Le insufficienti garanzie per il lavoro date dall’assessorato alla Cultura del Comune hanno indotto i lavoratori cooperativisti di alcuni musei di Torino ad entrare in sciopero il 13 maggio con un presidio davanti al Museo del Risorgimento. Alta l’adesione, circa l’80%.
L’agitazione è stata indetta d Cgil, Cisl e Uil unitariamente, dopo che l’assessore Francesca Leon, ha dichiarato di aver intenzione di smantellare l’appalto unico per i servizi di custodia e biglietteria di quattro musei della città sostituendolo con quattro piccoli appalti della durata di soli due anni. Vi saranno minore trasparenza e maggiori rischi rispetto a legalità e regole contrattuali, sarà possibile ridurre le ore di lavoro favorendo l’offerta al massimo ribasso. Tali forme d’appalto incentiveranno l’abbandono e il ritorno a casa dei lavoratori disabili e svantaggiati, la maggioranza. Per tutti aumenterà la precarietà. Ad accrescere l’incertezza c’è il fatto che, sino ad oggi, non vi è stata alcuna proroga degli appalti in scadenza e le cooperative si apprestano a licenziare tutti i lavoratori.
Come suonano stonate quelle strombazzate istituzionali sulla vocazione turistica e culturale di una città che negli ultimi anni, a detta di certi soloni, sarebbe riuscita a riconvertirsi da polo industriale a capitale europeadel turismo e della cultura! Turismo e cultura, evidentemente, devono servire a garantire i profitti delle imprese che operano nei servizi, e non le condizioni di lavoro di vita dei lavoratori che li fanno funzionare con salari medi di 800 euro.
La loro lotta è sacrosanta, ma la risposta più efficace alla perdurante precarietà non sta nel preferire una forma di appalto ad un’altra, come fanno i sindacati promotori dello sciopero, ma nel rivendicare l’assunzione di tutti i lavoratori delle cooperative nell’organico del Comune.
Corrispondenza da Torino