Sulla sicurezza negli ambienti di lavoro la Commissione Europea sta lavorando… eccome!
Forse qualcuno potrebbe pensare a come “i rappresentanti democraticamente eletti” dalla popolazione europea si stiano impegnando per combattere la piaga degli infortuni sul lavoro e delle morti cosiddette “bianche”…Ma è meglio che non si faccia illusioni. La principale preoccupazione dei “rappresentanti democraticamente eletti” non è diretta agli interessi della maggioranza, quelli della popolazione lavoratrice, ma specificatamente a quelli di una ristretta minoranza. Gli obiettivi del programma Refit, già approvato dalla Commissione UE, sono chiari: “Troppi lacci danneggiano le imprese” dicono da Bruxelles. Il Governo dell’Unione Europea sta per bloccare tutte le nuove norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con la motivazione che ci sono già troppe regole, troppe norme di sicurezza che stanno danneggiando le imprese.
Nello scontro perenne tra lavoro e capitale, il linguaggio di Bruxelles non lascia dubbi ed esprime pienamente la natura delle istituzioni e i loro scopi, a volte più nettamente di quanto appaia nello scontro politico all’interno dei singoli Stati. La stampa italiana non ne parla, e presumibilmente è un tema poco dibattuto in tutti i Paesi Ue, ma su questi temi Josè Barroso, presidente dell’Unione Europea, ha ottenuto il 2 ottobre scorso il via libera per una risoluzione che ha come obiettivo non solo il blocco di ulteriori leggi europee in fatto di lavoro e sicurezza, ma anche quello di ridurre le norme esistenti. Al momento è stata fermata la proposta, presentata su consiglio di esperti e parti sociali, per migliorare la regolamentazione sugli agenti cancerogeni, che riguardava anche il tricloroetilene (solvente usato per la pulitura a secco), i gas di scarico dei motori diesel e il cloruro di vinile. Niente nuove norme nemmeno per la prevista integrazione della direttiva sul lavoro al videoterminale, né sui disturbi muscolo-scheletrici dovuti a lavoro troppo faticoso o a sforzi ripetuti. “I datori di lavoro devono poter avere più libertà nell’attività imprenditoriale, mentre le misure di questo tipo sono un freno alle aziende”. (Fonte: Cgil – Rassegna.it)
Aemme