Carognaggine istituzionale

Il Mediterraneo continua ad essere un cimitero per centinaia e migliaia di esseri umani che hanno la sola colpa di cercare un modo di sopravvivere. 117 morti a largo di Tripoli e 53 al largo del Marocco sono quelli di cui si ha notizia dall’inizio dell’anno. Gli stessi paesi che hanno contribuito a devastare l’economia africana e che hanno considerato per decenni un loro indiscutibile diritto stabilire colonie, farsi padroni, depredare le risorse naturali di quel continente, chiudono le porte in faccia a chi ora ne fugge. Bisogna “difendere i confini nazionali”, ripetono, con sfumature diverse, tutti i governi. Tutti però continuano ad arraffare le ricchezze africane con le proprie compagnie petrolifere o con le grandi imprese di costruzioni e soprattutto con le banche.

Salvini e i suoi alleati di governo sostengono che da quando non ci sono quasi più navi delle ONG nel Mediterraneo non ci sono nemmeno più partenze dalle coste libiche e quindi nemmeno i naufragi e i morti.

E chi può stabilirlo? Il fatto stesso che non ci siano più navi di soccorritori volontari significa anche che non ci sono testimoni. Oltre a questo, le pressioni del governo sono ormai tali che le navi mercantili hanno paura di avvicinarsi ad un gommone o una barca in difficoltà perché hanno paura di ritorsioni legali. Perché siamo arrivati a questo: prestare soccorso a chi rischia di morire affogato può dare adito all’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o procurare, in ogni modo, grane e perdite di tempo per gli equipaggi e per gli armatori. Così viene messa sotto ai piedi la legge più antica del mondo, quella del mare, che prescrive, da tempi immemorabili, di soccorrere i naufraghi.

La disumanità è istituzionalizzata. Ma chi se ne sente in qualche modo sostenitore, convinto di esserne beneficiario, dovrà presto disilludersi. Chi è capace di lasciar morire decine di persone in mare senza battere ciglio e magari facendoci pure qualche battuta di spirito sopra, è un ottimo arnese per esercitare altrettanta carognaggine, appena se ne presenti l’utilità, contro i movimenti rivendicatividegli operai, dei giovani e dei disoccupati, per quanto siano italianissimi e magari “padani”.