Fca Torino - Contratti di solidarietà alle Carrozzerie di Mirafiori

L’accordo riguarda solo una parte dei lavoratori ed è stato raggiunto a quasi un mese dalla scadenza della cassa integrazione, ma non dà nessuna certezza al riguardo del futuro lavorativo di tutti gli operai della fabbrica


Nel giornale di giugno-luglio si dava notizia delle voci di una possibile attivazione dei contratti di solidarietà (Cds) alle carrozzerie di Mirafiori. Oggi questi sono diventati una realtà. A fine agosto è stato infatti siglato l’accordo tra Fca e sindacati che prevede il ricorso ai Cds per un anno a partire dal 25 settembre, quando cioè scadrà la cassa integrazione. L’intesa è stata firmata anche dalla Fiom, ammessa ad un tavolo separato. Questa volta, l’occasione di non essere “tagliata fuori” è stata, evidentemente, troppo ghiotta per non essere colta da questo sindacato, sebbene nel 2014 non avesse sottoscritto un analogo accordo a Pomigliano.

I Cds non riguarderanno i 1503 addetti alla linea Suv del Levante, mentre saranno coinvolti 2369 lavoratori che svolgeranno attività formative e/o produttive per circa 6/7 giorni al mese. Si prevede una media di riduzione oraria del 55%, con un minimo del 30% per ogni singolo lavoratore come previsto dalla legge. Rientro in fabbrica per i cassintegrati, dunque, ma ad orario ridotto e a singhiozzo.

La soddisfazione di Fim, Fiom e Uilm è alle stelle. I Cds, a lor dire, sono un fatto positivo perché permettono il rientro dei lavoratori in cassa da anni e, lo sottolineano Fim e Uilm, sono un importante passaggio verso la piena occupazione per Mirafiori. Unico disappunto: i contratti di solidarietà riguarderanno solo una parte dei lavoratori. Di qui la corale rivendicazione del coinvolgimento di tutta la fabbrica nei Cds affinché, parole del segretario provinciale Fiom Federico Bellono, «si eviti che i sacrifici ricadano solo su una parte dei lavoratori». È l’unico “egualitarismo” che, da tempi storici, le burocrazie sindacali conoscono!

Eppure è lo stesso Bellono a riconoscere che «la crisi non è finita… Lo strumento serve infatti per gestire in via temporanea un esubero di 1303 lavoratori». È proprio questo il punto. L’azienda non ricorre ai Cds per una temporanea necessità di riorganizzare l’attività produttiva, ma per rendere ufficiali e definitivi gli esuberi di manodopera. La cassa integrazione alle Carrozzerie è agli sgoccioli, ai limiti massimi previsti dalle norme. Ecco dunque il vero motivo dell’utilizzo dei Cds, presentati in modo tale da “indorare la pillola”: rientro per tutti i cassaintegrati, più soldi rispetto a quelli della cig.

In realtà, non vi è nessuna certezza di “rientro per tutti”, nemmeno è sicuro che tutti i 2369 saranno chiamati a lavorare regolarmente ed in egual misura. Che ne sarà, poi, di quelle centinaia di operai considerati inidonei oggi in cassa integrazione? Sono operai che, dopo aver subito malformazioni e/o patologie più o meno gravi a causa dei logoranti carichi di lavoro in catena di montaggio, l’azienda ha estromesso dalla fabbrica perché ritenuti non più in grado di svolgere tutte le mansioni. Rientreranno anche loro? E dove verranno impiegati? In un mini reparto di supporto alle linee produttive come si vocifera? Oppure Fca li ha già inseriti, insieme a tutti quelli considerati inaffidabili, nella lista nera degli esuberi? Domanda retorica.

Nessuno è al sicuro, quindi, nemmeno i lavoratori che oggi non sono coinvolti nei Cds. Oggi questi operai lavorano a tempo pieno, ma domani, tra un anno, quando i Cds scadranno, se i volumi produttivi saranno uguali o addirittura inferiori agli attuali, rischieranno di subire la stessa sorte degli altri, non escludendo la possibilità di diventare anch’essi degli esuberi. I Cds si potranno rinnovare forse per un altro anno, e poi? E poi l’unica certezza è il licenziamento. Bisogna, pertanto, che tutti i lavoratori rimangano uniti, pronti a lottare per la certezza del proprio futuro lavorativo.

Corrispondenza da Torino