“Da dove viene il cosiddetto Stato islamico, o Isis? Chi è questo nemico che ci fa la guerra?” si chiedono i giornalisti occidentali dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi. A molti conviene la spiegazione che si tratti di fanatici religiosi spronati dalla guerra tra le due principali scissioni dell'islam, sunniti contro sciiti, perché così si evita di dare qualche responsabilità ai paesi imperialisti. Eppure sono i loro interventi in gran parte del pianeta, ed in particolare in Medio Oriente da decenni, ad essere responsabili del caos nel quale queste milizie jihadiste prosperano.
Per stabilire il loro controllo politico ed economico, le potenze imperialiste hanno sempre condotto una politica consistente nel dividere per imperare, tra l'altro appoggiandosi alle forze più retrograde, a prescindere dal prezzo pagato dalle popolazioni. In Medio Oriente, anche se durante un certo periodo i dirigenti imperialisti hanno dovuto venire a patti con regimi d'ispirazione nazionalistica come l'Egitto di Nasser, l'Iraq di Saddam Hussein, la Siria di Assad padre e figlio, hanno anche colto tutte le occasioni di indebolirli, o di intervenire per sostituirli con regimi più convenienti, sostenendo i movimenti più reazionari.
Le forze più reazionarie favorite dall'imperialismo
Così in Egitto, nel periodo che seguì la seconda guerra mondiale, mentre le masse guardavano piuttosto verso nazionalisti come Nasser, i rappresentanti americani cercarono di controbilanciare la sua influenza, come pure quella delle forze di sinistra ed in particolare dei comunisti, sostenendo la corrente fondamentalista dei fratelli musulmani. Questi furono anche aiutati dalle monarchie del golfo, in particolare dall'Arabia Saudita. Questo regime medievale basato su correnti religiose che predicano un islam ultra-tradizionalista detto wahabita, è infatti uno dei migliori alleati delle potenze imperialiste, dagli Stati Uniti alla Francia.
In Afghanistan nel 1979, il presidente americano dell'epoca, Jimmy Carter, decise di sostenere una guerriglia musulmana integralista per combattere il governo afghano sostenuto dall'URSS. Quindi, dopo l'invasione del paese da parte dell'esercito russo, il governo americano, aiutato dal re saudita, finanziò milizie integraliste, tra cui quella di un certo Osama Bin Laden. Questi combattenti poi propagandarono l'integralismo nei campi d'addestramento stabilitisi in Pakistan. Gli Stati Uniti contribuirono così a trasformare l'Afghanistan in un centro di formazione per i jihadisti del mondo intero.
Bin Laden, una creatura della CIA
Nel 1987, Bin Laden fondò al-Qaeda e partecipò alla guerra civile afghana, sempre con il sostegno della CIA. Ma dieci anni dopo, lo stesso Bin Laden, che sosteneva il regime dei talebani ormai al potere, decise di volgersi contro il suo creatore, lanciando una serie di attentati contro gli Stati Uniti, tra cui quello del 11 settembre 2001, con il quale conquistò l'autorità di leader dei vari gruppi jihadisti del mondo.
Tre settimane dopo questi attentati, gli Stati Uniti intervennero in Afghanistan contro i talebani accusati di dare asilo a Bin Laden. Poi, approfittando dell'emozione suscitata dagli attentati del 11 settembre, il presidente americano Bush si lanciò nel marzo 2003 in una nuova guerra in Iraq – dopo quella degli anni 1990 – contro il regime di Saddam Hussein , guerra la cui conseguenza fu la disgregazione dell'Iraq e la crescita delle milizie integraliste sunnite e sciite.
Le milizie organizzate nell'ambito di Isis, o Daesh in arabo, si svilupparono in Iraq dopo questa guerra del 2003, e poi durante gli anni d'occupazione successivi, assieme con tante altre, fra cui quelle di al-Qaeda. In questo paese la cui popolazione è composta di arabi sciiti, sunniti, di curdi, e di alcune altre comunità, come i cristiani e gli Yazidi, che hanno a lungo vissuto insieme, la politica degli eserciti d'occupazione fu di creare tra questi vari gruppi delle contrapposizioni che prima non esistevano. L'Iraq sotto occupazione fu un vivaio per l'Isis.
Gli Stati Uniti ed i loro alleati imperialisti crearono in particolare una situazione di scontro tra milizie sunnite e sciite, appoggiandosi alternativamente sull'una e sull'altra per ricostituire un apparato statale al posto di quello di Saddam Hussein. L'insoddisfazione suscitata dall'occupazione imperialista, alimentata dalle vessazioni subìte, fu di grande aiuto per il reclutamento di queste milizie.
Lo sviluppo dell'Isis
Dal luglio del 2011, i gruppi dello Stato islamico in Iraq e nel levante (Isis), che diventò in seguito lo Stato islamico, lasciarono l'Iraq per la Siria nel momento in cui la contestazione al regime di Bashar al-Assad sfociava in una guerra tra gruppi militari. Vi trovarono un nuovo terreno d'addestramento e d'azione.
L'imperialismo americano lasciò i suoi alleati regionali agire. Gli stati del Golfo ed in particolare l'Arabia Saudita e il Qatar, ostili al regime rivale di Assad, fornirono alle milizie dell'Isis, tra l'altro, armi e finanziamenti. Da parte sua, la Turchia di Erdogan offrì loro facilitazioni per addestrarsi sul suo territorio ed infiltrarsi in Siria attraverso la lunga frontiera tra i due paesi.
Gli Stati Uniti non volevano la vittoria di Assad, ma neanche una vittoria delle milizie islamiste che avrebbe condotto all'installazione a Damasco di un regime islamista incontrollabile. Stimarono che fosse più giusto continuare ad aiutare le milizie in modo tale da impedire la vittoria del regime ma senza rafforzarle al punto che potessero vincere a loro volta. Il solo risultato fu il prolungarsi della guerra e delle sue distruzioni.
Però dopo essersi rafforzato in Siria nella guerra contro Assad, l'Isis poté entrare di nuovo in Iraq e destabilizzare il suo governo, installato dalle autorità d'occupazione americane. Lo sviluppo dell'Isis era stato favorito materialmente dagli Stati Uniti e dai loro alleati nella regione, e politicamente dai dieci anni di guerra e d'occupazione imperialisti. Ma la creatura ormai poteva fare il proprio gioco.
Dai fratelli musulmani ad Al Qaeda e da Al Qaeda all'Isis, gli stati imperialisti hanno appoggiato ed aiutato le forze più reazionarie fino al momento in cui queste stesse forze gli sono sfuggite di mano. Forse gli interventi attuali riusciranno a sconfiggere l'Isis, ma sarà per installare altre forze, ugualmente reazionarie e incontrollabili. I costi della situazione verranno pagati innanzitutto dalle popolazioni... finché riusciranno a ribellarsi sia contro il dominio dell'imperialismo che contro le sue creature.
A.R.