La svolta "pragmatica" del governo Tsipras, avvenuta dopo il referendum sul "no" alle misure chieste dalla troika e continuata con ancor più vigore dopo le elezioni del settembre scorso, la sua politica sempre più antipopolare, la sua trasformazione in un puntuale esecutore dei piani di “risanamento” dell'economia greca, decisi a Bruxelles e a Francoforte, hanno spinto alcuni commentatori a fare un parallelo fra la politica attuale del SYRIZA e quella del partito comunista, il KKE, nell'inverno del 1944-'45, subito dopo la fine dell'occupazione tedesca.
Un parallelo forse un po' forzato, ma che circola in molti ambienti della sinistra greca che si erano illusi che il governo del SYRIZA avesse la volontà, la forza e la strategia per fermare la dura politica di austerità imposta alla società greca dall'inizio della crisi. In questi ambienti la nuova linea del SYRYZA e i suoi esiti, è stata vista come una nuova "Varkiza". Varkiza è la località dell'Attica dove, nel febbraio 1945, il KKE firmava un accordo che smantellava il movimento partigiano. "Varkiza" per la sinistra greca è sinonimo di tradimento e sconfitta.
Nell'ottobre del 1944, quando l'esercito tedesco abbandonava la Grecia e le prime truppe inglesi sbarcavano al Pireo, il movimento di resistenza greca era molto forte ed egemonizzato in grandissima parte dagli stalinisti del KKE, tramite due organizzazioni: l'EAM, il fronte politico di massa della resistenza, e l'ELAS, il suo braccio armato. L'ELAS poteva contare su di una forza armata di parecchie decine di migliaia di antàrtes, così si chiamavanoi partigiani greci, su centinaia di migliaia di affiliati all'EAM e alle organizzazioni collaterali, sulla simpatia di milioni di greci.
Il KKE pur controvoglia, ma su indicazione della missione militare sovietica, guidata dal colonello Gregorij Popov, accettò di partecipare al governo di unità nazionale in una posizione di secondo piano rispetto alla forza espressa dall'EAM/ELAS. Invece di provare di colmare il vuoto di potere che si era verificato nel periodo di transizione fra la fuga dell'esercito tedesco e l'arrivo degli inglesi il KKE accettò di sostenere il nuovo governo filoinglese di Atene. D'altra parte nel maggio dello stesso anno il ministro degli esteri britannico Eden aveva concordato col governo sovietico una prima spartizione dei Balcani che definiva la Grecia zona d'influenza inglese al 90%.
Il piano britannico per la Grecia prevedeva prima di tutto un fortissimo ridimensionamentodella forza politica e militare dell'EAM/ELAS. Per questo il governo greco, con primo ministro Gheorghios Papandereou, spinse per un disarmo degli antàrtes e per la nascita di una forza combattente che vedeva il predominio dei militari di provata fede monarchica, contemporaneamente numerosi collaborazionisti, che fino a poche settimane prima erano in prima fila con i tedeschi nella lotta antipartigiana, venivano arruolati nelle "nuove" forze di polizia.
Questa deriva diventò inaccettabie e alla fine di novembrei ministri del KKE si dimisero per protesta. Il 3 dicembre durante una manifestazione contro la politica del governo, dai tetti circostanti piazza Syntagma, dove ha sede il parlamento, numerosi cecchini fecero fuoco sulla folla facendo decine di morti. La stessa cosa avverrà il giorno dopo durante i funerali delle vittime del 3 dicembre.
Nel giro di poche ore Atene si trasformò in un campo di battaglia in cui inizialmente sembravano prevalere gli antàrtesdell'ELAS. Ma il progressivo intervento inglese, inizialmente lo scontro era solo fra greci, e il KKE si era ben guardato di coinvolgere gli ingesi in battaglia, l'arrivo di Churchill in persona con al seguito distaccamenti militari provenienti direttamente dal fronte italiano, fecero pendere l'ago della bilancia dalla parte dei governativi. L'11 gennaio 1945, venne firmata una tregua e gli antàrtes abbandonarono i sobborghi di Atene dove erano stati ricacciati dopo oltre un mese di combattimenti strada per strada.
La tregua sfociò in un accordo più generale firmato a Varkiza il 12 febbraio successivo. Col nuovogoverno retto dal generale Plastiras, l'ELAS si impegnò a consegnare le armi e a sciogliersi. Per controparte fu prevista un’amnistia che però riguardava solo i dirigenti del KKE e del movimento partigiano, che venivano giustificati per "aver agito politicamente". Tutte le azioni della gran massa degli antàrtes furono invece considerate come "reati comuni" e migliaia e migliaia di antàrtes passarono attraverso dei tribunali composti da giudici che avevano servito, e con zelo, prima il regime fascista di Metaxas e poi i governi collaborazionisti del nazismo. In un contesto legislativo che vedeva ancora in vigore migliaia di leggi o ordinanze varate durante l'occupazione tedesca.
Con quest'accordo la direzione stainista, dopo aver mandato allo sbaraglio il movimento di resistenza, salvava séstessa abbandonando la sua base alla vendetta dell'avversario.
Il disarmo militare, ma ancor di più quello politico del proletariato greco aprì ad una fase di terrore bianco che costrinse migliaia di antàrtes a darsi alla macchia. Nei mesi successivi gli accordi di Varkiza centinaia e centinaia di esponenti della sinistra furono assassinati, decine di migliaia arrestati e e torturati.
Il KKE non tornò al governo, la sua illusione di poter portare avanti l'epurazione dei collaborazionisti, che invece saranno parte importantedell'ossatura burocratica e militare dello stato greco del dopoguerra, e di dare più peso alle forze popolari, fallì miseramente. Lo stesso KKE fu messo gradatamente ai margini, fu costretto a una vita di semi-clandestinità fino alla sua messa fuori legge nell'autunno del 1947, quando si aprì la seconda fase della guerra civile.
Il proletariato greco pagava duramente sulla propria pelle la mancanza di una direzione rivoluzionaria e internazionalista.
Mauro Faroldi