La legge regionale per il riordino delle funzioni non garantisce né il salario né il posto di lavoro
Ancora incertezze sul futuro dei lavoratori delle provincia di Torino, che dall'aprile del 2014, quando fu varata la legge "Del Rio" per il riordino delle province, attendono di conoscere il loro destino.
Il 27 ottobre scorso è stata approvata la legge regionale che stabilisce finalmente quali sono le funzioni riallocate in Regione, ma solo entro dicembre saranno siglate le convenzioni per il trasferimento del personale. Dunque a gennaio, e non prima, si dovrebbe sapere (il condizionale è d'obbligo) dove verrà ricollocato il personale. Nel comunicato della Cgil della Città Metropolitana di Torino, redatto dopo l'assemblea dei lavoratori dei Centri per l'impiego del 3 novembre, si legge che la Regione ha assicurato i sindacati «che non ci saranno esuberi, cioè nessuno verrà inserito sul portale nazionale della mobilità obbligatoria». Un risultato parziale, ma ottenuto solo con le lotte intraprese dai lavoratori in questi due anni.
Per il resto è tutto ancora in alto mare a causa di una legge regionale lacunosa e insufficiente a dare garanzie per quanto concerne il salario ed il posto di lavoro. Ne citiamo qui solo alcuni punti emblematici. La legge parla di "ruolo separato di durata transitoria" per i dipendenti delle funzioni regionali, quando la legge Del Rio prevedeva solo la costituzione di un "fondo" separato per pagare il salario fisso e quello accessorio fino al prossimo contratto. Altra chicca è la decisione della Regione di concorrere alle spese per il personale nella misura massima del 40% della spesa sostenuta da Città Metropolitana e province al 31/12/2015. E il sindaco Fassino, tanto per rincarare la dose, ha già annunciato che è disposto a rinunciare per il 2016, come richiesto dalla Regione, alla quota del 40% per la Città Metropolitana a favore di altre province. E ciò dopo aver denunciato all'ANCI, poco tempo fa, l'insufficienza delle risorse stanziate dal governo. Quando si tratta di dividere i lavoratori, Fassino è sempre in prima fila!
Per quanto riguarda le funzioni di "polizia amministrativa locale", queste saranno a carico della Regione, ma non il personale, che resterà alle dipendenze di Città Metropolitana e province. E' evidente che ciò non fa che rendere incerto il futuro di questi lavoratori. Lo stesso trattamento è stato riservato a quelli dei Centri per l'impiego, che rimarranno in Città Metropolitana e province in attesa di una decisione a livello nazionale. Incertezza assoluta, dunque, sulla loro sorte e su quali saranno le risorse per garantire la continuità dei servizi per l'impiego. Per questi motivi, nell'assemblea del 3 novembre, i lavoratori dei CPI hanno dichiarato lo stato di agitazione.
Per finire, citiamo il problema dei 22 precari della provincia, tuttora in attesa di essere stabilizzati e il cui contratto a tempo determinato scadrà a fine anno. Le Rsu Cgil della Città Metropolitana chiedono l'attuazione dell'o.d.g. approvato dal Consiglio regionale dando corso allo spostamento dei precari nei CPI entro dicembre di quest'anno e prorogandone il contratto a tutto il 2016, cosa già possibile con le norme attuali, tanto più che vi è un atto di indirizzo della Regione che la impegna a prenderli in carico. D'accordo sul rispetto di norme già esistenti, ma sarebbe forse opportuno mostrare maggiore determinazione rivendicando con forza la stabilizzazione definitiva dei 22 precari. Solo così si potrà davvero vincere questa battaglia.
Nel comunicato Cgil si afferma, giustamente, che «la battaglia è tutt'altro che conclusa» e che «l'idea di sindacato resta ostinatamente quella di difesa di posti di lavoro, salari, condizioni di lavoro e - a livello confederale - servizi pubblici, in un confronto anche conflittuale con il datore di lavoro e con i poteri in gioco». Bene, si passi dunque dalle parole ai fatti!
Corrispondenza da Torino