Giovedì 2 maggio, il "Comitato di Solidarietà con i Lavoratori Cevital" ha organizzato una marcia nella città di Bejaia per denunciare la detenzione di "Dda Issad Rebrab”, il padrone dell'azienda che tra l'altro in Italia aveva comprato le acciaierie di Piombino senza farne niente, prima di rivenderle ad un altro gruppo.
Quasi un migliaio di lavoratori del gruppo hanno marciato, alcuni nelle navette noleggiate dalla ditta. Slogan e striscioni dell'azienda denunciavano l'arresto di questo padrone "innocente" e "ingiustamente incarcerato". Secondo gli organizzatori della manifestazione, i lavoratori e le loro famiglie dovrebbero essere grati di tutto a questo miliardario, presentato come gran datore di lavoro e creatore di ricchezza. Come se avesse fatto loro beneficenza! Eppure è stato a spese dei 18.000 dipendenti della Cevital e delle sue controllate che Rebrab ha costruito la sua fortuna, stimata in quasi 4 miliardi di dollari. Uno degli animatori del comitato di sostegno, un piccolo padrone in affari con la Cevital che vorrebbe far leva sul regionalismo, ha affermato che "Rebrab è stato arrestato solo perché è cabilo”. Ma Rebrab, che non ha esitato a licenziare lavoratori e ha proibito la creazione di qualunque sindacato nelle sue aziende algerine, aveva a lungo sostenuto il regime che ora denuncia con tanta virulenza.
In realtà molti lavoratori non si lasciano ingannare. Spesso, anche chi ha partecipato alla manifestazione l'ha fatto solo perché teme per il futuro dell'azienda, e quindi del proprio lavoro, nel caso Rebrab rimanesse in carcere. A Piombino però, tutti si ricordano di quando possedeva le acciaierie e non vi aveva creato posti di lavoro, anche se all'epoca era a piede libero...
M.N.