L'Europa ed i migranti: il mito dell'aiuto allo sviluppo

Annunciata lo scorso aprile, dopo il naufragio che al largo della Libia aveva causato la morte di più di 700 migranti, si è svolto l’11 e il 12 novembre a La Valletta, isola di Malta, un vertice sulle migrazioni al quale hanno partecipato capi di governo e di stato dell’Unione Europea e dell’Unione Africana

Si trattava in particolare di come diminuire il numero dei migranti provenienti dal continente africano.

È stato ufficialmente approvato un fondo d’emergenza di 1,8 miliardi che dovrebbe servire a “sostenere le economie locali”.

Rispetto all'obiettivo affermato di favorire lo sviluppo degli stati africani, per dissuadere i candidati all'emigrazione, la somma è irrisoria. In cambio, i dirigenti europei vorrebbero che gli stati africani cooperassero maggiormente al rimpatrio forzato dei migranti espulsi dall'Europa. Per cominciare, dieci paesi africani invieranno in Europa ufficiali d'immigrazione incaricati di determinare la nazionalità dei migranti per poterli rimpatriare più facilmente.

Così una parte dei fondi servirà in realtà a finanziare la messa in atto di un’anagrafe statale moderna ed automatizzata. È nella logica dell'evoluzione che ha visto in questi anni l'aiuto pubblico allo sviluppo diminuire e una parte crescente di questi fondi essere dedicati in realtà al controllo delle frontiere.

Gli stati europei vorrebbero proseguire la politica consistente nel dare in subappalto la caccia ai migranti. Oltre dieci anni fa, tali finanziamenti erano stati destinati a dittature, come quella di Gheddafi, per creare campi di detenzione dove i migranti venivano trattenuti per anni in condizioni atroci in pieno deserto.

Questa è la realtà del cosiddetto aiuto allo sviluppo e la risposta dei dirigenti europei alla crisi dei migranti. Non c'è nient’altro da aspettarsi da parte di capi di stato che organizzano il saccheggio della maggior parte del pianeta a profitto delle borghesie delle grandi potenze occidentali, condannando centinaia di migliaia di donne e uomini alla miseria ed all'esilio.

J. S.