Il governo francese ha finalmente annunciato la conclusione di un accordo con l'italiana Fincantieri per l'acquisto dei cantieri navali di Saint-Nazaire, sull'Atlantico, finora controllati dal gruppo sudcoreano STX.
La notizia di questo patto di partecipazione azionaria arriva dopo mesi di polemiche e commenti. Da parte francese, in piena campagna elettorale, la maggior parte degli esponenti politici, sindacali ed economici si sono fatto concorrenza per apparire come i protettori di questo “gioiello industriale” e i salvatori della costruzione navale, “garante dell'indipendenza nazionale”. Da parte italiana non sono mancati i commenti su questa dimostrazione dell'eccellenza di questo settore industriale nazionale, né le lamentele perché quando “i francesi” prendono il controllo di qualche gioiello dell'economia italiana, non fanno tanti complimenti.
L'oggetto di questi vari interventi nazionalistici non è stato di denunciare o combattere il fatto che grandi gruppi capitalisti possano comprarsi e vendersi, alla faccia di migliaia dei loro dipendenti, i mezzi di produzione da cui dipende la loro vita. Eppure questi gruppi capitalisti -a prescindere dalla loro nazionalità- possono decidere del futuro di questi lavoratori come piace a loro. Ma no, è con l'argomento della “sovranità nazionale” che questi politici pretendono di difendere i posti di lavoro. E quando mai il carattere “nazionale” di un padrone è stato una garanzia contro i licenziamenti, le riduzioni d'organico e il peggioramento delle condizioni di lavoro?
Alla fine, in questo patto di partecipazione azionaria lo Stato francese conserva il 33% delle azioni. La DCNS (cioè gli arsenali militari) ne prende il 12%. Resta il 55%, e in modo che non si possa dire che da sola la Fincantieri sarà maggioritaria, il 7% delle azioni è stato riservato ad una fondazione italiana “a scopo non lucrativo” vicina di casa della sua sede centrale di Trieste.
Più significativo, questo patto prevede di mantenere in loco la direzione dei cantieri. Una direzione assolutamente francese, che con costanza ed al servizio dei vari padroni, francesi, norvegesi, finlandesi, sud coreani che si sono succeduti in questi anni, ha condotto attivamente la stessa politica anti operaia. Questa direzione sarà in piena armonia con quella della Fincantieri che ha precisamente imposto ai suoi lavoratori dipendenti in Italia, nel giugno scorso, un accordo di competitività che peggiora le condizioni di lavoro... e del tutto simile a quello imposto recentemente ai lavoratori di St Nazaire.
La nazionalità del padrone non aggiunge e non toglie niente allo sfruttamento. Da parte loro i lavoratori francesi, italiani e delle decine di nazionalità che lavorano in questi cantieri, sia in Italia che in Francia, non devono lasciarsi dividere dagli argomenti nazionalisti. Al contrario, saranno più forti se sapranno unirsi e lottare insieme contro questo padrone ormai comune.
A.F.