Sciopero compatto allo stampaggio della Fca di Pomigliano

Gli operai chiedono il pagamento degli straordinari ed il rientro di tutti i cassaintegrati


Gli operai dello stampaggio della Fca di Pomigliano hanno incrociato le braccia per tre turni tra giovedì 27 e venerdì 28 febbraio. L’azienda, per fronteggiare la crescita degli ordinativi delle Panda, aveva deciso di passare da 10 a 12 turni settimanali nel reparto montaggio e da 15 a 18 in quello dello stampaggio senza il pagamento degli straordinari notturni e festivi.

I lavoratori hanno risposto con la lotta,chiedendo ad Fca il riconoscimento degli straordinari e di far fronte all’aumento delle commesse con il rientro dei 1800 operai in cassa integrazione. Lo sciopero ha visto un’adesionedel 95%, tanto da costringere l’azienda ad impiegare sulle linee alcuni capireparto per limitare i danni. Ciò non è bastato ad evitare il fermo produttivo dell’intero stabilimento per tutto il primo turno di lunedì 4 marzo. Se non c’è stampaggio delle scocche nessun reparto può lavorare.

Lo sciopero, appoggiato dalla sola Fiom, ha visto il coinvolgimento di tutti gli operai, indipendentemente dalla loro appartenenza sindacale, operai che in gran parte sono iscritti a Fim e Uilm, sindacati fortemente contrari alla mobilitazione.

Bene ha fatto la Fiom a dare il proprio sostegno allo sciopero. Questa organizzazione sindacale mostra però la sua perdurante inadeguatezza nell’astenersi dal dare ai lavoratori una risposta credibile alla domanda di certezze sul loro futuro lavorativo. Ancora una volta, l’unico obiettivo pare essere quello di un ritorno al tavolo del confronto con la direzione dello stabilimento al fine di un pronto ritorno alla normale ripresa dell’attività lavorativa.

Non si può non convenire con quanto ha detto un delegato Fiom del montaggio in un’intervista al Fatto Quotidiano del 3 marzo scorso, secondo cui Fca deve «richiamare al lavoro le centinaia di lavoratori in cassa, invece di spremere quelli che al lavoro ci sono già, senza nemmeno pagare loro gli straordinari. È ovvio, aFca conviene che l’Inps continui a farsi carico delle retribuzioni. Se si è convinti di questo, allora la lotta non deve cessare, ma proseguire fino ad estenderla a tutti i lavoratori dello stabilimento campano.

Corrispondenza da Pomigliano