Non poteva mancare l’autrice della Buona scuola a “innovare” la vita dei lavoratori. Questa volta di tratta degli Enti Pubblici di ricerca che si troveranno presto alle prese con un decreto dal titolo “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca”.
La semplificazione riguarderebbe la riduzione da tre a due livelli per i ruoli di ricercatore e tecnologo, la possibilità di assumere i ricercatori a tempo determinato solo con il bilancio ordinario anziché con i progetti (tre anni + tre con probabile obbligo di assunzione a tempo indeterminato a fine del lungo percorso) ma soprattutto la possibilità di fare appalti e acquisti di beni e servizi senza vincoli di contenimento della spesa pubblica.
Tutto bene? Apparentemente. Di fatto le assunzioni a tempo determinato, con possibilità di immissione in ruolo, saranno si svincolate dal vincolo della pianta organica e dal finanziamento da progetti, ma a totale discrezione delle singole amministrazioni, mentre le risorse dei progetti esterni verrebbero, secondo i comunicati sindacali, utilizzati per le assunzioni in “prestazione d’opera”.
Insomma, e in soldoni, sarebbe a tempo indeterminato solo chi piace e in prestazione d’opera (leggi precariato) chi serve ma non piace. Mentre la ministra si preoccupa di liberalizzare gli acquisti, croce e delizia delle baronie degli Enti di Ricerca, nessuna attenzione sembra essere prestata ai servizi tecnici e amministrativi che pur versano da anni in pessime condizioni a causa del blocco del turn over.
Ma per quello, già si sa, la soluzione è a portata di mano e si chiama esternalizzazione dei servizi. Più semplice di così…….
Corrispondenza Torino