Abbiamo già descritto le lotte, le conquiste e le difficoltà dei lavoratori della Quality Car, società cooperativa con sede ad Arena Po (PV) operante nella movimentazione autovetture, sino alla fine di ottobre dell’anno passato. Da allora sino a luglio di quest’anno, la lotta di classe è stata condotta quasi unilateralmente a danno dei lavoratori da parte della dirigenza della cooperativa, che, dopo averne creata un’altra e battezzata Drive Cars, ha assunto i lavoratori con contratti precari (circa una trentina) stabilizzandone larga parte col nuovo contratto a tutele crescenti e postille assai peggiorative delle condizioni di lavoro. Nella Quality Car, che attualmente lavora in subappalto alla Drive Cars, rimane il nucleo di lavoratori originari, quelli per i quali ancora è valido l’articolo 18. Essi sono in tutto 32, molti dei quali over-50, messi in mobilità con scadenza 11 agosto 2016.
Nei mesi intercorsi dall’ultima corrispondenza, sebbene fosse chiara l’intenzione della dirigenza di traghettare nella Drive Cars solamente quei dipendenti Quality Car che avessero accettato le nuove condizioni peggiorative, sbarazzandosi al contempo dei più anziani e dei più attivi nelle lotte alla scadenza della mobilità, il sindacato confederale al quale tutti i lavoratori Quality Car erano iscritti, si mostrava assai restio a ricorrere a scioperi.
A fine luglio, però, di fronte alla richiesta posta dal sindacato alla Drive Cars di assumere tutti e 32 i lavoratori Quality Car con le stesse categorie e garanzie contrattuali in essere nella vecchia cooperativa (clausola sociale), la dirigenza dava corpo, confermandoli in pieno, a tutti i soprascritti sospetti. Si dichiarava disposta ad assumere 20 lavoratori su 32, licenziandone così 12 al termine del periodo di mobilità. Non solo, ma quei 20, sarebbero stati assunti solo se avessero accettato di sottoscrivere contratti individuali e avessero dato manleva su tutti i mancati pagamenti pregressi. I lavoratori, coagulatisi attorno ad un nucleo di colleghi più combattivi, si opponevano, ed il sindacato, di fronte alle improponibili richieste padronali, non poteva fare altro che allargare le maglie di contenimento del fermento rivendicativo dei lavoratori, rompendo il tavolo di trattativa e dichiarando lo sciopero.
Durante il primo giorno di sciopero, i lavoratori picchettavano l’ingresso del piazzale, impedendo l’ingresso ai camion e lo scarico di un treno, ma già al secondo giorno, il sindacato si poneva nuovamente a tirare il freno, lasciando entrare i camion come «gesto distensivo», sotto gli occhi attoniti dei lavoratori. La tendenza del sindacato a contenere le lotte nel quadro di una politica distensiva nei confronti dell’azienda diventava ancora più evidente a seguito dell’incontro con la Bertani – F.lli Elia, quando veniva addirittura sostituito il sindacalista che seguiva la vertenza, con un altro, che non tarderà a rivelarsi ancor più propenso a indirizzare la mobilitazione dei lavoratori entro i confini di una trattativa destinata al ribasso.
La logica, infatti, vorrebbe che le aziende propongano piani di contenimento dei costi del lavoro, e che i sindacati, a questi, si oppongano. In questo caso, invece, accadeva l’esatto opposto. Il sindacato, arringati i lavoratori sulla necessità di «mollare qualcosa» come atto distensivo per scongiurare i 32 licenziamenti, stilava un puntiglioso documento da sottoporre al vaglio della dirigenza su come contenere i costi del lavoro. Tra i punti della proposta sindacale (della durata di un anno) figuravano la riduzione dei livelli di inquadramento, il congelamento degli scatti di anzianità, ma soprattutto la non retribuzione dei primi tre giorni di malattia «per contenere l’assenteismo». Tutto ciò la dice lunga sui quadri sindacali formatisi in assenza di lotta di classe.
Inutile dire che l'azienda, non solo non accettava quelle proposte, ma ne proponeva di peggiori, a fronte dell’accettazione delle quali, sarebbero stati assunti 27 lavoratori anziché 32.
A questo punto però, il sindacato prendeva tempo ponendo sul tavolo la proposta di procrastinare al 23 settembre il termine della mobilità, e di conseguenza congelare sino ad allora il tavolo delle trattative. Nel frattempo, i 32 lavoratori Quality Car avrebbero continuato a lavorare con il contratto in essere. Su questa proposta, i lavoratori si dividevano: alcuni erano intenzionati a proseguire lo sciopero, mentre gli altri si dichiaravano disposti ad accettare il rinvio della discussione al 23 settembre. Purtroppo però anche il nucleo più combattivo, risultava diviso. Alla fine, il voto dell’assemblea dei lavoratori sanciva la proposta di rinvio del termine della mobilità.
E’ lecito però pensare che nell’attesa del 23 settembre, le spinte rivendicative dei lavoratori possano tendere ad un indebolimento, anche a fronte di una dirigenza che nel frattempo avrà modo di organizzarsi per spaccare ulteriormente il fronte.
Ma anche se talora alcune scelte tattiche risultino quantomeno azzardate, non va trascurata l’importanza delle esperienze di lotta maturata dai lavoratori.
Corrispondenza Arena Po