Si allontana sempre più il loro rientro in fabbrica

Nuova proroga della cigs per gli operai Fiat di Nola


Fiat e Fim, Uilm, Fismic, Ugl hanno siglato il 10 luglio scorso, con la "benedizione" della Regione Campania, la proroga della cassa integrazione fino al luglio del 2015 per i circa 300 lavoratori del reparto logistica di Nola, peraltro mai decollato. Prima espulsi dallo stabilimento di Pomigliano per essere deportati a Nola perché "troppo" combattivi, sindacalizzati o con ridotte abilità lavorative per patologie da lavoro, poi sbattuti per sei anni in cassa a zero ore, oggi questi lavoratori vedono nell'accordo soltanto il prolungamento del loro calvario di un altro anno. La prospettiva di essere definitivamente licenziati è sempre più certa.

L'intesa, è vero, prevede l'inizio delle produzioni del reparto logistico, il cosiddetto Wcl, dal 15 settembre prossimo e il riassorbimento graduale di 60 operai, dieci alla volta, destinati alla verniciatura dei cassoni e al lavaggio delle cassette. Su queste postazioni dovrebbero ruotare tutti i lavoratori. Ciò, tuttavia, non è per nulla credibile e si prospetta una nuova e inaccettabile presa in giro per chi da troppo tempo vive una situazione di emarginazione e di discriminazione, per chi ha visto morire tre compagni di lavoro, suicidatisi nel periodo di cassa perché stanchi di vivere senza alcuna prospettiva di lavoro capace di dare un senso dignitoso alla propria vita e a quella dei propri familiari.

Non è mai stata credibile la creazione di un polo logistico a Nola funzionale a Pomigliano e agli altri stabilimenti centro-meridionali Fiat, che già alimentano le linee di montaggio al proprio interno. Le poche lavorazioni finora allestite, come le linee travaso, sono state smantellate. Quella di Nola è stata, dunque, una mera delocalizzazione di manodopera presentata come delocalizzazione dell'attività logistica, in realtà impossibile per le ragioni appena descritte. Oggi si prevede l'allestimento di lavorazioni che non hanno nulla a che vedere con la logistica.

Si conferma, come ha sottolineato, in questo caso giustamente, lo Slai Cobas, «il previsto "fallimento pilotato" del Wcl e la precostituzione di fatto di "ramo d'azienda" da smaltire in futuro con pesanti conseguenze occupazionali e sociali». E' la politica industriale di Marchionne, dei suoi piani impossibili, utili alla Fiat solo per fare incetta di ingenti somme di denaro pubblico. Si calcola, infatti, che la cigs in Fiat e nell'indotto prevista dai piani di Marchionne fino al 2018 costerà un miliardo di euro.

Quello di Nola è stato un reparto-confino, per di più fantasma. E verosimilmente continuerà ad esserlo. C'è un solo modo per evitare che la mobilitazione espressa in questi anni dai lavoratori di Nola non vada perduta: lottare uniti. Il loro destino occupazionale è indissolubilmente legato a quello di tutti i lavoratori Fiat.

Corrispondenza da Napoli