, con il corollario, più volte ripetuto e sostenuto, che le somme del reddito di cittadinanza sono troppo alte in confronto a quelle dei salari correnti. Ergo: il reddito di cittadinanza fa una concorrenza decisamente sleale all’onesta imprenditoria, che deve poter disporre di un congruo bacino di affamati, pronti a tutto per 500 euro al mese. Il Sole 24 Ore arruola perfino l’Ocse, citando l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico al fine di sostenere, con un articolo dedicato, che il reddito di cittadinanza sarebbe “elevato rispetto ai redditi medi” (26.4.19).

Se così fosse, di elevato ci sarebbe soltanto la cialtroneria della classe imprenditoriale, pari solo al suo grado di spudoratezza. Non è di sicuro il reddito di cittadinanza a essere elevato, ma il livello dei salari a seguire dinamiche vergognosamente basse. Indecente è il grido di dolore del Sindaco di Gabicce Mare, Domenico Pascuzzi - per la cronaca non a caso esponente PD – tutto rivolto a perorare la causa degli operatori turistici del suo Comune, e di cui la stampa si è fatta prontamente interprete, Sole 24 Ore in testa, raccogliendone il melodrammatico appello: “Turismo, a Gabicce niente stagionali: tutta colpa del reddito di cittadinanza” (7.6.19) !!!

Così parlò il Pascuzzi: “Siamo in emergenza vera […]. Molti giovani del Sud che l’anno scorso avevano fatto la stagione nei nostri alberghi quest’anno non sono voluti tornare a Gabicce perché stavano percependo il reddito di cittadinanza”. Manco a dirlo, il Sindaco Pascuzzi ha raccolto il pieno sostegno del sodale di partito, l’acciaccato ma sempre ineffabile Matteo Renzi, che non ha perso l’occasione per commentare: “Molti preferiscono il reddito di cittadinanza al lavoro in riviera […] I grillini pagano la gente per stare a casa anziché lavorare: che autogol […] Ci hanno imposto una misura sbagliata economicamente ma soprattutto diseducativa” (Il Fatto Quotidiano cita Twitter, 8.6.19).

Il padre del Jobs Act trova qualcosa da ridire sul Governo gialloverde solo attaccandolo da destra: troppo reddito per i più deboli, meglio educarli a farsi sfruttare con diligenza, senza tante storie e senza sottrarre il giusto profitto ai padroncini di alberghi, ristoranti e bagni. Che li assumerebbero tanto volentieri, magari anche senza uno straccio di contratto, pagandoli sei ore per lavorarne il doppio, senza giorno di riposo, da giugno a settembre e poi a casa senza disoccupazione.

Che il reddito di cittadinanza funzioni così egregiamente da deterrente per lo sfruttamento, ne dubitiamo con forza. Ma basta poco per gridare all’attentato ai profitti, basterebbe anche meno. A suo tempo, è stato un attentato ai profitti anche far lavorare meno di dodici ore i bambini: e perfino, guarda la coincidenza, diseducativo.

Aemme