Le scene mandate in onda in TV sullo sgombero della cosiddetta fabbrica della pennicillina a Roma possono ben essere considerate una rappresentazione di che cosa ci si può aspettare dall’applicazione del decreto sicurezza di Salvini. La polizia che fa evacuare gli abitanti “abusivi” di quell’edificio in rovina, con tanto di autorità presenti e, in primo luogo, Matteo Salvini, e gente povera che se ne esce senza sapere dove andare. Tutto questo mentre si ricordava il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani da parte delle Nazioni unite.
Secondo l’Ispi, l’istituto per lo studio della politica estera, gli effetti concreti del decreto Salvini saranno l’aumento degli immigrati considerati “irregolari” in Italia. Nel 2020 potranno essere 670mila. Il doppio rispetto ad appena cinque anni fa. Un numero interessante per i vari imprenditori a caccia di manodopera a basso costo. Persone che non avranno identità o documenti e che sarà facile licenziare e, in caso di morte sul lavoro, far sparire.
Certamente, il sorriso beffardo e soddisfatto del Ministro dell’Interno di fronte alla disperazione di tanta gente qualifica il personaggio, che del resto non disdegna di fraternizzare con teppisti da stadio. Le leggi vigenti ci impediscono di scrivere tutto quello che ci sarebbe da scrivere sul suo conto per definirne la personalità. Resta il fatto che il razzismo e la xenofobia si rivelano sempre di più delle armi della guerra contro i poveri che non ha certamente iniziato Salvini. Una guerra che alimentando il serbatoio dei disperati, facendone il gradino più basso di quello che Marx chiamava l’esercito industriale di riserva, farà pagare le sue conseguenze anche ai lavoratori italianiin termini di bassi salari e di condizioni di lavoro precarie.
La lotta contro il razzismo nella pratica significa lotta per l’unità della classe lavoratrice.