I nuovi bandi dimezzano i salari e le ore di lavoro. A rischio anche il posto di lavoro

Gli Lsu occupano le scuole di Napoli e provincia


Gli Lsu (Lavoratori Socialmente Utili) delle ditte di pulizie degli istituti scolastici di Napoli e provincia sono sul piede di guerra. Dal 17 febbraio, per tre giorni e tre notti, hanno occupato decine di scuole e la protesta si è estesa rapidamente a macchia d'olio interessando una settantina di scuole di ogni ordine e grado. Già la settimana prima gli Lsu avevano occupato gli uffici del direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale Diego Bouché.

Le ragioni della rabbia degli Lsu sono presto spiegate. Il mancato rinnovo dell'appalto farà sì che 5000 addetti della Campania il 1° marzo (pare che la lotta però abbia già prodotto un primo, seppur piccolissimo, risultato prorogando di un mese la scadenza del bando) perderanno il posto di lavoro. La gara, infatti, è stata sospesa per eccesso di ribasso, in quanto i capitolati presentati dalle ditte non garantiscono la continuità occupazionale per tutti. Il che significa che una parte dei lavoratori si troverebbe senza lavoro, gli altri a lavorare a stipendio dimezzato (Marchionne docet!). Il fatto è che i nuovi bandi affidati alle ditte che impiegano gli Lsu prevedono un taglio delle retribuzioni e delle ore di lavoro pari al 50%. In altri termini da 800 euro al mese si passerà a 400 euro e da 36 ore settimanali a 18. Il che significa per gli Lsu e le loro famiglie la fame! Significa anche il dimezzamento dei servizi per gli studenti e per gli insegnanti, che in molti, perciò, non hanno esitato a solidarizzare con questa lotta.

In un documento diffuso dagli Lsu durante le occupazioni si legge tra l'altro: «nel 1995 ci hanno fatto i primi contratti promettendo che ci avrebbero stabilizzato, e, invece, ci ritroviamo nel dubbio che il nostro stipendio venga dimezzato. Allora avevamo 30 anni e delle prospettive, oggi a questa età chi ci assume più? Ci fanno lavorare senza visite mediche e senza il necessario abbigliamento, ma per dignità abbiamo sempre svolto il nostro lavoro. Adesso basta!». Queste parole fanno capire bene perché gli Lsu sono determinati a continuare la loro lotta, estesasi al punto da preoccupare moltissimo le istituzioni locali e nazionali. La Digos infatti ha trasmesso alla Procura le prime 87 denunce di lavoratori identificati durante le occupazioni e accusati di interruzione di pubblico servizio e invasione di edifici. Tuttavia, non saranno di certo questi metodi repressivi ad esorcizzare la rabbia degli Lsu. Tutta la solidarietà alla loro lotta!

Corrispondenza da Napoli