Il business della paura, della guerra, della pace e della ricostruzione

Queste enormi risorse riguardano direttamente 21 milioni di militari di professione presenti nel mondo, un numero ben esiguo se confrontato alla popolazione da «difendere» (6 miliardi di uomini) e che è in lenta ma costante diminuzione (erano 23,5 milioni nel 1979). Questo significa che già oggi per ciascun soldato si spendono 40.000 dollari in media (ma per quelli USA 234.000!). Soprattutto in Occidente si sta dunque affermando un’«aristocrazia militare» che, per beneficiare di budget crescenti e giustificare il proprio ruolo di forte consumatore di ricchezza pubblica, potrà solo alimentare se non la guerra almeno il timore di essa, e in ogni caso la produzione di armamenti che sono lo strumento materiale dei conflitti e della «dissuasione».

Accanto al giro d’affari destinato direttamente agli apparati militari, vi è poi quello creato per riparare ai danni dei conflitti combattuti, sotto forma di aiuti alla ricostruzione, di sostegno al «ripristino della democrazia», di soccorsi alle popolazioni coinvolte. Vi è da stupirsi se i principali titoli del settore armamenti quotati a Wall Street sono aumentati nei sei mesi successivi all’11 settembre tra il 20 e l’80%?

S.Finardi, C.Tombola, “Le strade delle armi”, ottobre 2002.