Livorno, una grande manifestazione cittadina per dire NO ai licenziamenti

Sabato 15 novembre a Livorno è avvenuto qualche cosa che segna una rottura con le tradizioni che avevano condizionato i lavoratori di questa città dal dopoguerra ad oggi. Una grande e riuscita manifestazione di lavoratori, non organizzata dai sindacati, è sfilata per le vie del centro.

E questo a dispetto di un maltempo che, presumibilmente, ha ridotto a due terzi se non dimezzato i possibili partecipanti.

La minaccia di chiusura per la TRW, il destino incerto della raffineria ENI, la paura per la perdita del lavoro o per il drastico taglio dei salari dei lavoratori della Cooplat, ai quali è affidato il servizio di nettezza urbana, tutta un'altra serie di vertenze e di situazioni di crisi concomitanti hanno favorito una risposta collettiva di lavoratori, che hanno risposto spontaneamente e con entusiasmo all'invito del Coordinamento lavoratori livornesi a manifestare.

Notevole il fatto che a sfilare ci fosse anche il segretario della Camera del Lavoro e una serie di segretari di categoria e funzionari vari della Cgil. Evidentemente, all'ultimo momento, si sono resi conto che non si trattava dei "soliti" antagonisti, ma di un movimento con ampio seguito nella classe operaia livornese. Così, per rimediare in parte alla vergogna di non essere loro i promotori della prima manifestazione cittadina contro i licenziamenti e le chiusure di fabbriche, hanno fatto almeno la parte dei "privati cittadini" che aderiscono.

In tipico stile burocratico, in occasione dello sciopero cittadino del 25 novembre, che ha visto una manifestazione altrettanto partecipata, in buona parte dagli stessi che avevano sfilato il 15, i dirigenti sindacali hanno cercato di “fare propria” la manifestazione del 15 presentandola come una specie di prima fase, un po' infantile, della vertenza sull' “economia cittadina” che Cgil, Cisl e Uil porterebbero invece avanti con consumata saggezza. “Il 15 è stato il giorno della solidarietà fra lavoratori. Va bene, ma con la solidarietà non si creano posti di lavoro”, questo era il ritornello che si passavano e ripetevano i quadri sindacali. A “portare lavoro” secondo loro ci pensa il presidente della Regione, Rossi, incautamente invitato a parlare e caldamente fischiato e contestato dalla piazza.

La strada presa il 15 novembre è giusta. Certamente i lavoratori livornesi non possono limitarsi a proclami e slogan, ma non devono nemmeno farsi imprigionare di nuovo nel vicolo cieco di un riformismo che si presenta come realista ma che di reale ha prodotto soprattutto, qui e nel resto d'Italia, licenziamenti e disoccupazione.

Corrispondenza Livorno