Cento anni fa, il 2 marzo 1919, su iniziativa del partito bolscevico, parecchie decine di rappresentanti di organizzazioni rivoluzionarie si riunivano a Mosca per fondare una nuova Internazionale Rivoluzionaria.
Nell'ottobre 1917, i bolscevichi avevano preso il potere alla guida della prima rivoluzione operaia vittoriosa. Ma questi militanti internazionalisti non limitavano la loro lotta alla sola Russia. Impegnati in una lotta per il rovesciamento del capitalismo su scala globale, erano determinati ad aiutare la rivoluzione ad estendersi ad altri paesi.
In Europa, che negli anni precedenti era stata immersa nel macello della Prima guerra mondiale, gli appelli dei bolscevichi alla rivolta furono sentiti da grandi masse. Dal novembre 1918 in poi scoppiò nella metà orientale del continente una vera e propria ondata rivoluzionaria. I monarchi che regnavano sulla Germania e il vecchio impero austro-ungarico furono costretti ad abdicare. In questi paesi, seguendo l'esempio di quello che era stato fatto in Russia, i lavoratori si organizzarono in consigli operai, decisi a sconfiggere le classi dirigenti che li avevano gettato nella guerra. C'era l'urgente necessità di creare partiti rivoluzionari e un'organizzazione internazionale in grado di fornire una direzione politica alla lotta per rovesciare la borghesia e il suo ordine sociale.
Il fallimento della Seconda Internazionale
Raggruppati all'interno della Seconda Internazionale, i partiti socialisti che dovevano organizzare la lotta dei lavoratori per la loro emancipazione avevano mostrato il loro fallimento all'inizio della guerra, nell'agosto 1914. La grande maggioranza si era poi schierata dalla parte delle rispettive borghesie e invitato i lavoratori a partecipare allo sforzo bellico.
Traendo lezioni da questo tradimento, Lenin da quel momento aveva chiamato alla creazione di una nuova Internazionale. Nondimeno molti militanti rimasti fedeli alle idee internazionaliste e contrari alla guerra rimasero legati ai partiti socialisti per più anni, temendo di ritrovarsi isolati. Anche dirigenti come Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che nel gennaio 1919 avevano fondato il Partito comunista in Germania, decisero di partecipare alla conferenza convocata dai bolscevichi ma ritennero ancora prematura la creazione di una Terza Internazionale.
La proclamazione dell'Internazionale comunista
Per superare questa riluttanza, che il delegato tedesco espresse il primo giorno del congresso, i bolscevichi si affidarono all'entusiasmo della maggioranza degli altri partecipanti. A testimonianza di questi sentimenti, il delegato del giovane Partito Comunista austriaco disse: "siamo partiti da Vienna per Mosca diciassette giorni fa. Abbiamo fatto tutto il viaggio con compagni operai, sulle locomotive, su respingenti dei treni, su carri bestiame, a piedi attraverso le linee dei banditi ucraini e polacchi, in pericolo di morte permanente, ma con questa idea: vogliamo, dobbiamo andare a Mosca e nulla ce lo deve impedire”.
I militanti che fondarono l'Internazionale comunista sapevano che si svolgeva una corsa contro la coalizione delle borghesie imperialiste, i cui eserciti stavano reprimendo le rivolte popolari e cercando di sconfiggere la rivoluzione russa. Era indispensabile costruire una vera e propria "Internazionale dell'azione rivoluzionaria" per contrastare le manovre e le menzogne dei partiti socialisti, che mettevano l'influenza che avevano conservata tra i lavoratori al servizio della difesa dell'ordine borghese.
Durante i dibattiti dedicati alla stesura del programma dell'Internazionale comunista, i dirigenti bolscevichi cercarono di fare conoscere e discutere gli insegnamenti della rivoluzione russa. "Uno dei compiti essenziali per i compagni dei paesi d'Europa occidentale”, Lenin disse, “è spiegare alle masse il significato, l'importanza e la necessità del sistema dei consigli”. I militanti dovevano porsi l'obiettivo di "diffondere e organizzare i soviet tra i lavoratori di tutti i settori dell'industria, tra i soldati e i marinai, ma anche tra i lavoratori agricoli e i contadini poveri" e conquistare la maggioranza di questi soviet.
Alla fine di questo primo congresso dell'Internazionale Comunista, Lenin e i suoi compagni sapevano di aver piantato solo una bandiera. L'Internazionale non aveva ancora alcun apparato e pochissime sezioni. In realtà, la lotta per formare partiti rivoluzionari era appena iniziata.
L'IC nelle mani della burocrazia
Negli anni successivi, in molti paesi si costituirono partiti comunisti. L'Internazionale comunista si rivolse ai popoli colonizzati per chiamarli ad unirsi alla lotta del proletariato per rovesciare l'imperialismo. Ma già nel 1920, il riflusso dell'ondata rivoluzionaria cominciò a farsi sentire e nella maggior parte dei paesi europei la presa del potere da parte dei lavoratori non era più all'ordine del giorno immediato.
Poi, con la degenerazione burocratica dello stato sovietico, l'Internazionale divenne sempre più uno strumento al servizio degli interessi esclusivi dei padroni del Cremlino. Adattandosi alle varie svolte politiche ispirate da Stalin secondo le esigenze della sua diplomazia, cessò di essere un fattore rivoluzionario e fu invece utilizzato per strozzare la rivoluzione spagnola tra il 1936 e il 1939. Eppure, nonostante tutti i tradimenti della sua direzione, la stessa esistenza dell'Internazionale ricordava ancora che i partiti comunisti erano nati per lottare per la rivoluzione mondiale. Come segno di buona volontà nei confronti dell'imperialismo, i dirigenti della burocrazia sovietica alla fine la sciolsero ufficialmente nel 1943.
Finché fu guidata da militanti spinti da idee rivoluzionarie, dal 1919 al 1922, l'Internazionale Comunista fu il primo tentativo di creare il partito mondiale della rivoluzione, indispensabile perché il proletariato potesse condurre con successo la sua lotta contro la borghesia su scala internazionale. La creazione di un tale partito rimane l'obiettivo di tutti coloro che lottano per far sì che i lavoratori riescano a rovesciare totalmente il capitalismo e a riorganizzare la società, liberandola finalmente dallo sfruttamento e da ogni forma di oppressione.
M. R.