Da qualche settimana, in modo in gran parte spontaneo, i macchinisti e i capitreno di Trenitalia e di Trenord, stufi delle costanti pressioni aziendali per prolungare le proprie prestazioni giornaliere o per accorciare i riposi, hanno deciso di seguire puramente e semplicemente il proprio turno.
Data la cronica carenza di personale, questo comportamento, di per sé normale, ha avuto effetti dirompenti. Specialmente nel nord Italia, nell’ambito del servizio Intercity, si sono avuti molti treni soppressi o dimezzati nella composizione, per aggirare la norma che prevede due agenti del personale di bordo sui treni Intercity di otto vetture. Si può immaginare lo scontento dei viaggiatori che si sono visti sopprimere quello che è spesso l’unico mezzo per andare a lavoro. Inoltre, dimezzare un treno significa eliminare dei posti prenotati, e quindi molti utenti sono rimasti con la loro inutile prenotazione in mano in treni pieni all’inverosimile.
Una situazione che, c’era da scommetterci, ha fatto scatenare le solite campagne contro quei “fannulloni” dei ferrovieri, dei quali si è chiesto il licenziamento perché non si poteva chiederne… la fucilazione.
La stampa, naturalmente, si è buttata a capofitto sul ghiotto boccone. Fa riflettere, tra gli altri, un articolo pubblicato dal Fatto quotidiano, il giornale di Travaglio, che passa per un campione di giornalismo alla “anglosassone”, cioè un giornalismo che, come suggerisce lo stesso nome della testata, si basa sui fatti e non sulle opinioni e sui pregiudizi, e che, soprattutto, controlla sempre le fonti. Ora, noi non siamo proprio sicuri che i giornali dei paesi anglosassoni siano veramente così seri, ma di sicuro non lo è stato il Fatto che scriveva il 4 giugno scorso: “Capitreno e controllori rispettano alla lettera il contratto, rifiutando straordinari e cambiturni. O si danno malati poco prima della partenza”.
L’autrice del pezzo, Chiara Brusini, non ha evidentemente fatto nessun controllo e non ha sentito nessun capotreno. Si è fidata del responsabile dell’Assoutenti, Enrico Pallavicini, di cui viene riportata questa memorabile affermazione: “In base ai nostri calcoli sono stati presentati 8500 certificati medici dubbi in tre giorni”. Benedetto uomo! Ma il personale viaggiante del servizio Intercity non arriva a mille agenti in tutta Italia! Che “calcoli” ha fatto questo difensore dei diritti degli utenti?
La faccenda dei certificati medici è evidentemente una menzogna spudorata. C’è da chiedersi chi abbia “passato” l’informazione sulla base della quale il Pallavicini ha fatto i suoi “calcoli”.
Qualche furbacchione tra i dirigenti di Trenitalia, quasi sicuramente.
Corrispondenza ferrovieri