Lo scorso luglio a Varsavia il vertice Nato ha deciso di dislocare quattro battaglioni in Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia. L’Italia invierà il prossimo anno una compagnia di 140 uomini in Lettonia. Il tutto per rassicurare, come ha dichiarato Gentiloni, “i nostri alleati che si sentono a rischio”.
I tempi della guerra fredda con l’Urss non se li ricorda più nessuno. Ma i maggiori studiosi di quel periodo, che dispongono ora di una documentazione più abbondante e attendibile, sono concordi nell’attribuire alla propaganda americana dell’epoca l’intento di ingigantire la forza militare russa per poter giustificare l’enorme incremento delle spese militari e l’intervento armato in vari paesi del mondo.
Qualche cosa di simile sta accadendo adesso con la Russia non più “comunista”. Le dichiarazioni degli esponenti americani, cominciando da Obama, e dei dirigenti della Nato, dipingono a tinte fosche le intenzioni “aggressive” del regime di Putin. Anche ora ci sono in ballo le spese militari e, in più, la ricerca di un sostegno popolare all’unica politica estera aggressiva che si è vista in Europa negli ultimi anni: quella degli Stati uniti e della Nato.
I fatti parlano chiaro. Dal crollo dell’Urss in poi, la Nato ha progressivamente allargato il suo raggio d’azione portandosi a un tiro di schioppo dalla Russia e fomentando la destabilizzazione in una quantità di stati che un tempo facevano parte dell’Unione sovietica, marcandone i confini occidentali e meridionali, dalla Georgia all’Ucraina.
Allora le balbettanti giustificazioni del Ministro degli Esteri Gentiloni e di quello della Difesa Pinotti suonano completamente false.
Jens Stoltenberg, il segretario della Nato, dice che l’Italia è “alla guida di una Task Force in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza”. Ma quale emergenza? Non esiste nessuna comparazione possibile tra la potenza armata della Nato e quella russa. È vero che a Kaliningrad, in territorio russo, sono stati installati missili che possono essere armati con testate nucleari, ma sia in Polonia che in Romania la Nato ha piazzato da tempo un dispositivo missilistico possente e micidiale, compreso un sistema radar che può controllare in profondità lo spazio aereo russo.
Poi ci sono i dati sulle spese militari che ci dicono molto. La Russia ha speso, nel 2015, circa 65 miliardi di dollari, gli USA ne hanno spesi 9 volte tanti, e le spese americane sommate a quelle dei paesi europei della Nato danno la bella somma di 870 miliardi di dollari, una cifra che da sola rappresenta più della metà della spesa militare mondiale!
Per interessi economici, per opportunismo diplomatico, per basse ragioni di politica interna, i “nostri” governanti giocano col fuoco e si spingono sul terreno infido della provocazione giocando con la pelle altrui.