Prima gli italiani?

Ma fu la questione degli alloggi e dell’occupazione dei villini del litorale romagnolo a costituire uno dei motivi di attrito tra la popolazione locale e l’elemento profugo. Le requisizioni portarono i proprietari a riunirsi e l’associazione Pro Riccione, ad esempio, chiese al Ministero dell’Interno che “in omaggio alla giustizia distributiva” i profughi veneziani destinati alla riviera romagnola venissero inviati in altre località, e che fosse maggiormente tutelato l’ordine pubblico allontanando gli elementi giudicati pericolosi e le prostitute e sospendendo il sussidio agli abili al lavoro…Con l’avvicinarsi dell’estate, anche le amministrazioni comunali di Rimini e di Cesenatico lamentarono che la presenza troppo massiccia di profughi veneziani stava arrecando un danno all’economia cittadina, già compromessa dal protrarsi della guerra, senza contare che il comportamento di molti di loro poteva risultare sgradito ai villeggianti.

D. Ceschin, “Gli esuli di Caporetto, profughi italiani durante la Grande Guerra”, 2006