Un morto a un picchetto di sciopero, un operaio ammazzato mentre manifestava. Saranno stati forse quarant’anni che non succedeva. E’ toccato ad Abd Elsalam Ahmed Eldanf, un nome difficile perché era di origine egiziana. Come altri - molti altri – lavoratori del settore della logistica, non aveva risparmiato le energie nella lotta contro condizioni di lavoro disumane.
Dopo una trattativa sfibrante, proseguita in Prefettura alla presenza anche del Sindaco di Piacenza, si è conclusa con un accordo la vertenza della GLS, il corriere espresso con sedi in tutta Italia per cui lavorava l’operaio immigrato ucciso mentre partecipava a un picchetto. Il presidio di fronte ai magazzini non si era interrotto dopo la morte di Abd Elsalam, anzi era diventato permanente; se la reazione aziendale voleva spargere paura e stanchezza fra i lavoratori, non ci è riuscita.
Nella serata del 22 settembre Usb, Sicobas, Adl, i sindacati di base che organizzano i lavoratori della GLS nel territorio piacentino, hanno siglato l’intesa con l’impresa, con un risultato che tutti hanno considerato positivo. L’azienda si è impegnata ad allargare con un nuovo “hub” l’attività della zona entro sei settimane; un hub, nel linguaggio della logistica, è il punto centrale di arrivo-partenza-raccolta per la distribuzione di merci in una determinata area. Questo significa quindi che aumenteranno le linee di smistamento nella zona piacentina, e secondo l’accordo sarà possibile stabilizzare i lavoratori che lavoravano nel vecchio insediamento con contratti a termine. Modalità di assunzione e tempistica sono demandate ai prossimi incontri con l’azienda, e come sempre occorrerà vigilare sul rispetto degli impegni; ma intanto sono stati fissati alcuni paletti importanti, e la durissima lotta dei lavoratori della GLS ha avuto un esito positivo.
Più volte ci siamo occupati delle lotte operaie nel comparto della logistica; percorsi di stabilizzazione dei lavoratori non sono un risultato scontato in nessun settore, meno che mai in questo, dove per ottenere condizioni di lavoro almeno umane i lavoratori – per la maggior parte immigrati – hanno avuto bisogno di coraggio e determinazione fuori del comune. Da anni questi lavoratori lottano contro condizioni di sfruttamento sistematico: salari infimi, al di sotto di qualsiasi minimo sindacale, lavoro a cottimo, lavoro nero, licenziamenti per gli operai sindacalizzati. Sono lotte misconosciute, di cui i media borghesi arrivano a parlare raramente, ma spesso sono lotte esemplari, che in un panorama generalmente scoraggiante di rassegnazione sono di esempio per tutti noi, e sono la dimostrazione che niente è veramente impossibile se veramente si è intenzionati a lottare. Spesso i lavoratori della logistica, che vive di appalti, sub appalti e sub-sub appalti, di iper sfruttamento da parte di ditte grandi e piccole - e più si scende nella gerarchia più le condizioni sono peggiori - sono stati capaci di partire da condizioni in cui il contratto di lavoro era un semplice miraggio fino a riuscire ad imporre condizioni decenti e regolari per tutti, con alcune tutele fondamentali che spesso si danno erroneamente per acquisite una volta per tutte: l’assenza per malattia, l’indennità d’infortunio, la mensa…
A Piacenza i lavoratori della GLS lottavano per il reintegro di alcuni operai licenziati perché attivisti sindacali, e per la stabilizzazione di altri tredici. Nonostante le minacce e le intimidazioni padronali, alla notizia dell’interruzione delle trattative avevano trasformato la loro assemblea in picchetto davanti ai cancelli, impedendo l’uscita ai camion che trasportano le merci. Anche se i camionisti – per lo più padroncini – sono spesso degli sfruttati, uno di loro ha obbedito all’incitamento di un dirigente che lo invitava a partire. Il camion ha forzato il picchetto senza curarsi di travolgere i lavoratori presenti, una trentina. Abd Elsalam è stato investito in pieno, e l’autista avrebbe continuato la corsa se non fosse stato fermato. Abd Elsalam aveva 53 anni e cinque figli, e non lottava solo per sé stesso: lui era stato assunto come facchino dalla GLS e aveva un contratto a tempo indeterminato, era davanti alla GLS perché aveva capito lucidamente quanto vale la difesa degli interessi collettivi. Abd Elsalam non era uno straniero, era uno di noi e rappresentava il meglio della sua classe. Il crimine che lo ha ucciso ha provocato reazioni in molti posti di lavoro, con comunicati e scioperi indetti da RSU del settore dei trasporti e della logistica, ma anche metalmeccanici ed altri. A quanto pare, perfino organismi della Cisl e della Uil hanno reagito con iniziative di lotta.
Ma forse non è sufficiente, è troppo poco. Di fronte all’uccisione di un lavoratore in lotta, non basta.
Aemme