Piombino: tante promesse e pochi fatti…

Ritardi nell’avvio del piano industriale, un programma tuttora vago che ancora non vede una fase concreta. Di contro, durante il Consiglio Comunale aperto del 5 ottobre scorso, il Capogruppo di Rifondazione Comunista rende noto di aver preso visione, nei documenti della conservatoria dei registri immobiliari di Volterra, del prezzo pagato da Cevital per la Lucchini:5.849.493,15 euro…”Praticamente il prezzo di una villa di prestigio”, ha commentato il consigliere comunale.

Nel panorama incerto della crisi industriale di Piombino, e nell’indecisione e nella sfiducia che attraversano la classe operaia, c’è stato anche il tentativo di un gruppo eterogeneo di lavoratori, che appartengono a realtà produttive diverse e hanno storie diverse, ma almeno hanno deciso di non rimanere con le mani in mano ad aspettare la sorte delle loro fabbriche decisa da altri. Con molti sforzi, e con poche risorse, hanno messo in piedi in questi mesi diversi presidi nei pressi della rotonda di entrata in città, uno spazio esiguo davanti ai cancelli della fabbrica chimica SOL.

L’ultima iniziativa è il campeggio dei cassintegrati, un presidio di quattro giorni a metà settembre, con qualche tenda e un gazebo insieme a molti striscioni montati sulle recinzioni, un “campeggio” molto visibile a tutti quelli che entrano o escono da Piombino. Per presentare l’iniziativa, questi lavoratori l’hanno accompagnata con una lettera aperta a Presidente del Consiglio, Presidente della Regione, Sindaco; ma, a parte questi interlocutori non si sa quanto sensibili alle loro ragioni, meritano che il loro appello alla solidarietà e la collaborazione sia accolto da tutti i lavoratori, unica condizione per raggiungere davvero gli obiettivi. Per questo“Minoranza sindacale” parla alla città.

Riportiamo stralci della loro lettera aperta:

“Siamo un gruppo di lavoratori delle industrie di Piombino e dell’indotto , alcuni in CIG , altri in mobilità ed altri ancora in CDS o licenziati. Siamo fortemente preoccupati per ciò che sta avvenendo nel nostro territorio in cui il “modello Piombino” sembra, ad oggi , non risolvere i gravi disagi sociali ed economici ben presenti. Ciò che si prospetta, infatti, è un piano industriale, inerente la ex Lucchini, lacunoso e di difficile realizzazione, sottoposto alle decisioni del gruppo Cevital. E’ logico attenderci anni di CIG o, peggio ancora, di assenza totale di reddito e garanzia del lavoro solo per poco tempo, magari di fronte ad un salario ridotto al minimo e a ritmi di lavoro sempre più’ stressanti.

In queste condizioni il nostro territorio rischia di esplodere, se non verranno adottati i necessari provvedimenti:

1) Chiediamo innanzitutto, per le prossime assunzioni, il rientro in fabbrica dei lavoratori e delle lavoratrici monoreddito, con figli a carico, con mutuo o prestiti da onorare. Occorre poi,da subito, un piano straordinario di sostegno economico che innalzi del 20%, 30 % le misere buste paga dei cassintegrati e di coloro che sono in mobilità. Va ripristinato anche il contributo regionale del 15% che implementava i salari dei lavoratori in cds: ricordiamo tutti le promesse del presidente Rossi. Vanno approvate anche misure di aiuto, non simbolico, per i lavoratori già licenziati. Se i provvedimenti di sostegno saranno della misura sopra indicata potranno essere attivate forme di lavori socialmente utili – comunque aggiuntivi e non sostitutivi di posti di lavoro in essere - dove impiegare i beneficiari di tali contributi. Non serve, invece, il sostegno di poche decine di euro, elargito ( come sembra prospettarsi ) dalle istituzioni locali. Tale misura suonerebbe come un’elemosina, umiliante per i lavoratori.

2) E’ indispensabile che venga trovata una soluzione per permettere l’erogazione immediata del TFR ai lavoratori che ne hanno diritto. Queste somme sono, per i lavoratori, l’unico salvagente di fronte ad un lungo periodo di CIG.

3) Devono essere rispettati i tempi delle bonifiche, degli investimenti per la parte siderurgica e per quella agroindustriale, per la quale, va ricordato, manca qualsiasi progetto definito, salvo la prospettiva ambientalmente poco rassicurante del biodiesel. Il 6 Novembre 2016 deve essere la data ultima di rientro al lavoro per tutti, lavoratori diretti e dell’indotto, facendo cessare definitivamente la CIG.

4) Se gli investimenti non proseguissero come concordato il governo dovrà riprendere in mano la situazione e costruire soluzioni alternative per Piombino.

5) Occorre poi che sia approvato un piano straordinario relativo alla sicurezza dei lavoratori per evitare che “l’efficientamento” (già annunciato) si trasformi in tragedie sul lavoro, che Piombino ha già conosciuto.[…]

Invitiamo tutti i lavoratori a partecipare al presidio portando la loro tuta da lavoro, che sarà esposta , per dire che vogliamo indossare di nuovo quelle tute, tornando al lavoro. Invitiamo commercianti e artigiani a fare altrettanto, in nome del comune interesse per il futuro del territorio. Invitiamo altresì tutta la comunità e i sindacati ad unirsi alle nostre richieste e alla nostra iniziativa. Solo insieme e con la mobilitazione potremo costruire un “ modello Piombino” capace davvero di ridare certezze e dignità ai lavoratori e ai cittadini del nostro territorio, in un’Italia e in un’Europa degne del loro patrimonio di civiltà».